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Università, il ‘3+2’ non attrae: meno ‘maturi’ diventano ‘matricole’

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E’ quanto emerge dal 9° rapporto Cnvsu. Ogni 10 iscritti quattro sono fuori corso

 Roma, 3 gen. (Adnkronos) – Un numero di insegnamenti quasi fuori controllo, quello dei docenti in continuo aumento cosi come quello della spesa a cui non corrisponde, però un sistema all’altezza delle aspettative. La riforma dell’ universita’ che ha introdotto il ”3+2” non ha prodotto i risultati sperati, anzi, sono aumentati gli studenti ”lumaca”, ogni 10 iscritti quattro sono fuori cosro, ed è diminuita del 2,5% la regolarità negli studi.

A tracciare un bilancio non positivo, ”che fa emergere una situazione tornata, per certi versi, all’assetto poco incoraggiante del periodo pre-riforma, pur in presenza di alcuni elementi di novita’, in parte positivi”, e’ il nono rapporto del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (Cnvsu) che evidenzia come, a sei anni dall’introduzione generalizzata dei nuovi corsi di studio, traccia un primo bilancio della riforma. Una riforma che non ha certamente reso piu’ attraente il nuovo sistema, anzi. Sempre meno ”maturi”, infatti, scelgono di diventare matricole. La domanda di formazione al sistema universitario italiano riformato, caratterizzata da dinamiche positive negli ultimi anni, presenta, infatti, segnali di inversione di tendenza nell’anno accademico 2006-07. Il numero totale di iscritti alle universita’, evidenzia il Rapporto del Cnvsu, si e’ praticamente stabilizzato da circa quattro anni un po’ sopra il milione 800 mila unita’, di cui poco piu’ di 1milione 500 mila giovanisono iscritti a corsi del nuovo ordinamento (280mila sono iscritti a corsi di laurea specialistica e magistrale a ciclo unico), e 272 mila gli studenti al vecchio ordinamento: cioe’ hanno mantenuto l’iscrizione al corso iniziato prima dell’avvio della riforma (rappresentano il 15% rispetto al complesso degli studenti iscritti). Dopo un triennio di aumento generalizzato degli immatricolati, (dall’a.a. 2001/2002 al 2003/2004) con la punta massima raggiunta pari a circa 338 mila unita’, dall’anno accademico 2004/05 e’ iniziata una diminuzione progressiva, che si attesta nel 2006/07 sulle 308 mila unita’.

Anche il rapporto fra il numero di immatricolati e quello dei 19enni, ossia di coloro che hanno l’eta’ ”normale” per iscriversi all’universita’, dopo anni di continuo aumento, denuncia il rapporto, subisce una frenata. Se nell’Anno accademico 2000/01 si registravano 45 immatricolati ogni 100 diciannovenni (meno di uno su due), ma all’avvio della riforma (a.a 2001/02), erano il 51% e giungevano a superare la quota del 56% nel 2005/06, nel 2006/07 si registra una contrazione, che porta il valore a 53%. Piu’ in generale, segnala il Comitato, in coincidenza dell’introduzione del nuovo ordinamento, e’ aumentata dapprima in modo significativo la proporzione di ”maturi” della scuola superiore che si iscrive all’universita’, passata dal 63,9% del 2000 al 70,1% nel 2001, fino al picco del 74,5% circa nel 2002, al quale ha fatto seguito una lenta ma progressiva diminuzione, che ha portato i valori dal 72,6% dell’aanno accademico 2003/04 fino al 68,5% del 2006/07, tornando verso i livelli pre-riforma. Ma non solo, a suscitare preoccupazione, prosegue il Rapporto del Cnvsu, sono anche le cifre relative ai ‘fuori corso e alla quota di abbandoni dopo il primo anno, nonche’ il numero medio di crediti acquisiti annualmente dagli studenti. Ogni dieci studenti iscritti, ben quattro sono fuori corso (”non regolari”). La loro percentuale, pari al 40,7%, rappresenta il valore piu’ alto registrato in tutto il periodo considerato. Gli studenti iscritti in corso (i ”regolari”) sono poco piu’ di un milione, pari al 59,3%”. Non solo, per i corsi del nuovo ordinamento, la regolarita’ negli studi si e’ ridotta del 2,5% rispetto all’anno accademico precedente, toccando i valori piu’ bassi dall’introduzione della riforma.

Resta invariata al 20% la quota degli ”abbandoni”: per ogni cinque studenti immatricolati, uno lascia gli studi dopo il primo anno. La percentuale, dopo una lieve flessione nei primi anni della riforma, sottolinea il Rapporto, indica la necessita’ di una piu’ efficace attivita’ di orientamento e tutoraggio nei confronti dei nuovi ingressi. E ancora, denuncia il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, per ogni cinque iscritti, uno e’ ”inattivo” (non ha sostenuto alcun esame o acquisito crediti nell’ultimo anno solare). La percentuale (22,3%) e’ la piu’ alta di tutto il periodo considerato. Gli ”immatricolati inattivi” confermano, invece, i livelli dell’anno precedente (15,7%). Nonostante le critiche il cosiddetto numero chiuso funziona. Secondo il rapporto, infatti, le facolta’ con gli studenti piu’ ”regolari” sono quelle dove vi sono prove di selezione all’ingresso e accessi programmati. Quanto al numero dei laureati nel 2007, cosi’ come nel 2005 e nel 2006, il gettito di laureati dell’universita’ italiana supera le 300mila unita’. Per l’esattezza, sono 300.131 nel 2007, erano 301.376 nel 2006 e 301.298 nel 2005. Si tratta di numeri importanti che elevano considerevolmente il tasso di laureati in eta’ giovanile nel nostro Paese, anche in rapporto alla media europea. Ma, Meno di uno su tre si laurea nei tempi previsti. Considerando i corsi di laurea di primo livello, infatti, dal confronto tra gli anni 2005, 2006 e 2007, si evidenzia la flessione sia della proporzione di laureati in corso (dal 34,8% nel 2005, al 30,3% nel 2006, fino al 29,9% nel 2007), sia di quelli che hanno conseguito il titolo un anno oltre la durata normale del corso (10,2% in meno rispetto al 2005). Ancora uno su sei (17,9%) si laurea con due anni di ritardo, mentre aumenta dal 6,2% all’11% (dal 2006 al 2007) la percentuale di coloro che si laureano 3 anni oltre la durata regolare degli studi.

Un altro dei ”problemi” evidenziati dal rapporto e’ l’eccessivo proliferare dei corsi di studio ”a dispetto delle raccomandazioni a livello centrale di razionalizzare l’offerta formativa”. dall’avvio della riforma i corsi sono aumentati da 3.234 a 5.734 (+77,3%) Mentre il numero degli insegnamenti, ovvero le materie, sono passati dai 116mila dell’anno accademico 2001/02 ai 180.001 dell’anno accademico 2006/07. Ma una quota consistente di questi, ben 71.038, valgono solo 4 crediti. Ma non finisce qui. Il 10,1% dei corsi di studio attivati ha meno di 10 immatricolati e sono 116 (pari al 3,4%, i corsi con 5 o meno immatricolati, 224 (il 6,6% del totale, quelli da 6 a 10 immatricolati. Diminuiscono, invece, i docenti. Nel 2008, per la prima volta dopo dieci anni, il numero di professori di ruolo, ha subito un calo di 1.100 unita’ (Nelle universita’ statali negli ultimi 10 anni i docenti sono aumentati del 22% e in particolare sono aumentati del 50 % i professori ordinari). I docenti delle universita’ non statali che rappresentavano il 3,3 % nel 1998 sono attualmente il 4,7%. Ma aumentano di circa 900 unita’ i ricercatori. Il bilancio complessivo dei docenti di ruolo, rispetto al 2007, vede una riduzione di 239 unita’. Mentre il personale tecnico e amministrativo non ha subito variazioni di rilievo.

Dal 1998 al 2007, a fronte di un incremento complessivo dei costi per assegni fissi al personale di ruolo (docente e non) di circa il 50% (mediamente 5% per anno), il costo per i professori ordinari e’ aumentato di quasi l’ 80%. Per le altre categorie gli incrementi sono inferiori al 35%. Dal 2004 il costo totale del personale di ruolo e’ diventato superiore all’ FFO annuale. Le spese totali per questo, comprensive anche delle indennita’ accessorie e quanto dovuto per competenze di anni precedenti, sono aumentate dal 1998 al 2007 del 55% e sono quasi raddoppiate quelle per i professori ordinari. Per quanto riguarda , infine l’eta’ del personale docente diminuiscono gli under 35 e aumentano gli over 65. Nel 1998, infatti, i docenti con eta’ inferiore ai 35 anni erano 2.914 e rappresentavano il 5,8 % del totale, nel 2008 sono 2.768 e rappresentano il 4,5 %, quelli con eta’ inferiore ai 60 anni erano 41.146 (82,4 %) e nel 2008 sono 44.114 (70,9 %), mentre quelli con eta’ superiore ai 65 anni erano 3.431 (6,9%) e diventano 6.999 ( 11,3 %).

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