Si parte da un’ora a settimana ampliabile dal Collegio dei docenti. Il suo insegnamento verrebbe affidato ad “insegnanti specializzati” e selezionati durante i concorsi. Si conferma così in pieno la linea che ha fatto bloccare il progetto Aprea in Commissione Cultura. Calderoli sicuro: entro un anno sarà legge.
Sul dialetto da introdurre a scuola come materia di insegnamento la Lega Nord corregge il tiro, ma non molla. Anzi. Se il capo del Carroccio, Umberto Bossi, nel giorno Ferragosto aveva parlato di essere pronto a preparare la legge, a Ponte di Legno il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, si è presentato dopo perche ore con il ddl già bello e pronto. L’ha consegnato al senatur e si sono ripromessi di presentarlo in Parlamento al rientro dalle vacanze. Per il momento si tratta solo una bozza, certo, ma tanto basta per far capire che la Lega su questo nuovo leit motive dell’estate non intende fare nemmeno un passo indietro. A dire il vero ne ha fatti due avanti. Perché nella bozza del ddl lo studio dei dialetti verrebbe reso obbligatorio in tutti i cicli scolastici: dalla primaria passando per le medie fino alle superiori. Rispetto a quanto detto inizialmente da Bossi, quindi, il suo insegnamento non sarebbe necessariamente legato alla musica: ma verrebbe affidato ad “insegnanti specializzati” la cui competenza sarebbe verificata durante i concorsi di accesso alla professione. Una notizia che non gradiranno sicuramente gli alleati di Governo. Ad iniziare dal presidente della Commissione Cultura alla Camera, Valentina Aprea, costretta a fine luglio a bloccare il suo progetto di legge sullo stato giuridico dei docenti proprio dalla volontà della Lega, in particolare del deputato Paola Goisis, di inserire per la selezione dei nuovi docenti una prova selettiva incentrata sul grado di conoscenza della regione dove si candidano ad insegnare.
Anche dalle parole di Calderoli trapela la linea ferma e decisa. “L’anno scorso a Ferragosto ho portato la bozza del federalismo fiscale che, in meno di un anno, è diventata legge. Oggi Bossi – ha detto il responsabile del dicastero della Semplificazione – ha in mano la bozza di legge sui dialetti e vi garantisco che non durerà tanto di più per diventare legge“.
Nel testo preparato dalla Lega nei giorni più caldi dell’estate (“quando gli altri – sottolinea Calderoli – sono in vacanza ai tropici noi stiamo a casa a lavorare e a preparare le leggi”) si partirebbe da un’ora (anche se si fa capire che due sarebbero l’ideale) a settimana di dialetto: questo tipo di offerta formativa sarebbe però ampliabile dai singoli istituti sulla base delle specifiche esigenze. Ulteriori spazi orari settimanali verrebbero così sottratti a quelli dedicati normalmente all’approfondimento: in pratica anziché fare più ore di italiano, matematica o lingue straniere, il Collegio dei docenti (anche sulla spinta delle famiglie) potrebbe quindi decidere di far svolgere agli allievi un ulteriore numero di ore di dialetto. Calderoli non ha dubbi: ci sarà un boom di richieste, soprattutto “nelle valli e dove la difesa della lingua è molto sentita dalla gente”.
Il ministro ci tiene poi a dire che l’insegnamento del dialetto è un vecchio “pallino” della Lega. Che infatti su questo punto fa sul serio da almeno tre-quattro anni. “Nel 2006 – ha rivelato Calderoli – avevamo presentato una proposta di legge costituzionale perchè ci fosse la tutela delle lingue locali e dei dialetti e anche della lingua italiana. Oggi, infatti, la lingua italiana è il dialetto romanesco che ci passa la Rai“.
La novità è che la Lega rispetto al passato è diventata più diretta. I maligni dicono che si tratta di una sorta di ricatto al Governo, visto che i margini di potere sono diventanti maggiori. Un ricatto che però al momento verrebbe rispedito al mittente: “Il dialetto a scuola è una boutade estiva – ha detto il ministro per l’Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi – tanto per restare in tema, proponiamo alla Gelmini l’introduzione del napoletano in tutte le scuole. In fondo, dopo l’inglese e’ la lingua internazionale per eccellenza“.
Che però oggi come non mai la Lega abbia le ‘spalle larghe’ è un dato di fatto. Ritorna anche sulla questione dei docenti in possesso di competenze sulle tradizioni regionali: “noi vogliamo un esame – ha detto sempre Calderoli – per far sì che chi prende 110 e lode a Reggio Calabria venga ‘riqualificato’ rispetto all’80 che arriva qua a Milano o a Brescia“.
Ogni dubbio è dissipato: si può essere in disaccordo con quel che sostiene (e lo sono in molti, soprattutto perché il Carroccio continua a sorvolare sulle modalità di finanziamento del progetto e soprattutto su quali sarebbero i dialetti più titolati per essere insegnati visto che in una stessa regione se ne parlano diversi e tutti di pari dignità). Ma una cosa è certa: alla Lega non si può imputare la mancanza di coraggio