Sulla Gazzetta Ufficiale, nel supplemento di Sabato 31.10.09, è stato finalmente pubblicato il decreto legislativo n. 150, meglio conosciuto come decreto Brunetta.
Si tratta, come recita l’intestazione, dell’attuazione della legge n.15 del 4.3.09 in materia di contrattazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Il decreto si compone di 5 Titoli e ben 74 articoli. Dall’art.1 all’art.16 , i principi generali, la misurazione,valutazione trasparenza delle performance. Dall’art.17 all’art. 31 le norme su Merito e Premi. Dall’art.32 al 73 – Nuove norme su ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. L’art.74 contiene le norme finali e transitorie.
Proprio quest’ultimo articolo , afferma che le norme contenute nei Titoli II e III , quelli su misurazione, valutazione, trasparenza, merito e premi, per quanto riguarda il personale docente della scuola, saranno determinati nei limiti e con le modalità da prevedere con apposito DPCM.
In ogni caso è da escludere sempre per la scuola la costituzione dell’organismo di cui all’art.14 (Organismo indipendente di valutazione della performance ).
Di fatto, soprattutto sulla Dirigenza pubblica, il decreto altro non è che una riscrittura del precedente decreto legislativo n.165/01, schiacciando questa figura su quella del privato datore di lavoro in una visione forzatamente aziendalistica che spesso mal si concilia con gli obiettivi e le finalità pubbliche. Non è un caso che per i docenti della scuola e dell’alta formazione artistica e musicale si rende necessario un apposito decreto che salvaguardi , come si diceva un tempo, le specificità dei rispettivi settori.
Ma è proprio sui temi più sensibili, quali la valutazione, le carriere, il merito e i premi, che si fanno pericolosissimi passi indietro. Lasciare in mano al legislatore le norme sullo stato giuridico dei docenti vuol dire ripercorrere in senso contrario la strada intrapresa agli inizi degli anni novanta, con la contrattualizzazione piena del rapporto di lavoro. Vuol dire reintrodurre rigidità, coi tempi lunghi e le convenienze della politica . Un Regolamento non ha la stessa flessibilità e manovrabilità d’un Contratto Collettivo. Regolamento vuol dire tornare alla legificazione e alle logiche del vecchio centralismo ministeriale . Altro che decentramento, altro che federalismo! Non bastano i nuovi poteri attribuiti al dirigente, né l’inasprimento delle sanzioni stabiliti per legge per ridare nuova credibilità alla pubblica amministrazione. Il restayling fatto alla pubblica amministrazione dal decreto Brunetta è più d’immagine che di sostanza.
La lotta ai fannulloni, ai certificati medici fasulli, ai dirigenti incapaci tutte belle parole che però si scontrano con la realtà. Chi farà questi controlli nelle scuole che non funzionano, come nella sanità pubblica o negli enti locali ? Chi e quanti saranno questi controllori della valutazione delle performance nella scuola non è dato sapere, visto che l’organismo indipendente previsto dal decreto Brunetta non è applicabile alla scuola. Noi sappiamo benissimo quello che non funziona oggi , quello che manca e quello che ci vorrebbe. Nella scuola, come nel resto del pubblico impiego, dove non c’è un libero mercato regolatore come nel privato, diventa decisivo per il buon funzionamento e la qualità dei servizi, disporre di un sano ed efficiente sistema di controlli, di incentivi e di sanzioni.
Insomma , premi sì ai capaci e meritevoli , dall’ultimo impiegato al primo dirigente ma anche sanzioni a chi sbaglia e, se necessario, nei casi estremi si licenzi, a partire dai dirigenti.
Ma il sistema dei controlli, oggi, fa acqua da tutte le parti. Pochi gli addetti e scarse le risorse, perché se una scuola funzioni bene o funzioni male non gliene importa a nessuno.
Gli interventi, sempre più richiesti ma sempre più rari per carenze strutturali , si limitano al patologico, quando la febbre è alta o alto il livello dello scontro.
Che fine faranno i 145 nuovi Ispettori all’interno della Riforma Brunetta? Saranno un corpo estraneo o come si paventava già prima, un corpo con compiti sempre più amministrativi, alle dirette dipendenze delle burocrazie ministeriali? Certo la scuola dell’autonomia e della Repubblica, coi suoi 800mila addetti e 10mila dirigenti scolastici, un sindacalismo diffuso, geloso dei propri privilegi e non sempre accomodante col potere politico, può risultare un boccone troppo grosso anche per un Ministro come Brunetta. Quel DPCM che dovrà modulare limiti e modalità di applicazione per i docenti della scuola dei Titoli II e III della riforma ci dirà quanto in là si spingerà la voglia di cambiamento di questo governo, quali compromessi ci saranno e quanta polpa resterà ancora attaccata all’osso, anche a quello dei sindacati cosiddetti “amici.
da aetnanet.org