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Scuola, la protesta monta al Sud: CONTRO I TAGLI I PRECARI IN PIAZZA. IL GOVERNO PREPARA IL «CONTRATTO DI DISPONIBILITÀ»

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 Si sta infiammando al Sud, e in particolare in Sicilia, la protesta degli insegnanti precari che rischiano di restare a mani vuote dopo l’ultimo taglio di 20mila cattedre deciso dal governo.
Ieri sit-in e manifestazioni, affollati da centinaia di persone, si sono svolti a Catania, Palermo, Messina, Agrigento, nonché a Napoli, Benevento e Cosenza. Tutti insieme per reclamare da governo e Regioni attenzione e soluzioni immediate per l’ondata di disoccupazione che sta per abbattersi sulla categoria.
I sindacati, naturalmente, sono al fianco dei precari e valutano con accenti più o meno critici la novità che sta maturando in questi giorni al ministero della Pubblica istruzione, proprio per affrontare il problema, con un assegno per i senza cattedra, una sorta di cassa integrazione. Vediamo di che si tratta.
Bisognerà aspettare uno specifico provvedimento legislativo, come l’approvazione, prevista fra qualche giorno, del decreto Ronchi, per sapere nel dettaglio le modalità di attivazione dei cosiddetti «contratti di disponibilità» che coinvolgono da una parte l’Inps e dall’altra il Miur e le Regioni, fra cui la Sicilia.
I contratti, così come sono stati annunciati, prevedono l’erogazione di una indennità di disoccupazione agli oltre 18 mila precari ai quali non verrà rinnovato l’incarico per il prossimo anno, ma a cui però dovrebbero dare almeno un po’ più di tranquillità economica per tirare avanti. Come è noto la legge finanziaria dell’anno scorso ha stabilito una drastica serie di tagli di organico che ha raggiunto la cospicua cifra di oltre 36 mila cattedre, a fronte di soli 8 mila docenti e 8 mila Ata immessi quest’anno nei ruoli, ma a fronte pure di oltre 40mila pensionamenti che avrebbero dovuto consentire almeno il turnover di altrettanti nuove nomine.
E se in 18 mila (secondo il Miur sarebbero però poco più di 16 mila) dopo anni di lavoro si troveranno a spasso, altri 90mila supplenti temporanei non avranno più modo di sbarcare il lunario, per cui ci sono tutte le condizioni per un inizio tormentato dell’anno scolastico, le cui avvisaglie si stanno già avvertendo negli uffici degli ex provveditorati, invasi da centinaia di docenti in cerca di cattedra. Per questo motivo il Miur, su segnalazione anche dei sindacati a lui più vicini, ha pensato di istituire i contratti di disponibilità, una sorta di ammortizzatore sociale che coinvolge per questo pure l’Inps, con cui da un lato si garantisce la nomina giuridica ai precari, col relativo punteggio ai fini della graduatoria, e dall’altro un salario pari all’80% dell’ultimo stipendio. Questo contratto però impegna i docenti a essere a disposizione in qualunque momento dell’Usp che dovrà dunque stilare nuove graduatorie e gestirle, senza essere affidate alle singole scuole che non potranno più contare sui propri supplenti.
I professori che firmeranno questo contratto saranno occupati a fare da tappabuchi un po’ dovunque, ma con precedenza su tutti gli altri, quando i colleghi di ruolo si assenteranno (malattia, maternità ecc.) anche se da quel momento riceveranno lo stipendio pieno che ritornerà ridotto se la supplenza dovesse cessare.
Dal fronte del Coordinamento dei precari però c’è profondo disaccordo perché il contratto di disponibilità sarebbe condizionato dalle somme che ciascuna regione metterebbe sul tavolo e che dovrebbero essere pari a 3/4 del fabbisogno complessivo, mentre lo Stato ne sborserebbe solo 1/4: avranno le casse degli Enti tali cifre? E non solo, ma non rientrerebbe chi, magari per esigenze personali, ha preferito una supplenza temporanea all’incarico, mentre è ancora in forse il personale Ata che non sembra, ad oggi, possa beneficiare di questo strumento.
Il più numeroso sindacato della scuola, la Flc-Cgil, dal proprio punto di vista, pur essendo critico su questa iniziativa del governo, che non risolve il problema antico e complesso del precariato scolastico, prende atto che è comunque un modo per dare una risposta a chi perde il lavoro, mentre è in attesa, ci diceva il segretario Fasciana, che si apra al più presto un tavolo, con l’Inps, il governo e la Regione per definire con puntualità norme, modi e condizioni di attuazione dei contratti medesimi. Dubbi anche dalla Cisl: il contratto di disponibilità «è un palliativo ma non va sottovalutato».
La Sicilia 01 settembre 2009
PASQUALE ALMIRANTE
Gabriella Bellucci

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