L’occasione è l’assemblea nazionale a Roma delle rappresentanze sindacali unitaria della Conoscenza. Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ascolta tutti gli interventi: i precari della scuola e della ricerca, i collaboratori scolastici e gli amministrativi. Poi non fa in tempo ad avvicinarsi al microfono, che scatta l’applausometro. Epifani tocca tutte le questioni, i “guai” – spiega – in cui “siamo precipitati nel sistema Paese”, analizzando tutti i nodi del “devastante” governo. E a Berlusconi, che rilancia il taglio dell’Irap, replica: “Il primo atto da fare è ridurre le tasse ai lavoratori e pensionati. Questo impone l’equità e la condizione dei consumi”. E sulla scuola dove il malessere è sempre più crescente, il sindacato annuncia la “tabellina” delle mobilitazioni dal 7 al 21 novembre. Fino ad uno sciopero esteso a tutto il pubblico impiego in dicembre. Crisi e governo “devastante”. In Italia – esordice il segretario della Cgil – ci sono «una crisi devastante e un governo che lo è altrettanto. Ha agito con fubizia – sottolinea -. Ha deciso di galleggiare perché non affronta seriamente nessuno dei grandi problemi. La questione del Mezzogiorno non la risolve il Ponte sullo stretto. Vuoi fare qualcosca per il Sud? La maggior parte dei precari della scuola sono proprio di queste regioni. E’finita forse la crisi della Borsa e della grande finanza – ha sottolinato Epifani -, mentre c’è un silenzio assordante sulla condizione vera delle persone: sono 570mila i lavoratori che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno”. E il sindacato che aveva previsto l’enorme emorragia è stato detto di essere un “disfattista”. Per il leader della Cgil, la crisi non la si affronta con una finanziaria ordinaria. Occorrerebbe piuttosto “una tassa su tutte le transazioni finanaziarie. Per una questione di giustizia”: non è giusto che paghi chi non è responsabile della crisi. La questione morale che sta dentro questa crisi – accusa Epifani – “è vergognosamente scomparsa”. Ci sono responsabilità politiche di chi sapeva e non si è posto alcun problema. Sono stati spesi miliardi di euro per sollevare le banche. “Trovo incredibile che quella montagna di debito pubblico creata per salvare le banche – ha detto Epifani – ci venga poi messa davanti quando chiederemo investimenti per la scuola, per le realtà produttive, per i giovani”. Scuola e ricerca. La Cgil è pronta a mettere sul tappeto anche uno sciopero della scuola se le cose non cambieranno. «C’è un vero malessere nella scuola ha detto Epifani -. La questione dei precari è solo parzialmente risolta. Il fatto che manchino investimenti per avere scuole sicure, per il sostegno, per il tempo pieno, per avere classi meno numerose, il fatto che non si consideri la scuola e la formazione temi centrali in un periodo di crisi fanno sì che ci sia tra i lavoratori della scuola un malessere crescente. In ragione di tutto ciò la Cgil e il sindacato di categoria, la Flc, promuovono una grande manifestazione a Roma per il 21 novembre e, se non cambieranno le cose, pensano anche a uno sciopero». Per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, i precari che restano fuori dal provvedimento di governo sono circa 100mila. Pantaleo insiste sul “flagello dei tagli” per l’istuzione tra scuola e Atenei. E annuncia l’iniziativa del 7 novembre a Roma, in piazza Navona, e in contemporanea in cento piazze d’Italia per la Conoscenza; seguiranno l’iniziativa del 19 novembre: rapporto tra ricerca e politica industriale. Fino allo sciopero di tutto il pubblico impiego in dicembre. 22 ottobre 2009
fonte Unità