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La scuola è nel caos ma si discute di dialetti e test per i docenti del sud.

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La scorsa estate il ministro Gelmini ci ha intrattenuto con amenità come grembriulini e voto in condotta, a settembre arrivarono i tagli per migliaia di posti di lavoro, il maestro unico e la riduzione delle risorse.

Quest’anno, fra boccali di birra e fumanti panini con i crauti, hanno varato il tema del giorno: dialetti obbligatori nelle scuole, test d’ingresso per insegnanti del sud, presidi con la patente padana. Il Ministro della Repubblica ci sta pensando.

Ancora fumo negli occhi, informazione indirizzata verso futilità (ancorché gravi per un Paese civile) per distogliere l’attenzione dai veri e concreti problemi: la scuola rischia a settembre di cominciare nel caos. Saranno avvertiti da tutti, famiglie e lavoratori, i tagli agli organici, la riduzione delle risorse, la riduzione dell’offerta formativa.

La FLC Cgil ha già annunciato la mobilitazione a partire dal primo giorno di scuola. Le dichiarazioni del Segretario Generale Domenico Pantaleo hanno denunciato una situazione insopportabile e il rischio dell’ingestibilità del sistema a pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico.

Nella rassegna stampa, riportiamo un articolo del maestro Marco Rossi Doria che, nel deserto dell’informazione, ricorda che ci sono altri e ben più gravi problemi, rispetto alla necessità di rendere obbligatorio lo studio dei dialetti, sui quali la politica, nella maggioranza come nell’opposizione, dovrebbe misurarsi.

Roma, 20 agosto 2009

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