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La protesta presso l’USP di Napoli

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 “Diciamo che l’ occupazione non era prevista oggi, dovevamo preparare un calendario di azioni da fare nel tempo. Improvvisamente però qualcuno ha detto che dovevamo approfittare del fatto che c’ era molta gente sia dentro che fuori, naturalmente abbiamo trovato già la polizia, era tutto blindato. Noi con un corteo siamo entrati nell’ingresso dell’USP  e abbiamo impedito che si entrasse, in poche parole abbiamo interrotto il pubblico servizio.
Vincenzo e Rosaria sono stati identificati perché hanno fatto una cosa che non andava fatta,  in ogni caso dopo momenti di grande tensione anche emotiva la situazione si è tranquillizzata.
Alle 16 ci hanno invitate a lasciare gli spazi che avevamo occupato, le più coraggiose, eravamo circa 25, hanno deciso di non farsi spaventare ci siamo incatenate l’una con l’altra e abbiamo deciso di non alzarci. Nel frattempo sono arrivati i rinforzi della polizia e i carabinieri, sono entrati in tenuta antisommossa con tanto di caschi manganelli e fumogeni, ma non hanno osato toccarci né tantomeno hanno intimato di alzarci. Si sono solo schierati intorno a noi. Ci siamo strette ancor di più ma hanno ceduto i nervi, i miei, emotivamente non ho retto , ci guardavamo tutte ( eravamo messe a semicerchio) negli occhi e piangevamo. E’ stato il momento in cui ho capito che le mie colleghe, quelle con le quali ho combattuto tutto l’anno, sono persone speciali. abbiamo tenuto duro ed eravamo davvero decise. Abbiamo chiesto che il prefetto ci raggiungesse lì, non era possibile. Dopo una lunga trattativa, il prefetto ci riceverà nel più breve tempo possibile”.

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