È ormai a tutti evidente che le RSU di scuola, prorogate nella loro validità di un anno, sono “de facto” ai loro ultimi mesi di vita. Francamente come SISA ce ne rallegriamo. Il meccanismo, che ha preso avvio con la formazione delle liste nel caldo ottobre del 2000, caldo sia meteorologicamente, ma anche per una vivacità di partecipazione dettata dalla novità, ha esaurito nell’arco di un decennio la sua stagione. Ad esclusione di poche RSU serie, scrupolose, generalmente espressione più dei sindacati di base che di quelli concertativi, che ha informato i colleghi, convocando assemblee preventive per discutere i temi organizzativi ed economici prima di incontrare il Dirigente Scolastico e ha successivamente informato di nuovo i colleghi docenti e ATA in forma scritta o in una nuova assemblea, la maggioranza delle RSU sono state elette in base a criteri dettati da micro-interessi o per il collega più simpatico, anche se appartenente ad un sindacato che si detesta, e spesso si sono trasformate nella palude delle decisioni prese senza che nessuno sappia nulla e a volte, peggio, nel “braccio armato” della dirigenza. Nate da una idea di maggior partecipazione, si sono rivelate il loro opposto, trasformandosi in una occasione non di protagonismo ma di delega, del tutto controproducente in questa lunga, ininterrotta e non ancora conclusa stagione dei tagli furibondi ai bilanci e agli organici della scuola, affiancata da una crescente campagna di discredito delle istituzioni scolastiche, costruita ad arte nel solo interesse delle scuole private e confessionali.
Per altro la recente sentenza del tribunale del lavoro di Livorno, n. 362, del 19.6.2009 attribuisce ai terminali associativi gli stessi diritti delle RSU, tranne quello di voto. È la conferma che lo Statuto dei lavoratori legge 300/1970 è tuttora valida. Se le RSU di scuola verranno abolite, si dovrà obbligatoriamente tornare alle RSA che per trenta anni, dal 1970 al 2000, hanno rappresentato il più valido strumento di partecipazione e di decisione all’interno delle istituzioni scolastiche. Se in una scuola sono presenti quattro sindacati vi saranno quattro RSA, se ve ne sono due o cinque, ci saranno due o cinque RSA, senza nessuna esclusione dei sindacati reputati non rappresentativi. Le RSA saranno come una volta svolte su base volontaria e la credibilità di ciascuna RSA verrà dal lavoro che sarà in grado di realizzare.
Ugualmente siamo contrari alle RSU regionali proposte dalla deputata Aprea. Siamo invece favorevoli all’elezione di una RSU nazionale. Che vengano finalmente eletti, con criterio proporzionale, da tutti i lavoratori della scuola i rappresentanti a livello nazionale. Sarebbe anche intelligente stabilire che, dati mille distacchi pagati dallo stato, questi vengano attribuiti con uguale criterio proporzionale. Chi otterrà il 20% avrà 200 distaccati, chi ottiene lo 0,1% ne avrà uno. Tutte le organizzazioni sindacali saranno poi libere di distaccare, a carico economico del sindacato stesso, tutte le persone che vogliono. Anche questo sarebbe un bel elemento di chiarezza e di democrazia. Una pratica che, in ragione della sua democraticità, dovrebbe calmare i bollori del tutto fuori luogo del ministro Brunetta, che cerca consenso denigrando costantemente lavoratori pubblici e sindacati.
Come SISA non rimpiangiamo le RSU di scuola, siamo contrari alle RSU regionali, lavoriamo per ottenere, per la prima volta in Italia, delle RSU nazionali. Che tutti possano scegliere chi votare e chi inviare alla contrattazione nazionale, che ciascuno possa esprimersi ed essere protagonista, dentro la propria scuola come RSA e a livello nazionale potendosi nel caso candidare e comunque votare per la lista nella quale ci si riconosce veramente. Ovviamente al voto devono essere ammessi anche tutti i precari, non è più ammissibile che vengano esclusi coloro che hanno incarichi brevi. Il ministero si dovrebbe fare carico di iscrivere con sei mesi d’anticipo, nelle diverse scuole o a livello di ufficio scolastico provinciale, tutti i precari che intendano esercitare il diritto di voto attivo e passivo, abilitati e non abilitati, con almeno un giorno di supplenza nell’anno scolastico precedente.
Le RSU di scuola sono giunte al loro ultimo anno scolastico, come SISA siamo fin da subito impegnati a costruire una nuova pagina di democrazia della scuola italiana e siamo determinati a contrastare chi volesse, soprattutto in ambito governativo, del tutto incautamente, trarre, dall’esaurirsi delle RSU di scuola, una riduzione degli spazi democratici e di partecipazione. La fine delle RSU è il pieno ritorno alle RSA nelle scuole, più democratiche e più partecipate, è la possibilità di elezioni sindacali nazionali di comporto, quelle che la scuola merita e che interessi convergenti di governi e grandi sindacati sino ad oggi hanno impedito.
Davide Rossi
Segretario generale SISA
30 ottobre ’09