Denunciato il rischio di ricadute occupazionali e di organizzazione della didattica . Azzeramento dei corsi di sperimentazione, diminuzione del numero di ore per singola disciplina, riduzione dei quadri orari nei licei e in pari percentuale delle cattedre, innalzamento del rapporto alunni-docenti. La riforma delle superiori, che entrerà in vigore a partire dal prossimo anno scolastico (2010-2011), non piace ai precari della scuola di Palermo, che ieri hanno denunciato i possibili rischi, a livello nazionale, sia in termini di ricadute occupazionali sia di organizzazione della didattica. Una «cura dimagrante» che sta mobilitando il fronte dei precari, pronto anche ad azioni eclatanti. Domenica prossima è in programma a Napoli l’assemblea nazionale dei precari della scuola. «In questa sede -hanno anticipato i docenti – proporremo delle nuove forme di protesta. Una di queste potrebbe essere lo sciopero degli scrutini, che farebbe slittare la valutazione di fine anno ed eventualmente gli esami di maturità». Ritornando al riordino delle superiori, secondo stime calcolate parametrando la situazione esistente alle bozze di riforma sin qui note, dal 2010 al 2013, la riduzione dei quadri orari oscillerebbe nei licei dal 10 per cento del Classico al 12 dello Scientifico, fino al 18 del Linguistico. Sempre nello stesso periodo, il numero delle cattedre si ridurrebbe di 11.500 unità. Nel dettaglio, questi potrebbero essere i «tagli» delle cattedre per tipologia di liceo: Classico (-2.100), Scientifico (-5.400), Linguistico (-800), Scienze Umane (-2.000), Artistico (-1.200). I dati, o sarebbe meglio dire le proiezioni, sono stati diffusi ieri dai «Precari della scuola in lotta» di Palermo. «Una scuola seria e di qualità, come quella che vuole il ministro Mariastella Gelmini, – ha detto la professoressa Barbara Evola, che insegna Lettere al liceo scientifico “Croce” – non può essere una scuola con più alunni, in cui diminuiscono le ore d’insegnamento, le materie d’indirizzo e in cui vengono tagliate le attività laboratoriali. Dopo questa riforma i parecchi precari rimarranno fuori e raddoppierà il numero dei docenti perdenti cattedra. Una situazione che penalizzerebbe soprattutto le Regioni del Sud, dove il bacino dei precari è già elevato». Ad oggi però le certezze sono ben poche: la riforma, dopo la discussione in commissione Cultura, ha da poco cominciato l’iter parlamentare in Senato. «Tutto ciò – ha sottolineato Luigi Del Prete, insegnante di sostegno al Liceo artistico “Catalano” di Palermo – ha fatto slittare le iscrizioni a fine marzo, con il paradosso che alle scuole medie si sta facendo l’orientamento in base a delle bozze di riforma. Nessuno, infatti, sa ancora dire ai ragazzi con certezza quali materie dovranno studiare alle superiori». Ma l’analisi di Del Prete non si ferma qui: «Aumentando il numero di alunni si determina una sostanziale dequalificazione del lavoro in classe, anche a discapito del processo di integrazione degli studenti diversamente abili». DANIELE DITTA (da www.lasicilia.it)