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Ai nastri di partenza tra le proteste

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 L’avvio della scuola corrisponde all’inasprirsi delle contestazioni contro i tagli al personale. Il 14 settembre Flc-Cgil, Gilda e Cobas scendono in piazza ma divisi. Intanto il ‘Coordinamento nazionale precari’ mantiene il presidio davanti il Miur, indice una manifestazione nazionale per il 3 ottobre e intima ai sindacati: non firmate i contratti di disponibilità, sono un bidone.

 

Il 14 settembre torneranno sui banchi la scuola gli studenti della maggior parte delle Regioni. L’attenzione però non sarà focalizzata sulla ripresa della didattica, sulle nuove modalità di valutazione, sulla pertinenza dei programmi da rivolgere agli studenti: ancora una volta i riflettori di media e opinione pubblica sono puntati sulle proteste contro l’annullamento di 42.00 posti di docenti e 15.000 di personale Ata. E sulle conseguenze che stanno comportando sui precari.

I quali proprio il 14 settembre daranno vita ad una serie di manifestazioni. Il centro della protesta sarà viale Trastevere. Dove da una settimana il “Coordinamento precari” ha allestito un presidio permanente: nei giardini a ridosso del Miur i manifestanti hanno posizionato due camper, un grande gazebo e diversi striscioni contro l’operato del ministro e l’adozione dei contratti di “disponibilità”. Se non ci saranno sviluppi i precari hanno detto di non volere interrompere il presidio: se ciò non avverrà il coordinamento ha anche già fissato una grande manifestazione nazionale per il prossimo 3 ottobre.

Per il primo giorno di scuola alla loro protesta si sommerà quella dei rappresentanti della Flc-Cgil. I quali a loro volta tornano davanti al ministero dell’Istruzione dopo soli quattro giorni: quando alcuni delegati del sindacato si incatenarono per rappresentare lo stato in cui sarebbe ridotta la scuola italiana.

Le ragioni della protesta del sindacato di Pantaleo sono le stesse dei precari: i contratti di “disponibilità” messi sul piatto dal governo, incentrati su fondi dell’Ue, sarebbero ritenuti dallo stesso segretario generale di comparto espressione di “soluzioni parziali, insufficienti e inique“.

Ma le contestazioni non finiscono qui: sempre il 14 settembre scenderà in piazza anche della Gilda degli insegnanti, ha organizzato un sit-in sempre a Roma, in piazza San Marco, a cui parteciperanno i dirigenti nazionali dell’associazione e numerose delegazioni di precari provenienti da varie province e, soprattutto, dalla Campania, regione maggiormente colpita dai tagli.
Sempre in corrispondenza del primo giorno di scuola saranno in piazza anche i Cobas: che si raduneranno davanti gli Usp di diverse città (a Roma davanti al Miur a partire dalle 16). “Durante la giornata – ha detto il portavoce Piero Bernocchi – invitiamo docenti ed Ata, come forma lampante di sostegno alla lotta dei precari,  ad andare a scuola con capi di abbigliamento stagliuzzati ed adesivi con le scritte ‘No ai Tagli. Difendiamo la scuola pubblica’”.

Oltre al ritiro dei tagli agli organici, i Cobas chiederanno l’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti, ma anche “il rifiuto – ha continuato il rappresentante dei Cobas – del provvedimento ammazza-precari (i contratti di disponibilità ndr) e delle cattedre superiori alle 18 ore, che contribuiscono non poco all’espulsione dei precari“. La soluzione tampone proposta dal Governo oltre ad infuocare gli animi ha anche prodotto ulteriori divisioni tra i sindacati. “I precari in lotta – sostiene Bernocchi – hanno respinto il decreto e in tutta Italia stanno intimando ai sindacati concertativi di non firmare alcuna intesa sulla testa dei precari e del mondo della scuola“: Una posizione condivisa dal “Coordinamento nazionale precari”, che ha espresso l’intenzione aprire “una campagna di massa di disdette delle iscrizioni nei confronti di quei sindacati che firmeranno l’accordo-bidone“.

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