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Riforma delle Pensioni: per 3.500 donne un anno in più di lavoro. La scuola paga dazio

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Effetto riforma pensioni sulle donne che hanno un impiego statale: in 3.500 dovranno restare un anno in piu’ al lavoro. Con il primo gennaio sono infatti entrate in vigore le nuove norme che portano l’eta’ pensionabile per le dipendenti della pubblica amministrazione da 60 a 61 anni fino ad arrivare nel 2018 a 65 anni, al pari degli uomini, con l’aumento di un anno ogni biennio. La legge recepisce il ‘richiamo’ fatto all’Italia dalla Corte di Giustizia Europea. Con le nuove norme, tra il 2010 e il 2018 si risparmieranno 2,5 miliardi di euro. Riusciranno, tuttavia, ugualmente ad andare in pensione le lavoratrici che entro dicembre dello scorso anno hanno compiuto 60 anni e possiedono 20 anni di contributi. In questo caso si prevede la certificazione del diritto acquisito da parte delle amministrazioni di appartenenza. o LA SCUOLA Sono in prevalenza insegnanti della scuola, in particolare maestre d’infanzia e delle elementari, le 3.500 dipendenti statali che nel 2010, in coincidenza con il compimento dei 60 anni, avrebbero potuto accedere alla pensione di anzianità e che invece, per effetto della legge n. 102/09, rimarranno `bloccate’ in servizio per un altro anno. In prevalenza lo slittamento pensionistico al 2011 riguarderà le maestre delle scuola per l’infanzia, dove solo lo 0,5% è rappresentato da insegnanti uomini, e della scuola primaria, dove il 96% dei docenti sono donne. Sempre sbilanciato, ma con percentuali meno macroscopiche, il rapporto negli istituti secondari di primo grado (dove il 77,8% degli insegnanti è di sesso femminile) ed in quelli di secondo grado (62,3% contro il 37,7% di sesso maschile). o LA LEGGE La legge n. 102/09, introdotta a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea, del 13 novembre 2008, che ha condannato i paesi come l’Italia per l’iniquità della legge che permette alle donne di accedere alla pensione cinque anni prima degli uomini, prevede che dal 1° gennaio 2010 l’età anagrafica richiesta alle lavoratrici iscritte all’Inpdap per il pensionamento di vecchiaia passi da 60 da 61 anni. Lo stesso istituto nazionale della previdenza ha anche precisato che “il personale femminile a tempo indeterminato che entro fine 2010 compie 61 anni di età matura il diritto alla pensione di vecchiaia dal 1° settembre, a condizione che il requisito minimo contributivo sia comunque raggiunto entro il 31 agosto”. La nuova legge prevede, inoltre, un graduale innalzamento dell’età minima per la pensione di vecchiaia delle donne in servizio presso una delle amministrazioni dello Stato: ogni due anni, a partire sempre dal 1° gennaio 2010, si incrementerà la soglia di un anno fino a raggiungere l’equiparazione con gli uomini nel 2018. Continuerà a mantenere il requisito dei 60 anni solo personale femminile delle forze armate. 04 / 01 / 2010

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