Requisiti e benefici analoghi a quelli di quest’anno: manca solo il voto finale del Senato. Intanto su internet nasce l’anagrafe dei precari, dove si “postano” storie emblematiche sul disagio di una categoria in espansione. Ed in Rai Tv un altro caso limite: un docente di Napoli che dopo 33 anni di supplenze andrà in pensione a 70 anni, senza aver mai firmato il ruolo.Niente sorprese: il cosiddetto decreto “salva-precari”, introdotto quest’anno per tutelare oltre 21.000 supplenti che lo scorso anno svolsero almeno 180 giorni di servizio, resterà valido anche per il 2010/2011. Lo prevede un emendamento al decreto “milleproroghe”, presentato dal Governo nei giorni scorsi ed approvato l’8 febbraio in commissione Affari costituzionali del Senato. Confermate anche i requisiti di accesso. E i benefici: gli Uffici scolastici provinciali assegneranno le supplenze tenendo conto della priorità assegnata a questa categoria di precari (insegnanti e personale Ata). Inoltre, l’amministrazione scolastica potrà promuovere, in collaborazione con le Regioni progetti della durata di tre mesi, prorogabili a otto, che prevedano attività di carattere straordinario (come la lotta alla dispersione, il sostegno agli studenti disabili e il miglioramento delle competenze linguistiche degli alunni stranieri). Previsto anche il rilascio dell’indennità di disoccupazione con tempistica favorevole ai beneficiari. Ora il testo è atteso, nelle prossime ore e comunque entro la settimana, dal voto finale in Aula. Nello stesso decreto è stata anche approvato l’emendamento del relatore, Lucio Malan (Pdl) che introduce la proroga, “nella composizione esistente” fino al 31 dicembre di quest’anno, del Consiglio nazionale della pubblica istruzione. L’organismo, costituito da 74 consiglieri in prevalenza appartenenti alle varie categorie del personale della scuola, è destinato a rimanere in vita fino costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola. Come rimane viva l’attenzione per i precari: dopo la doppia finestra concessa da “Annozero”, stavolta un precario sarà presente alla trasmissione “Cominciamo Bene”, su RaiTre, di mercoledì 10 febbraio. Si tratta di uno dei casi limite dello stato lavorativo in cui versano decine di migliaia di lavoratori della scuola: a raccontare la sua storia da docente “eterno precario” sarà Ciro Busiello, di Napoli, che nel 2011, a 70 anni, ha buone possibilità di andare in pensione senza aver mai firmato l’agognato contratto di ruolo. La sua storia la scrive lui stesso in una lettera inviata ad un quotidiano: “dopo qualche breve supplenza nel 1977, ho dovuto attendere il 1986 per cominciare ad insegnare nella scuola statale, avendo partecipato a concorsi nazionali e conseguito abilitazioni all’insegnamento. (…) Nel 2006, finalmente, sarebbe toccato a me entrare in ruolo, ma, circa un mese prima del tanto sospirato evento, sono stato depennato dalle graduatorie provinciali definitive con la motivazione che nel corso dell’anno scolastico avrei compiuto sessantacinque anni…”. Intanto un gruppo di precari sta provando a fare la conta di quanti sono in queste condizioni: hanno costituto un sito internet, che vuole costituire un riferimento di settore (con tanto di testimonianze, appunti, idee ed iniziative), ma che intende trasformarsi soprattutto in una “anagrafe precari”: nel sito spiegano di voler costituire una sorta di banca dati (costituita da nome, cognome, anni o mesi di precariato, professione e titolo di studio),“perché contiamo. Vogliamo contarci – continuano – per scoprire che non siamo i soli e non siamo soli. Ci hanno contato e raccontato a modo loro. Hanno dato i loro numeri. Adesso i numeri li diamo noi”. Hanno aderito già, inserendo i propri dati personali, in 1.484. Ogni giorno se ne aggiungono diverse decine. Tra i tanti casi emblematici, ne abbiamo scelto uno, che non merita sicuramente commenti: “precaria a scuola e all’università, 37 anni, dottorato in fisica, svariati assegni di ricerca, abilitazioni nelle classi A049 A038 A047, tre anni di insegnamento in licei di Roma e provincia, avere figli (ora non posso), malgrado abbia fatto domanda in molte scuole paritarie, nessuna mi ha mai chiamato”.