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La Gelmini punta alla carriera Di Alessandra Ricciardi

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Troppo lungo il percorso del disegno di legge di riforma Aprea. E invece c’è la strada del decreto interministeriale, quel decreto a cui apre la riforma Brunetta sulla valorizzazione del merito e la conseguente suddivisione dei dipendenti in fasce reddituali.

Una strada che, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, pare intenzionato a percorrere per fare in tempi brevi, al massimo un anno, la riforma della carriera degli insegnanti. Già domani il ministro dovrebbe illustrare per sommi capi ai sindacati la sua proposta. E chiedere che sulla vicenda non facciano le barricate. In questa direzione si muove anche l’offerta di aprire un tavolo tecnico con le parti sociali già lanciata la scorsa settimana nel corso del faccia a faccia sulla riforma delle superiori. Perché decreto o no, comunque la Gelmini sa, memore l’esperienza del concorsone di Luigi Berlinguer, che non può andare da nessuna parte senza l’appoggio almeno di una parte sindacale.

Questa volta la Gelmini ha due fattori a favore: la riforma Brunetta, che impone una diversificazione salariale anche se con criteri ad hoc nella scuola che devono essere ancora tutti decisi (e su questo può giocare la carta dell’interlocuzione sindacale); e poi, e non è per niente secondario, la possibilità di avere risorse fresche incamerando quel 30% di tagli alla spesa ottenuti con la riforma della scuola imposta dal dl 112/2008. La Ragioneria generale dello stato, infatti, è alle prese con la certificazione dei risparmi frutto dell’applicazione della riforma nell’ultimo anno. E pare che il monitoraggio sia positivo. A differenza di quando accaduto in altri anni, quando i tagli imposti dalla Finanziaria non si traducevano mai in realtà, il tandem Gelmini-Tremonti dovrebbe aver centrato l’obiettivo. Così, il ministro dell’istruzione si troverebbe nella circostanza di poter spendere circa 300 milioni per la valorizzazione professionale.

Un tesoretto che potrebbe comunque risultare troppo piccolo se dovesse essere speso per premiare anche solo il 25% dei docenti in servizio. Poi, e su questo i sindacati hanno già fatto sentire la loro voce, c’è il contratto nazionale, per il quale la Finanziaria 2010, approvata al senato e ora trasmessa alla camera, prevede la copertura della sola vacanza contrattuale: circa 10 euro lordi al mese per insegnante.

Perché i propositi della Gelmini possano fare un valido percorso, molto dipenderà anche dai risultati dello scudo fiscale: tra le tante richieste di finanziamento dei vari ministeri giacenti presso l’Economia, e che dipendono da questa voce, c’è anche quello di viale Trastevere, che ha chiesto, oltre ai 500 milioni di euro per la riforma dell’università, uno stanziamento ad hoc per un primo rinnovo dei contratti.

Il contratto, assieme al nodo delle assunzioni, è il punto centrale della vertenza aperta dalla Cgil che è pronta a portare in piazza la scuola e tutto il pubblico impiego. Ma non il solo: il sindacato di Gugliemo Epifani continua a chiedere il rinvio della riforma delle superiori e il rientro dei tagli in organico previsti dalla legge 133/2008. La data del probabile sciopero dovrebbe essere l’11 dicembre prossimo.

Note: ItaliaOggi  17 nov 2009

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