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‘Sparite’ le norme antifannulloni Brunetta nega, sindacato conferma

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ROMA – Doveva essere la ‘rivoluzione’ del Pubblico Impiego. Ma, come sempre, alla rivoluzione è seguita la restaurazione. E così è stata silenziosamente abrogata con un decreto legge pubblicato l’1 luglio (poi diventato la legge n.102/2009) la normativa ‘antifannulloni’ varata l’anno scorso dal ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che prevedeva disposizioni penalizzanti per gli impiegati pubblici, tra le quali indennità di malattia ridotta, e fascia di reperibilità per i dipendenti in malattia estesa praticamente a tutta la giornata (con un’unica ‘ora d’aria’ dalle 13 alle 14). Di questi punti, il ministero in un comunicato di replica riconosce solo il ripristino di fasce ridotte di reperibilità, ma il sindacato conferma tutto.

Le fasce orarie di reperibilità sono tornate due di due ore ciascuna, la certificazione medica è stata nuovamente affidata al medico convenzionato, e sono state abrogate alcune delle norme che prevedevano penalizzazioni economiche. Ai dipendenti pubblici e ai loro sindacati non è rimasto che chiedersi, come fa per esempio la Flp, “perché quando sono state introdotte certe norme, come la reperibilità di 11 ore al giorno in caso di malattia, lo si è fatto con le “fanfare”, tuonando contro i dipendenti pubblici assenteisti e fannulloni e ora che fa marcia indietro il ministro Brunetta non rilascia nemmeno una misera dichiarazioncina alla stampa?”.

Forse perché il provvedimento era ampiamente incostituzionale, obiettano i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl. “Noi abbiamo chiesto fin dal nostro congresso di maggio al ministro Brunetta di tornare indietro e di rendere omologate al privato tutte le regole del pubblico – dice Giovanni Faverin, segretario Cisl-Funzione Pubblica – Le norme ora abrogate erano frutto di un eccessivo accanimento con il controllo, stavano in una logica di pressione dell’opinione pubblica”.

“Le norme precedenti sono state ripristinate a seguito alle pressioni di noi sindacati – conferma Salvatore Bosco, segretario della Uil Funzione Pubblica – che abbiamo subito denunciato la nuova normativa come punitiva e illogica”. “Si conferma il fatto che avevamo ragione quando parlavamo di ‘Tanto rumore per nulla’”, dice ironicamente Carlo Podda, segretario della Cgil Fp.

E adesso? Adesso è tutto come prima, peggio di prima, denunciano i sindacati. “Dopo oltre un anno di annunci mediatici – rileva amareggiato Podda – i cittadini e le imprese possono purtroppo vedere che laddove i servizi funzionavano più o meno bene continuano a farlo, e così là dove funzionavano male. Semmai c’è il rischio che, con tutti i tagli fatti dal governo, anche là dove le cose funzionavano non troppo male adesso vadano peggio. E invece c’è bisogno di una Pubblica Amministrazione che funzioni, e noi sindacati, a differenza di quello che dice il ministro, abbiamo tutto l’interesse perché funzioni davvero”.

“Prima di mettere mano a questa materia in modo così ideologico – aggiunge Bosco – scatenando la campagna mediatica contro i fannulloni, avrebbe dovuto verificare cosa davvero non funziona nella PA e in particolare nei dirigenti, nella politica che mette le mani dappertutto. Interessi profondi e molto concreti, altro che i dipendenti fannulloni. Adesso la sua campagna pubblicitaria gli si sta rivoltando contro. E infatti gli ultimi dati che sono usciti sull’incidenza delle malattie fanno vedere che ad agosto c’è stato un aumento”.

“Da parte nostra – conclude Bosco – dopo questa vicenda rimane la sgradevolissima sensazione di un ministro che non incide in alcun modo sui problemi veri della P.A., che non ha alcuna intenzione, per esempio, di intervenire sugli sprechi e sulle consulenze (i cui costi si aggirano intorno ai due miliardi annui)”.

La replica. Il ministero della P.A. sostiene però che la “rivoluzione” non si è fermata e, in un comunicato stampa, nega il colpo di spugna sulle norme. Ammettendo però che una modifica sostanziale c’è stata: “L’unica modifica intervenuta nel decreto-legge 1° luglio 2009 n. 78 riguarda le fasce di reperibilità, che sono state uniformate nella durata a quelle vigenti nel settore privato”. Intervento, dice il ministero, “deciso anche a seguito dei confortanti risultati del monitoraggio sulle assenze per malattia nella P.A.”.

“Al contrario – prosegue il comunicato del ministero – non si è intervenuto in alcun modo sulle disposizioni vigenti in materia di trattenute economiche e di certificazioni mediche dei dipendenti pubblici. Va però precisato che queste ultime saranno presto gestite online dall’Inps e si renderà quindi necessario uniformare la loro disciplina con quelle nel settore privato”. Ma il sindacato conferma tutte le modifiche (vedi tabella): la penalizzazione economica per i dipendenti in malattia è rimasta solo nella norma del cosiddetto “salario accessorio”, e la possibilità di certificazione è di nuovo estesa ai medici convenzionati.

Modifiche, precisa la Cisl, che sono “frutto del dialogo e del senso di responsabilità di governo e sindacato”. “Siamo riusciti ad eliminare gli eccessi del provvedimento – dice Faverin – e gli elementi punitivi verso i lavoratori, ma nel quadro di obiettivi condivisi e dello sforzo per aumentare l’efficienza delle amministrazioni pubbliche”.

“I problemi della P.A. sono rimasti irrisolti da quando si è insediato il ministro Brunetta – ribadisce Podda per la Cgil – Sarebbe ora che ci mettessimo intorno a un tavolo per cercare una soluzione davvero produttiva”.

(25 settembre 2009)

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