“Perché in Veneto ciò non è possibile? ” A chiederlo pubblicamente è il senatore del Carroccio Gianvittore Vaccari. Il problema è che l’indisponibilità a concedere finanziamenti per il personale scolastico non di ruolo riguarda la maggior parte delle Regioni. Forse il Miur farebbe bene ad intervenire attraverso un coordinamento nazionale più definito
Il confronto pubblico con il piano di salvataggio presentato venerdì scorso dal governatore Lombardo non ha resistito più di un week end. Passato il quale la Lega Nord ha fatto scattare la protesta: “perché in Sicilia – ha chiesto il senatore del Carroccio Gianvittore Vaccari – i precari della scuola trovano un accordo con la Regione che permetterà loro comunque di lavorare e in Veneto ciò non è possibile?”. Come volevasi dimostrare l’accordo raggiunto la scorsa settimana tra il governo regionale siciliano e il Miur, che ha portato in salvo 1.500 insegnanti, in prevalenza di sostegno, e 300 lavoratori Ata a supporto del progetto, ha fatto storcere la bocca a più di qualcuno. Sotto accusa quelle Regioni, la maggior parte, almeno quindici, che sinora non hanno mostrato interesse per supportare quei programmi rivolti ad elevare la qualità dell’offerta formativa attraverso il miglioramento dell’insegnamento in alcune specifiche aree (in Sicilia si è puntato sul sostegno e gli studenti a rischio abbandono).
Come indicato da viale Trastevere, anche se le linee guida del progetto, realizzate dal Miur di concerto con i sindacati, non sono ancora definitive, l’incarico sarà attribuito al personale precario che, dopo aver firmato nell’anno scolastico 2008/09 un contratto annuale, da settembre si ritroverà disoccupato. A questi precari storici ‘vittime’ dei tagli verrebbe anche assicurato (il ministro Gelmini ha promesso all’interno del decreto Ronchi di settembre) il riconoscimento del punteggio e l’assegnazione di tutte le supplenze brevi e saltuarie che si renderanno disponibili in tutte le scuole della Provincia di appartenenza. Oltre che l’indennità classica inviata dall’Inps, stavolta però in adeguate ‘porzioni’ accreditate ogni fine mese e non più in un’unica soluzione nell’anno successivo.
L’intervento delle Regioni porterebbe i lavoratori rimasti ‘al palo’ a limitare i danni e a vedersi riconosciuto un compenso finale pari a circa il 60-70% di quello che avrebbe percepito firmando un normale contratto. “Ora in Sicilia l’investimento finanziario da parte del ministero – sottolinea il senatore leghista – è pari a 10 milioni di euro mentre per la Regione è di 40 milioni in due anni. Ora mi chiedo quali ostacoli ci sono per fare un accordo simile nella nostra regione? Mi sembra che la solerzia della Regione Veneto verso Eppure il Veneto un progetto analogo lo scorso anno lo ha condotto. E a questo punto è probabile, alla luce anche delle pressioni di uno dei partiti che nella Regione ha sicuramente un forte peso, che bisserà l’iniziativa. Sulla buona strada, oltre la Sardegna, ci sarebbero anche le Marche, la Lombardia, delle Marche, la Campani e la Puglia. Il resto delle Regioni invece nicchia. Evidentemente mettere sul piatto decine di milioni di euro non deve essere un’operazione alla portata di tutti i Governatori.
Per i precari della scuola il risultato però che deriva da questa situazione è per l’ennesima volta deprimente: ad un mese dall’avvio del nuovo se non interviene il Miur, attraverso un definito e chiaro coordinamento nazionale, per la prima volta si rischia davvero di creare precari di serie A e di serie B. Con la contrapposizione Nord-Sud che per una volta non potrà fare da parafulmine.
Fonte. La tecnica della scuola