ROMA (20 gennaio) – «Significherebbe dichiarare la sconfitta della scuola come istituzione». Francesco Pizzetti, garante per la Privacy, esclude senza mezzi termini la possibilità di piazzare occhi elettronici negli istituti.
Il ministro Gelmini vedrebbe favorevolmente l’uso di telecamere nelle scuole, ci sarebbero ostacoli per il rispetto della privacy?
«Il ministro non ha mai detto una cosa di questo tipo. Al di là dei titoli sui giornali. Il problema non riguarda solo la privacy, ma il ruolo della scuola in generale. I professori hanno la responsabilità di quanto avviene nelle ore di lezione e il personale ausiliario negli spazi comuni dell’istituto. La decisione di utilizzare un sistema di sorveglianza significherebbe dichiarare il fallimento dei docenti e dell’istituzione in generale. Una resa. Cambierebbe il ruolo della scuola».
In che senso?
«C’è anche in gioco il rapporto tra docenti e alunni: un controllo, durante le ore di lezione, sottoporrebbe insegnanti e ragazzi a una sorveglianza permanente. La naturalezza del rapporto verrebbe meno. E un progetto di questo tipo sarebbe comunque inconciliabile con il rispetto delle norme sulla privacy».
Eppure gli ultimi episodi sono stati molto gravi.
«Le parole di sensibilizzazione del ministro sono molto opportune per l’attenzione rivolta al problema. Gli ultimi episodi sono gravissimi. Credo che il rigore sia indispensabile, per questo il recupero di strumenti caduti in disuso è quanto mai appropriato. Ma spetta ancora agli insegnanti utilizzarli».
Nel 2004 un provvedimento affrontava la questione, sarà rivisto?
«Dal 2004 sono cambiate tante cose, ma il provvedimento era ragionevole e prevedeva la possibilità di un occhio elettronico durante gli orari di chiusura, quando non erano presenti insegnanti e studenti, in casi di emergenza, come il rischio di atti vandalici. Da allora il ruolo dell’istituzione non è cambiato. Nessuno ci ha investito della questione. Non interverremo».
E la possibilità di installare telecamere all’esterno degli istituti?
«Vale lo stesso principio che vige per altre istituzioni. E’ come il vigile o il nonno all’uscita degli istituti. Le telecamere non starebbero certo lì per controllare chi passi sul marciapiede, sarebbe indispensabile il rispetto delle norme generali a tutela della privacy, e comunque potrebbero essere giustificate solo per tutelare da rischi sulla sicurezza».