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Raccolta di firme per difendere il tempo pieno e per mantenere il doppio insegnante

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 Genova. Fine d’anno agitata per il Co.Ge.De, il Coordinamento genitori democratici. Sono decisi a raccogliere firme dopo l’approvazione dell’ultimo regolamento approvato dal Consiglio dei ministri, sulla riorganizzazione della rete scolastica, il riordino dell’assetto organizzativo e didattico della scuola d’infanzia e della scuola elementare. Il comma 4 dell’articolo 4 di uno dei due regolamenti è esplicito: saltano le compresenze dei docenti, non solo nelle prime in via di formazione, ma anche in tutte le altre classi già formate. Una rivoluzione in corso d’opera. Che riguarderà anche e soprattutto il tempo pieno. Il Co.Ge.De., nonostante le ferie natalizie, è in piena organizzazione: pensa a un ricorso al Tar e già si raccolgono firme via internet. Ma i responsabili dell’associazione hanno lanciato anche l’idea della “protesta del modulo”. Al momento delle iscrizioni verrà consegnato a tutti i genitori , sia per le prime sia le altre. Delle medie come delle elementari. Si chiede che sia rispettato e garantito il tempo scuola che c’era l’anno precedente, per il quale i genitori avevano espresso una scelta specifica. Insomma che non venga modificato in corso d’opera il modello educativo. Emanuela Massa, portavoce regionale dell’associazione che nella segreteria nazionale annovera il genovese Matteo Viviano, ha dato il via alla protesta del modulo e spiega quali modifiche comporteranno quelle dieci righe del comma quattro articolo quattro del regolamento: «Oggi su 30 ore lavorano tre insegnanti su 2 classi con sei ore di compresenza. Domani sarà così: il maestro prevalente fa 22 ore su una classe, se vengono richieste dalla famiglia il modulo delle 24 ore se ne faranno più due di religione, se 27 più due di religione e due di inglese e l’ora in più verrà tappata in qualche modo da uno degli insegnanti che non farà più compresenza. Per chi chiederà 30 ore, oltre le canoniche 22 e le quattro di inglese più religione, ne avanzeranno quattro per l’insegnante tappabuchi del caso».

da Il Secolo XIX

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