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Carceri, con la Finanziaria taglio del 30 percento ai fondi

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Signori si taglia. I detenuti crescono ma i soldi per le carceri si riducono. Cresce la popolazione che vive dietro le sbarre, al ritmo di mille persone, al mese ma il governo taglia le risorse per far funzionare le prigioni. Centotrenta milioni in meno, questo a sentire i parlamentari del Pd e le organizzazioni sindacali, l’importo che l’esecutivo ha deciso di tagliare, rispetto allo scorso anno per il funzionamento delle carceri.

«Siamo al paradosso – esordisce Amalia Schirru, parlamentare Pd – il numero dei detenuti cresce a dismisura e il governo taglia le risorse per il funzionamento». Sforbiciata che riguarda un importo consistente per un sistema che oggi ha raggiunto quasi quota 59mila detenuti.«La nuova Finanziaria prevede un taglio del 30 per cento delle risorse destinate al sistema penitenziario rispetto alle somme stanziate l’anno scorso – dice Amalia Schirru, parlamentare del Pd – che tradotto in soldi dovrebbe voler dire quasi 130 milioni di euro in meno rispetto al passato». Un fatto che, a sentire operatori e addetti ai lavori, non potrà che avere conseguenze sull’intero sistema. chi in carcere sconta una pena. Risultato? Meno servizi e detenuti sempre più stretti.

«Il taglio di queste risorse produrrà una serie di disfunzioni alla vita del carcere – denuncia Francesco Quinti, responsabile del settore penitenziario per la funzione pubblica della Cgil nazionale – anche perché diminuiranno i soldi per i costi di formazione, per le attività culturali, la pulizia dei locali negli istituti, la luce, acqua e telefono». Eppoi le iniziative culturali e le attività di recupero. «Non bisogna dimenticare che, oltre a tagliare i corsi di educazione – prosegue il sindacalista – si vanno a ridurre le spese per il personale, che significa naturalmente salti mortali per garantire il funzionamento di strutture che sono quasi al collasso».

Ricorda la protesta dell’albero di Natale di carta igienica davanti a San Vittore per dire che «verranno a mancare anche i soldi per la carta igienica», Lillo di Mauro, responsabile della Consulta penitenziaria di Roma che non nasconde il suo disappunto e le critiche per un «sistema che si dirige verso il collasso». «Sia chiaro – dice – qui si sta tagliando su una cosa concreta: il reinserimento dei detenuti nella società. Con questo sistema alla pena inflitta dal tribunale se ne aggiunge un’altra, non scritta ma non meno dura».

I tagli, a sentire il rappresentante della Consulta riguardano anche il lavoro all’interno delle carceri. «Ci sarà una riduzione del 22 per cento delle spese per le mercedi – spiega – ossia il pagamento del lavoro ai detenuti, un altro taglio del 28 per cento riguarda l’acquisto di nuovi arredi mentre un altro taglio del 18 per cento riguarda gli investimenti per il funzionamento del lavoro agricolo». Non mancano poi le polemiche e i problemi legati alla sanità dietro le sbarre. Il passaggio di competenze dal ministero della Giustizia a quello della Sanità con conseguente trasferimento alle Regioni e alle Asl non è ancora terminato.

«Il problema vero è che la fase di transizione non è ancora terminata – prosegue Di Mauro – e all’interno delle strutture detentive si vive ancora una situazione di perenne incertezza». Motivo? «Il governo non trasferisce i soldi alle regioni – aggiunge Amalia Schirru – e questo non può che aumentare il livello di incertezza in cui si è costretti a operare».

27 dicembre 2008

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