fbpx

SCUOLA, INDIETRO TUTTA

897

Inizia il nuovo anno scolastico che nel calendario della storia segna la prima decade del terzo millennio e la celebrazione storica del 150° dell’Unita’ d’Italia.

In questi dieci anni la scuola italiana ha subito non poche trasformazioni segnate dall’autonomia scolastica introdotta da Luigi Berlinguer che dopo il primo exploit si e’ incartata in una complessita’ di norme che attendono ancora pieno sviluppo. Dopo la breve pausa con la guida del ministro Tullio De Mauro, e’ iniziata l’eta’ “morattiana” che dopo l’intervallo di Giuseppe Fioroni continua con la guida politica dei ministri Gelmini-Tremonti piu’ Brunetta, che e’ caratterizzata da tagli e risparmi, riduzioni e contrazioni, nuovi modelli organizzativi che ripropongono la scuola di ieri, oggi anche funzionali alla riduzione della spesa pubblica e del Ministero dell’Istruzione
Questo decennio e’ stato segnato: nella politica mondiale da Clinton, George W.Bush ed ora dalla “primavera ” di Obama; in Italia dalla presidenza di Carlo Azeglio Ciampi ed ora di Giorgio Napolitano, e nel Governo dall’alternanza di Prodi-Berlusconi. Nella vita politica abbiamo registrato l’avvento dei nuovi “partiti”, anche a carattere interregionale, le trasformazioni culturali e sociali sono alquanto evidenti a scapito, purtroppo, dei valori della vita; con la liberalizzazione della RU 486 passata come conquista della liberta’ e della dignita’ della donna; con gli adattamenti “addomesticati” dei principi morali con addosso il vestito del relativismo che vuole rendere ogni cosa legittima e giusta: cosi’ la dilagante disgregazione della famiglia, ora “allargata” ed aperta anche alle coppie di fatto e omosessuali, con i figli-oggetto, sballottati a destra e a manca, senza una guida e senza modelli.
Su “Il Sole 24 ore-SCUOLA” del 17 novembre 2000, Roberto Monteforte titolava a pag.5 “Arriva il docente unico: ciclo primario, ci sara’ un solo insegnante scelto dal dirigente scolastico”. Possiamo considerarlo “articolo profetico” ed oggi dopo dieci anni il docente unico con gli adattamenti alla “prevalenza” entrera’ a regime dal primo settembre.

PRIMO CICLO
Gia’ gli organici della scuola primaria, che si chiamava prima scuola “elementare” sono stati ampiamente ridotti e decurtati delle ore di compresenza che di conseguenza mortificheranno la diffusa stagione progettuale, riconducendo il tutto alla prevalenza curricolare. Tale riduzione ha determinato la soprannumerarieta’ di alcuni docenti, “perdenti posto” il blocco della nuove nomine dei precari e degli incaricati annuali, la non garantita continuita’ didattica dei docenti nelle classi e a settembre i bambini non troveranno lo stesso modulo di maestri dell’anno precedente.
Il Ministro Gelmini ha annunciato l’immissione in ruolo dei 16.000 docenti e ATA e di 647 nuovi dirigenti, ponendo cosi’ fine alle code delle graduatorie concorsuali
Nella scuola secondaria di primo grado, un tempo “scuola media” con ciclo triennale, poi “scuola di base” e quindi: “Istituto comprensivo” con l’aggregazione della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, la riduzione del personale e’ determinata dalla diversificata articolazione delle ore di insegnamento previste per ciascuna disciplina. Anche il tempo prolungato, che un tempo prevedeva un maggior numero di ore ed un incremento delle cattedre ha subito una notevole contrazione prevedendo soltanto l’aumento delle ore di Italiano e Matematica e riportando l’impianto didattico delle altre discipline alla stregua dell’orario a “tempo normale”
L’esame di stato al termine del ciclo primario ha consolidato meglio la prova nazionale che quest’anno e’ stata monitorata nelle “scuole campione”
Nel ciclo primario le annunciate riduzioni saranno gia’ in atto da settembre e si andra’ incontro ad un anno di “sperimentazione” di prove tecniche di orario, di adattamenti accomodanti di cattedre e di ore assegnate anche a piu’ docenti in servizio presso scuole diverse.
Rimane ancora misteriosa e irrisolta la futura gestione delle supplenze in sostituzione dei docenti assenti, che, grazie alle restrizioni del ministro Brunetta sono di gran lunga diminuite in tutto il settore del pubblico impiego. Negli anni precedenti le ore di disponibilita’ di alcuni docenti, le compresenze, consentivano di coprire anche se parzialmente alcune ore in sostituzione dei docenti assenti. Tutto cio’ adesso non e’ previsto, avendo ciascun docente tutte le ore assegnate in attivita’ di insegnamento curricolare e pertanto si dovranno trovare altre strategie di soluzione. La piu’ immediata sara’ quella di mandare i ragazzi a casa, quando manca l’insegnante, ma credo che tale soluzione sia in contrasto con il proclamato “diritto allo studio” sancito dalla Costituzione Italiana e allora. vedremo di trovare una nuovo strategia.
La proposta ministeriale di trasformare il sussidio di disoccupazione in “indennita’ di disponibilita’” per tutti i supplenti annuali, ai quali non sara’ rinnovato l’incarico, forse potrebbe diventare una possibile soluzione, assegnando a ciascuna scuola uno o piu’ docente come “supplenti stabili”.

SECONDO CICLO
La scuola secondaria di secondo grado, che ha gia’ visto approvati i nuovi sei licei e 10 indirizzi di studio, alquanto ridotti rispetto ai 500 indirizzi e sperimentazioni precedenti, si prepara ad una nuova gestione del tempo scuola, 27 ore al biennio e 30 -31-32 ore al triennio con la sola eccezione del liceo artistico che arriva a 35 ore.
Nell’attuazione del riordino della scuola superiore viene riproposto il progetto Moratti-Bertagna dei due bienni e dell’anno terminale, ponte per l’universita’ ed il mondo del lavoro. Al tradizionale liceo classico, scientifico, artistico,si aggiunge il liceo linguistico, musicale e coreutico ed il nuovo liceo delle scienze umane che sostituisce il liceo psicopedagogico
Il nuovo impianto scolastico prevede una riduzione delle ore di cattedra delle singole discipline afferenti ai saperi essenziali, con conseguente perdita di posti di lavoro e si dovrebbe “inventare” un nuovo modo di insegnare applicando la “didattica breve” e facendo entrare in meno ore i “molti saperi” necessario che erano un tempo indicati dai “programmi ministeriali”.
L’inserimento della lingua inglese per tutto il corso di studio ed in tutti i licei costituisce una novita’ “ovvia” in risposta alla multiculturalita’ plurietnica che caratterizza l’attuale societa’ globalizzata.
Ancora un anno di attesa e tale “riordino” prendera’ il via nell’anno scolastico 2010-2011 per il primo biennio e quindi a regime dal 2013.
Le annunciate critiche oppositive alla differenziazione tra i licei e gli istituti tecnici e professionali, ritenuta come discriminazione degli studenti,non lede i diritti di nessuno, ma da’ a ciascuno secondo i propri bisogni. I principi di uguaglianza vengono rispettati dando a tutti la facolta’ di scegliere il percorso di studio, ed una volta operata la scelta non si puo’ parlare di discriminazione.

GELMINI ATTO SECONDO
Il Ministro Mariastella Gelmini lo inizia questo secondo anno di scuola con le idee piu’ chiare e, dopo il rodaggio del primo anno, travagliato e contestato, ma la sua linea politica appare decisa e determinata
I buoni propositi di ridare alla scuola italiana centralita’ sociale ed importanza culturale per lo sviluppo del Paese, secondo molti operatori scolastici, sono soltanto delle belle parole di occasione ed i molteplici interventi di riduzione e contrazione, calati dall’alto senza la necessaria predisposizione ad una gestione integrativa lascera’ certamente dei vuoti, che rimarranno forse incolmabili.
Buon esito ha avuto il ritorno al voto e l’introduzione valoriale del voto in condotta.. Il fatto che alcuni studenti stiano facendo esperienza sulla propria pelle stanno ripetendo l’anno per l’insufficienza condotta e’ un segnale di rigore che, almeno in parte, rallenta il dilagare del bullismo scolastico e di alcuni comportamenti incivili.
La pagella con i voti, come fino agli anni settanta, riporta la scuola indietro nel tempo, ma il provvedimento e’ stato ben accolto dalle famiglie ed anche dai docenti, i quali, pur utilizzando il voto numerico, non dovrebbero ridurre la tensione pedagogica verso lo sviluppo delle competenze e far un uso intelligente delle conoscenze disciplinari che non possono essere soltanto quelle di tipo scolastico. Nel tornare indietro sulla strada degli insegnamenti curricolari, e verso una “scuola di merito” si registra in alcuni casi una ridotta attenzione all’alunno persona che cresce con i propri ritmi e limiti. La sbandierata qualita’ della scuola in relazione al numero degli studenti bocciati, non trova certamente concordi quanti fanno della qualita’ un valore di impegno educativo e formativo di rispetto e di attenzione alla persona ed intendono il servizio scolastico come spazio e momento di crescita e di sviluppo integrale.
La rinnovata disposizione che gli studenti conseguano la sufficienza in tutte le materie quale presupposto di ammissione agli esami di stato conclusivi del primo e del secondo grado costituira’ certamente un ottimo stimolo allo studio, anche se in alcune realta’ scolastiche tale “sufficienza” risultera’ fortemente “addomesticata”e flessibile.
E’ proprio vero che la scuola istituzionale cambia con i Ministri, ciascuno cerca di imprimere la propria impronta, e di fare una scuola a propria immagine e somiglianza, ma la scuola militante cambia e si rinnova veramente soltanto in funzione degli interventi e dello stile pedagogico dei singoli docenti.
In una societa’ dominata e guidata dal relativismo, la scuola si adegua ad un relativismo pedagogico che ha come protagonisti i docenti non sempre e non tutti convergenti nell’idea di scuola e di conseguenza diversi e vari si presentano gli interventi e le azioni che caratterizzano la concreta vita scolastica. Si registra quasi un “relativismo scolastico” in quanto ciascuno mette in atto principi, valori e modi interpretativi molto personali e soggettivi. Le leggi e le “indicazioni” anche se di carattere “nazionale” spesso vengono attuate in ragione di una specifica e soggettiva lettura interpretativa provocano di fatto un servizio scolastico alquanto variegato nel territorio nazionale, e nei diversi contesti socio-ambientali.
Ancora una volta si denunciano le presunte differenze qualitative tra scuola del Nord e del Sud e la provocazione della Lega di sottoporre ad esame i docenti circa il dialetto e le tradizioni storiche e culturali del Paese ove si insegna, acuisce ancora di piu’ il disagio ed il divario tra Nord e Sud.
Anche l’insegnamento e la valorizzazione del dialetto e delle tradizioni culturali e storiche del territorio, contributo funzionale alla crescita e alla formazione globale dello studente non possono essere “strumentalizzate” come occasione di separatezza e di divisione tra regioni del Nord e del Sud
La discussione parlamentare della “proposta Aprea” circa il nuovo assetto organizzativo della carriera dei docenti, la triplice articolazione di progressione anche con differenziazione economica tra docente “iniziale”ed “esperto”, accompagnera’ certamente il dibattito dei prossimi mesi e si auspica che si possa pervenire ad una meritocrazia riconosciuta e validata dai benefici che la scuola produce per gli studenti e con il gradimento dei genitori.
La valutazione del servizio scolastico resta un imperativo utopico, se non vengono scardinati certi preconcetti sindacali e tanti pseudo diritti ritenuti tali per prassi consolidata.
A coloro che hanno gridato nei cortei: “la scuola della Gelmini non ha progetto” i fatti rispondono che il progetto c’e’, anche se non e’ da tutti condiviso, ed e’ radicato nel recupero della tradizione classica della scuola delle discipline, in alternanza alla scuola “progettificio”, al far bene il proprio dovere di studenti e non di “parcheggiati” nelle scuole, a ripristinare una maggiore serieta’ nello studio e nell’impegno professionale.
Si rileva non adatta la forma delle adozioni di disposizioni calate dall’alto e che, senza la dovuta assimilazione e condivisione, spesso sono vane nell’applicazione e inadeguate al contesto.
La scuola ideale, bella e seria, che tutti i genitori vorrebbero per i loro figli, non e’ certamente la scuola che boccia gli alunni, ne’ tanto meno quella delle promozioni facili o dei diplomifici. Non e’ certamente la scuola degli scioperi, delle contestazioni, dei docenti assenteisti o insoddisfatti del loro lavoro, ne’ ancor meno la scuola dei “progettifici” che distraggono i docenti dallo svolgimento ordinario e coerente del percorso formativo e li avviluppano tra le spire delle cose da fare a discapito dell’azione didattica e formativa.
Intanto l’anno scolastico prende il via, portando con se’ i tanti “problemi aperti” della scuola italiana e tra questi e’ prioritario l’aggiornamento e la formazione dei docenti in vista di una didattica efficace che produca conoscenze e competenze; una didattica capace di rendere fruttuoso il tempo scuola, che si riduce sempre piu’ e se non ben organizzato risulta improduttivo.
Ricambiamo gli auguri di “Buon anno scolastico” al Signor Ministro e, con lo zaino sulle spalle, vorremmo andare avanti, anziche’ indietro.

Giuseppe Aderno’

Da ASASI

In questo articolo