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UNA PROVINCIA, NON DUE

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Molti organi di stampa hanno diffuso la notizia secondo la quale, grazie al decreto salva-precari approvato per ora dalla Camera, dal 2011 sarà possibile scegliere un’ulteriore provincia dove inserirsi a pettine, oltre a quella d’inclusione. In realtà, ciò non corrisponde al vero, almeno da quanto emerge dalla lettura del testo licenziato dalla Camera dei Deputati. All’articolo 4, comma bis, infatti, v’è scritto: “Il decreto con il quale il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca dispone l’integrazione e l’aggiornamento delle predette graduatorie per il biennio scolastico 2011-2012 e 2012-2013, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 1, comma 4, del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, è improntato al principio del riconoscimento del diritto di ciascun candidato al trasferimento dalla provincia prescelta in occasione dell’integrazione e dell’aggiornamento per il biennio scolastico 2007-2008 e 2008-2009 ad un’altra provincia di sua scelta, con il riconoscimento del punteggio e della conseguente posizione di graduatoria”. Dalla puntuale analisi filologica del testo (neanche tanto ardua, a dire il vero), si evince come sia permesso, dal 2011, il trasferimento dalla provincia scelta in occasione della blindatura delle graduatorie, nel 2007 (per il biennio 2007-08 e 2008-09), ad un’altra provincia, dove si sarà inseriti a pettine. In altre parole, si torna al vecchio trasferimento di provincia: ci si potrà spostare da una graduatoria all’altra, come prima del 2007, ma bisognerà lasciare la propria graduatoria d’origine. Un compromesso sensato: da una parte il MIUR blinda il sistema delle code anche per il prossimo anno, evitando il commissariamento; dall’altra, evita l’intervento della Corte Costituzionale, che sarebbe potuta intervenire sulla costituzionalità delle code, ma non in tempi rapidi, eliminandole di fatto dal 2011, e tornando al trasferimento di provincia. Naturalmente, non è ancora finita: il testo, in effetti, passa ora al vaglio del Senato per l’approvazione definitiva

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