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Bozza tecnici e professionali. Osservazioni della Gilda

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26 maggio 2009 – GildaIns
L’ultima bozza presentata ai sindacati sul riordino degli Istituti Tecnici e Professionali dopo mesi di silenzio ufficiale in cui sono circolati in maniera più o meno discrezionale quadri orari e anticipazioni prefigura una situazione peggiore di quanto ci si potesse aspettare.

Non entriamo qui nel merito specifico dei singoli assetti degli Istituti e dei quadri orari allegati. Serve una analisi adeguata, istituto per istituto degli effetti della riforma e in questo chiediamo a tutti i colleghi di proporci critiche e riflessioni anche tecniche concernenti i percorsi formativi inseriti nei regolamenti.
Gilda degli Insegnanti esprime grande preoccupazione e viva critica rispetto ai documenti presentati ed invita tutti i docenti degli Istituti Tecnici e Professionali a mobilitarsi per evitare che molti aspetti deleteri della riforma passino senza alcuna resistenza o sviluppando una sorta di fatalismo passivo che sembra caratterizzare negli ultimi tempi il dibattito sulle riforme negli istituti superiori.

QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE NOI CONSIDERIAMO INACCETTABILI?

Per gli Istituti Tecnici:

  • Gli effetti della riforma sono immediati a partire dall’a.s. 2010-11 in tutte le classi con esclusione dell’ultima classe. Nel primo biennio si impone da subito il nuovo modello curricolare. Nelle classi terze e quarte si scende a 32 ore settimanali senza cambiare il curricolo, ma la cosa risulta impossibile se si pensa che nella maggior parte dei tecnici e professionali le ore settimanali sono almeno 36.
  • Scompare la quota di flessibilità nel primo biennio fatto salva la possibilità delle scuole di usare la quota del 20% prevista dall’autonomia
  • Sono ancora previste senza alcuna spiegazione operativa e con generici rimandi ad appositi elenchi nazionali (vedi art. 8 punto b) quote troppo ampie di flessibilità (30% nel secondo biennio e 35% nell’ultimo anno). Tale flessibilità che riguarderebbe le aree di indirizzo, se implementata con il 20% di flessibilità prevista dall’autonomia scolastica, può portare ad una frammentazione ulteriore dei percorsi legandoli eccessivamente alle dinamiche e spinte provenienti dal territorio con particolare riferimento alle piccole e medie imprese che chiedono una formazione sempre più contingente al ciclo economico e di breve periodo.
  • Mancano assolutamente i riferimenti nel sistema di monitoraggio e aggiornamento dei percorsi alle associazioni professionali dei docenti. In concreto le associazioni professionali anche disciplinari o d’area non sono considerate come interlocutori così non sono considerati interlocutori i sindacati.
  • Mancano i riferimenti per l’utilizzazione del personale che SICURAMENTE sarà definito soprannumerario o non inseribile nei percorsi formativi (si pensi ai docenti di trattamento del testo, ai lettori di lingue straniere, ecc.)
  • Paradossalmente, nel tentativo di ridurre la complessità delle discipline presenti negli attuali istituti tecnici favorendo le discipline generali obbligatorie e obbligatorie di indirizzo (ma se sono obbligatorie come può funzionare la flessibilità?), si sono ristretti gli ambiti delle discipline tecnico-professionali che erano caratterizzanti dei percorsi tecnici. Così risultano ad esempio penalizzate le lingue (seconda lingua in quasi tutti i tecnici, terza lingua negli istituti per il Turismo), lo studio del diritto e dell’economia, chimica e laboratorio in alcuni indirizzi, ecc. Qui l’elenco sarebbe lungo e complesso.

Per gli Istituti Professionali

  • La quinquennalità dei percorsi professionali proposti di fatto porterà alla progressiva scomparsa di molti istituti professionali statali a favore dei corsi professionali regionali che potranno dare qualifiche intermedie dopo il terzo o quarto anno. Ai Professionali statali resterebbe il potere di attribuite il diploma quinquennale spendibile anche per il proseguimento universitario. Nulla vieta che si possa rientrare da percorsi regionali nel percorso statale e viceversa.
  • Si parla addirittura di “ruolo di sussidiarietà” nei confronti delle regioni…
  • In concreto, a parte qualche caso di professionale quinquennale riconosciuto come “percorso lungo” (ad es. gli alberghieri e i servizi turistici) l’utenza che vuole entrare precocemente nel mercato del lavoro o che vuole averne la possibilità, potrà essere facilmente dirottata verso qualifiche intermedie regionali lasciando agli istituti statali solo il perfezionamento nella prospettiva dell’esame di stato.
  • Le quote di flessibilità, oltre al 20% attribuito all’autonomia scolastica, sono del 25% nel primo biennio, del 35% nel secondo biennio e addirittura del 40% nell’ultimo anno. Se aggiungiamo anche la quota del 20% prevista per l’autonomia, qui vale ancora di più la preoccupazione di un collegamento troppo marcato con le esigenze di breve periodo dell’industria e dell’economia locale.
  • Per i professionali è previsto, analogamente ai tecnici, il rimando a generiche tabelle future su cui operare con le quote di flessibilità
  • Anche qui si toccano gli orari nei primi tre anni a partire dall’a.s. 2010-11: 32 ore in prima, 34 in seconda e terza.
  • Anche nei professionali vengono penalizzate discipline tecnico-professionali per valorizzare discipline obbligatorie generaliste.
  • Vengono rivisti complessivamente gli organici dei docenti tecnico-pratici nella prospettiva della riduzione di aree disciplinari.

SI TRATTA DI REGOLAMENTI FINALIZZATI SOLO A TAGLIARE SUBITO ORGANICI E
CLASSI NEI PRIMI QUATTRO ANNI NEI TECNICI E NEI PRIMI TRE NEL PROFESSIONALI.
LA PERDITA DI POSTI DI LAVORO E’ IMPRESSIONANTE E MANCANO SERIE STIME DEGLI
EFFETTI SGLI ORGANICI PER CLASSI DI CONCORSO.

 

Sull’argomento abbiamo scritto

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da orizzontescuola

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