Il presidente della Repubblica ha elogiato il governo per la lotta alla criminalità: “Impegno molto positivo” ed è tornato sugli incidenti della piana di Gioia Tauro. “Sull’immigrazione vanno garantite integrazione e legalità”Calabria, intimidazione a Napolitano Un’auto con bombe e armi sul tragitto
La vettura era nei pressi dell’aeroporto. A bordo due fucili, due pistole, due ordigni, benzina e passamontagna
Gli inquirenti: “Atto intimidatorio”. Il capo della procura di Reggio: “Continueremo a fare il nostro lavoro”di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA – Una Fiat Marea rubata, con due fucili, due pistole, due ordigni rudimentali, una tanica di benzina e tre passamontagna è stata trovata in via Ravagnese Superiore a cento metri dall’aeroporto di Reggio Calabria, nelle vicinanze del tragitto che doveva seguire il presidente della Repubblica durante la sua visita nella città calabrese. “Non si esclude un’intimidazione” dice un magistrato antimafia, “forse una sfida della ‘ndrangheta”. Dopo la scoperta sono entrati in azione gli artificieri. Sono stati i carabinieri del comando provinciale a trovarla, durante un’opera di bonifica in vista del passaggio del capo dello Stato che stava partendo dopo aver partecipato alla Giornata della legalità. Napolitano è comunque riuscito a partire regolarmente.
L’auto è stata individuata da una pattuglia intorno alle 12.30, regolarmente parcheggiata, ma non chiusa e con un finestrino semiaperto. La vettura, di colore nero, era stata rubata nei giorni scorsi a Reggio Calabria. All’interno i carabinieri hanno trovato due fucili semiautomatici da caccia calibro 12 con le canne tagliate. Poi, sotto il sedile del guidatore sono state rinvenute due pistole, una calibro 7.65 ed una 38 a tamburo, e due ordigni rudimentali, un composto da un tubo lungo una trentina di centimetri e largo 12 ed un altro di 15 centimetri per 12, collegati con una miccia a lenta combustione e tre passamontagna di colore verde. Nel bagagliaio, infine, è stata trovata una tanica da due litri con liquido infiammabile alla quale erano attaccati fiammiferi antivento. Secondo i carabinieri, gli ordigni e le armi, con ogni probabilità, dovevano servire a compiere attentati di intimidazione nei confronti di commercianti o imprenditori. Ma i magistrati non escludono altre ipotesi.
“La scoperta dell’auto nei pressi dell’aeroporto di Reggio Calabria durante la visita dal capo dello Stato può benissimo essere un atto intimidatorio, una sorta di sfida lanciata dalla ‘ndrangheta”, dicono gli inquirenti che collegano l’episodio di oggi con quanto accaduto lo scorso 3 gennaio con la bomba artigianale fatte esplodere davanti gli uffici giudiziari di Reggio. “E’ strano – si fa notare – che dei criminali viaggino con un arsenale a bordo di un’auto durante la visita del presidente della repubblica, durante la quale, chiaramente, vengono rafforzate tutte le misure di sicurezza e controlli nelle strade”. D’alta parte, però sottolineano gli stessi magistrati “il fatto rappresenta anche un segno di debolezza della criminalità organizzata calabrese messa a dura prova dalle continue operazioni e indagini che l’antimafia sta portando avanti nel paese”.
Il capo della procura. “Qualunque sia la verità che si cela dietro il rinvenimento dell’auto-arsenale noi magistrati continueremo a fare il nostro lavoro”, ha detto il capo della procura di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, il quale non nasconde che l’auto con l’esplosivo dimostra “che Reggio in questo momento sta vivendo una situazione di difficoltà. Comunque – ha aggiunto – siamo in attesa di avere maggiori dettagli sulla vicenda dai Carabinieri che stanno conducendo le indagini sull’auto ritrovata. Solo così potremo inquadrare meglio l’episodio”.
La visita del presidente. In precedenza il capo dello Stato aveva parlato dei fatti di Rosarno. “Sono accadute cose brutte, pesanti – ha detto Napolitano – Uno scoppio di insofferenza che ha mostrato il peggio di ciò che si era accumulato nell’animo dei cittadini e degli immigrati. E’ nostra responsabilità collettiva di rapresentanti dello Stato non aver saputo prevenire ciò che avremmo dovuto prevenire. Ora dobbiamo evitare che si ripeta e respingere luoghi comuni e pregiudizi che indicano la Calabria come luogo di intolleranza e di razzismo”.
Il presidente della Repubblica ha chiesto “ordine e legalità nel mercato del lavoro” e nella regolamentazione dell’immigrazione. Solo così si può “avere futuro e sviluppo” invitando tutti a “lottare contro la criminalità e l’intolleranza”. Il Capo dello Stato, che aveva ricevuto in prefettura i vertici della magistratura, delle istituzioni e delle organizzazioni impegnate contro il crimine organizzato, ha voluto sottolineare come “ci siano segni confortanti”. “L’impegno del governo in questi giorni è molto positivo”, ha detto Napolitano ribadendo il proprio sostegno alle forze dell’ordine, alle istituzioni e alla società civile impegnata nella lotta contro il crimine organizzato.
All’incontro c’erano il procuratore nazionale Pietro Grasso, il procuratore generale Salvatore Di Landro, il procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo e il procuratore Antimafia, Franco Gratteri. E’ stato un vero e proprio vertice per fare il punto – oltre che sull’immigrazione, anche su quella che è stata definita ieri da Napolitano “forse la più insidiosa organizzazione criminale” operante nel nostro Paese. All’incontro hanno partecipato il prefetto di Reggio Calabria, Varratta, e i comandanti dei Carabinieri, Mazzucca, e della Guardia di Finanza, Vatta.
Il capo dello Stato ha parlato di una battaglia condotta “con intelligenza, tenacia e preofessionalità” dalla magistratura calabrese contro la ‘ndrangheta segna una svolta che promette molto bene per il futuro della Calabria. Stiamo vivendo una pagina nuova nella storia di questa regione”.
In tarda mattinata al liceo artistico Mattia Preti c’è stato un incontro pubblico in occasione della Giornata della legalità promossa dalle consulte degli studenti calabresi con la partecipazione del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. “Oggi ricordiamo, e per questo è un’occasione importantissima, quanti hanno pagato con il sacrificio della vita la loro testimonianza di fedeli servitori dello Stato”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, nel corso dell’iniziativa. “Noi – ha aggiunto – dobbiamo sempre tenere viva la loro memoria. Da questa terra, da cui partì giovanissimo, il giudice Antonino Scopelliti servì fedelmente il suo Paese rifiutando ogni forma di compromesso. Insieme a lui ricordiamo quanti hanno fino in fondo sacrificato la loro vita e che il loro insegnamento diventi stella polare nella lotta alla mafia”.
A conclusione dell’iniziativa sulla legalità, Napolitano ha incontrato tre degli immigrati rimasti feriti nel corso degli incidenti accaduti a Rosarno. Il capo dello Stato ha stretto la mano ai tre extracomunitari, sincerandosi delle loro condizioni di salute.