Il decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì 9 ottobre e pubblicato in gazzetta Ufficiale sabato 31 Ottobre è un attacco senza precedenti, ai lavoratori, ai loro salari, ai servizi pubblici. E’ il secondo durissimo colpo, dopo la pessima riforma del modello contrattuale, che ha triennalizzato i contratti di lavoro e ha determinato un nuovo sistema di recupero salariale dell’inflazione peggiore di quello della cosiddetta inflazione programmata, aumentando l’emergenza salariale tra i lavoratori.
Questo decreto di fatto sancisce il furto del salario accessorio, l’azzeramento della contrattazione collettiva, la gerarchizzazione del personale, la modifica/accorpamento dei comparti pubblici, l’inasprimento delle sanzioni disciplinari.
Peggio del concorsaccio di Berlinguer !
In ogni amministrazione viene costituito un Organismo indipendente di valutazione della performance, che, sulla base dei livelli di performance attribuiti ai valutati, compila una graduatoria delle valutazioni individuali del personale.
Con questa graduatoria:
a) il venticinque per cento del personale è collocato nella fascia di merito alta, alla quale corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al salario accessorio collegato alla performance individuale;
b) il cinquanta per cento è collocato nella fascia di merito intermedia, alla quale corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla performance individuale;
c)il restante venticinque per cento è collocato nella fascia di merito bassa, alla quale non corrisponde l’attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance individuale.
d)Sono previste deroghe alla percentuale del venticinque per cento in misura non superiore a cinque punti percentuali in aumento o in diminuzione, con corrispondente variazione compensativa delle percentuali.
In soldoni questa cosiddetta Autorità Indipendente per la Valutazione avrà il compito di distribuire il salario accessorio che non sarà più oggetto di contrattazione, ma sarà disciplinato per legge attraverso un meccanismo per cui solo il 25% dei lavoratori potrà prendere il massimo della produttività (oggi sono il 80%), metà del personale avrà solo il 50%, il 25% nulla.
Di fatto il fantomatico Organismo indipendente di valutazione della performance darà gli indicatori ai Dirigenti per effettuare le singole valutazioni, i quali avranno, quindi, piena autonomia nella gestione delle risorse umane, nella gerarchizzazione del personale e nella distribuzione del salario accessorio conseguente.
Fine del potere di contrattazione
Siamo di fronte a un progetto di pratica cancellazione della contrattazione sindacale e di sua sostituzione con provvedimenti legislativi, in un quadro in cui le risorse finanziarie da destinare al personale sono schiacciate tra vincoli sempre più asfissianti di bilancio e leggi finanziarie, finalizzate a ridurre drasticamente la spesa pubblica. Ma oltre al salario accessorio esce dalla contrattazione collettiva delle amministrazioni e delle RSU delle scuole e sul posto di lavoro anche l’organizzazione del lavoro che sarà disciplinata direttamente per legge : quindi fine del potere di contrattazione, e perfino di concertazione.
Licenziamento anche per “insufficiente rendimento”
Le norme già inserite negli ultimi contratti nazionali in tema di licenziamento per “giusta causa o per giustificato motivo” sono travalicate dal decreto Brunetta in quanto, si applica comunque la sanzione disciplinare del licenziamento nei seguenti casi:
a) falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza, ovvero giustificazione dell’assenza dal servizio mediante una certificazione medica falsa;
b) assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni o mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata, entro il termine fissato dall’amministrazione;
c) falsità documentali o dichiarative in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro ovvero di progressioni di carriera;
d) reiterazione nell’ambiente di lavoro di gravi condotte aggressive o ingiuriose o comunque lesive della dignità personale altrui:
e) condanna penale definitiva, in relazione alla quale è prevista l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ovvero l’estinzione, del rapporto di lavoro.
Il licenziamento in sede disciplinare è disposto, altresì, nel caso di prestazione lavorativa, riferibile ad un arco temporale non inferiore al biennio, per la quale l’amministrazione formula una valutazione del personale di insufficiente rendimento. Si affaccia il rischio che chi non percepirà la produttività per più anni potrà essere licenziato per “prolungato insufficiente rendimento”.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo : le elezioni RSU della scuola non si faranno ora ma a novembre 2010. Le RSU esistenti resteranno in carica ancora per un anno.
Il decreto legislativo n. 150/2009 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 254 in data 31 ottobre 2009. La procedura elettorale in corso si interromperà il 16 Novembre p.v. dopo i 15 giorni dalla data di pubblicazione previsti per legge. Le elezioni della scuola già programmate dall’ 1 al 4 Dicembre p.v. perciò non si faranno : sono state spostate a novembre 2010. Le RSU esistenti resteranno in carica ancora per un anno.
Le elezioni relative al rinnovo dei predetti organismi di rappresentanza si svolgeranno dunque entro il 30 novembre 2010., con riferimento ai nuovi comparti di contrattazione, Nascono 4 nuovi comparti nella Pubblica Amministrazione, facendo un gran calderone tra settori e competenze estremamente diverse. Uno di questi sarà formato dalla scuola, dall’Università, dalla ricerca e dalle Accademie.
Le vere offese alla democrazia sindacale
Il distacco delle elezioni RSU nella scuola da quelle degli altri comparti del Pubblico Impiego fu causato nel 1998 dalle richieste al governo dei sindacati concertativi contro le modalità di svolgimento di quelle prime elezioni, che prevedevano liste provinciali e l’assegnazione pressoché certa della rappresentanza anche ai COBAS. E Il governo D’Alema, a sole 48 ore dall’apertura delle urne, con un decreto ad hoc rinviò le elezioni di due anni. In ogni caso, le elezioni di questo anno si sarebbero svolte con le stesse regole delle precedenti tre tornate elettorali. Regole antidemocratiche e che violano il principio costituzionale della libertà sindacale: i COBAS (e i sindacati considerati non “rappresentativi” secondo le norme legislative e contrattuali imposte,dal monopolio Cgil-Cisl-Uil nell’ultimo ventennio) non hanno libertà di parola, non possono indire assemblee in orario di lavoro per cercare candidati/e, per invitare a votarli o semplicemente per far conoscere le loro posizioni; la rappresentatività nazionale non è determinata sulla base di liste nazionali o provinciali , ma sulla base di voti alle liste di scuola, come se per determinare i partiti che entrano in Parlamento valessero i voti per i Consigli di Circoscrizione.
Queste sono le vere offese alla democrazia sindacale, altro che un anno di rinvio.Avremo nel novembre 2010, oltre alle liste di scuola per eleggere i rappresentanti di istituto, anche una lista nazionale o provinciale (come avviene in tutta Europa) sulla cui base verificare chi è davvero rappresentativo?