Così il coordinamento precari della provincia di Frosinone ha iniziato, ieri, la manifestazione di protesta davanti l’Ufficio scolastico provinciale. A sottolineare il messaggio un’inequivocabile performance: una bara portata a spalle da alcuni professori, a simboleggiare l’istruzione italiana. «Circa seicento persone hanno perso il lavoro quest’anno solo sul nostro territorio e si vanno a sommare ai già tanti disoccupati della provincia, con ripercussioni dirette sull’economia locale» ha dichiarato la referente provinciale del coordinamento Francesca Bucciarelli. Presente alla manifestazione l’assessore regionale Scalia: «Secondo il trattato di Lisbona dovremmo investire sulle conoscenze, invece in Italia si fa il contrario». Ad appoggiare l’iniziativa alcuni sindacati come Cgil e Cobas scuola. «I provvedimenti annunciati salva-precari sono dei palliativi di fronte al ridimensionamento della scuola pubblica – ha commentato al proposito Raffaele Miglietta, segretario provinciale di Cgil scuola – che tra l’altro danno poco o nulla ai professori visto, ad esempio, che l’assegno di disoccupazione esiste già da tempo». Tra i precari più penalizzati quelli di italiano alle medie, la cui cattedra è passata da 15 a 18 ore, e gli Ata. Tra il personale amministrativo, tecnico e ausiliario a tempo determinato spiccava ieri la voce di Angelo D’Arpino: «L’organico di diritto dei collaboratori scolastici è passato da 1.800 unità del 2005 agli attuali 1.329». La razionalizzazione dell’istruzione non nasce, però, con il ministro Gelmini. Lo ha evidenziato anche Daniele De Bartolo, portavoce provinciale dei Cobas: «I tagli alla scuola sono stati sostenuti, negli ultimi anni, dai governi di centro destra e centro sinistra. La provincia di Frosinone è una di quelle più penalizzate dalle scelte della Gelmini, tanto che hanno aperto una scuola con una classe di 38 studenti, non ancora sdoppiata». Quest’ultima circostanza poi è stata smentita dal dirigente dell’Usp Mandarelli che, pur manifestando la comprensione per la situazione dei precari, ha dichiarato che l’Ufficio si è attenuto alla normativa, anzi, durante le trattative è riuscito a ottenere una ventina di posti Ata, dove non ne erano previsti nessuno. Giallo, inoltre, sui numeri. Mandarelli ha dichiarato che i posti in meno quest’anno sono circa 200 per i professori e 190 per gli Ata ma, proprio a Il Tempo, una decina di giorni fa aveva parlato rispettivamente di diminuzioni di 480 e 195 unità. Numeri a parte, i precari e i disoccupati nella scuola, in provincia ci sono, ed è probabile che faranno ancora sentire la propria voce. I.P.