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Fini: “Premier leader e non monarca, a volte confonde”

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 Talvolta accade che Berlusconi confonda la leadership con la monarchia assoluta”. La stoccata arriva dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervistato da Bruno Vespa per il libro “Donne di Cuori”. Alla domanda se riconosca la leadership di Berlusconi, Fini risponde: “Certo che la riconosco. Non è stato Berlusconi l’artefice della lunga transizione italiana? Ma bisogna mettersi d’accordo su che cosa s’intenda per leadership”.

“Ho contribuito a fondare questo partito e ci mancherebbe che non mi considerassi un militante. Oggi, però, la passione politica della militanza non sta soltanto nel ribadire gli elementi identitari, ma nel definire con uguale passione qualche prima, sommaria risposta a problemi globali che non si possono archiviare come se non esistessero solo perché sono complessi o non ancora manifestatisi in tutta la loro dimensione”.

Al giornalista che segnala un distacco emotivo di una parte degli aennini nel Pdl nei confronti di Fini, il presidente della Camera replica: “Se consulta l’applausometro, ha ragione. Ma è uno strumento di rilevazione inesatto. Se cerchi di strappare l’applauso con un ragionamento, trovi un terreno molto più impervio rispetto a chi ha una parola d’ordine netta e gratificante”.

Colonnelli di Fini oggi colonnelli di Berlusconi? “E meno male che c’è stata una certa scomposizione del rapporto 70-30 tra Forza Italia e Alleanza nazionale, altrimenti avremmo fatto una confederazione, non un partito. Il Pdl non avrebbe senso se non fosse un mare vasto in cui elementi di aggregazione e di dissenso vanno oltre le vecchie appartenenze di partito. Questo aspetto, francamente, è quello che mi dà minori motivi di riflessione”. Nel Pdl, chiede Vespa, esiste una corrente finiana? “Se ragionassi con questa logica, mi sarei tenuta stretta Alleanza nazionale. Le correnti avevano senso quando servivano a gestire fette di potere, o comunque in partiti di carattere ideologico. Come si fa oggi a portare una logica di corrente dentro un partito “liquido”, per usare un termine caro a Zygmunt Bauman?”.

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