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I PRECARI DELLA SCUOLA FREGATI DA UN MECCANISMO PERVERSO: LA CASSA INTEGRAZIONE A CHIAMATA

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Attenzione, attenzione. Sta per essere creato un meccanismo perverso. Ho già usato la metafora dello sciccareddu, quello che “unni si cucca, si susi.”.
Già perché credevate che si potessero lasciare a casa impunemente migliaia di precari che, quest’anno, non si sono visti rinnovare la loro nomina? Ma no, nemmeno per scherzo, non è demagogico e produttivo. Cioè i precari si lasciano a casa, ma viene fuori un meccanismo appunto perverso, d’accordo con Inps, i famosi sindacati e le Regioni: si chiama cassa integrazione a chiamata. O ancora, come si vocifera in questi giorni, contratto di disponibilità.
I precari quarantenni e oltre diventano tutti disponibili: cioè restano a casa, percependo il 60 o l’80 per cento, non si capisce bene, del loro già lauto stipendio, a disposizione delle scuole per andare a svolgere sostituzioni di pochi giorni o settimane nelle scuole in cui si creeranno vuoti momentanei, piccole falle o spaccature: docenti malati o in maternità.
Ora tutti si chiedono: ma non era meglio dare la solita nomina ai soliti precari piuttosto che garantire loro poi uno stipendietto quasi equivalente in tal modo? No, cari miei. Perché se no dov’è che il meccanismo diventa perverso? L’operazione costerà, dicono, 110 milioni di euro, che erano quei soldi che i precari avrebbero comunque percepito come indennità di disoccupazione! Insomma nessun aggravio per le casse dello stato e un programma ben preciso: chiudere le porte alle assunzioni nella scuola. Che non sarà più, parola della Gelmini, il refugium peccatorum. L’indennità di disoccupazione la  percepiranno dunque in altra forma, non rimanendo a casa, i precari, ma facendo i tappabuchi a quaranta, cinquant’anni come se fossero ragazzi di venticinque, senza una classe loro, senza una scuola loro, che alla fine dell’anno non si ricorderanno più nemmeno dove sono stati. E per giunta, ecco il meccanismo perverso, dovranno ringraziare tutti per questi ammortizzatori sociali, per queste forme di sostegno al reddito. Lo Stato, i sindacati e le regioni. Ecco cosa si fa per i precari della scuola italiana. Come siete buoni voi, voi sì che siete buoni…

SILVANA LA PORTA

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