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LA POSIZIONE DELL’USRS SUL CONCORSO A DIRIGENTE SCOLASTICO

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Michel De Montaigne scriveva: “La verita’ e la menzogna hanno volti conformi e portamento, gusto ed andatura simili; noi le guardiamo con lo stesso occhio: Trovo che noi siamo fiacchi nel difenderci dall’inganno, ma cerchiamo di farci abbindolare e ci offriamo spontaneamente”.
Questa frase e’ perfettamente attinente al “caso” del corso concorso ordinario per dirigenti scolatici: sin da quando vennero resi noti i risultati della valutazione delle prove scritte si e’ assistito ad una campagna di diffusione di notizie che, aiutate da una verbalizzazione quantomeno approssimativa, ha reso possibile parlare, come hanno fatto anche in questi giorni i titoli di giornale, di “concorso truffa” di “concorso con il trucco” e si e’ fatto credere che la valutazione, almeno stando ai verbali, si sia attestata sempre sui due minuti e mezzo e che tanti compiti, positivamente valutati, sarebbero intrisi di errori di grammatica: il fatto che i tempi citati non riguardassero che alcune sedute e che gli errori evidenziati, almeno dalle citazioni, concernessero un solo compito non ha rilevanza dato che e’ piu’ suggestivo sostenere il contrario!
Le recenti sentenze del CGA hanno ridato fiato a tutti coloro che non hanno superato le prove e nessuno ha notato che si tratta di persone che sono state valutate, negativamente, anche tre volte e si e’ voluto ignorare che le sentenze del CGA riguardano solamente le modalita’ di formazione della sottocommissione costituita, in realta’, in stretta aderenza al DPCM ed alla direttiva ministeriale impartita con nota 1160 del 19/9/2005 al fine di assicurare in Italia “l’omogeneita’ dei criteri interpretativi”.

 

Il CGA, come era sua facolta’, ha ritenuto che la normativa ed “i principi generali” imponessero sottocommissione di tre membri e quindi, cio’ che e’ stato ritenuto legittimo nel resto del Paese, non lo fosse in Sicilia. Le sentenze definitive si eseguono, non vi e’ dubbio, ma non cogliere la singolarita’ del caso e’ paradossale come e’ paradossale parlare di “concorso truffa” quando, per la seconda volta consecutiva, l’inchiesta penale si e’ chiusa con l’archiviazione.
A questo punto, se si comprende chi non accetta valutazioni negative e tenta ogni mezzo per ottenere il suo scopo, non si comprende chi si unisce al coro, cercando, tardivamente, di salvare capra e cavoli, colpevolizzando chi ha applicato le direttive ministeriali, peraltro puntualmente eseguite in tutte le grandi Regioni, e nonostante la correttezza dell’applicazione fatta sia stata ribadita in Parlamento, nella seduta della Camera del 13 ottobre scorso, dal Sottosegretario del MIUR.

 

Anche con i riferimenti che vengono fatti alla “vigilanza” durante i lavori della commissione si tende a confondere, ignorando al normativa, “vigilanza” con “interferenza”. Vien da pensare che si sia fautori del “tanto peggio tanto meglio” ma un siffatto modo di fare non puo’ essere proprio di chi opera nel mondo della Scuola e ne conosce i risvolti e le regole.
 

Tanto per dovere di verita’ pur nella consapevolezza che la menzogna e’, che ne dica De Montaigne, “piu’ suggestiva”.

Il Direttore Generale

Guido Di Stefano

da letterina asasi

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