Tema: il governo della Sicilia. Svolgimento: meno male che ci sono io che me la cavo. Firmato: Francesco Cascio, Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, deus ex machina della tragedia siciliana ricorrente, l’ingovernabilità, il male oscuro dell’autonomia.
Il compito l’ha svolto in due tranches con altrettante interviste sul Giornale di Sicilia e Repubblica. Istruttive, imperdibili, che hanno per protagonista, naturalmente, l’intervistato, e per argomento chiave, il ruolo determinante del Presidente dell’Assemblea in questo tormentato inizio di legislatura. Leggendole si trae una conclusione: è Francesco Cascio ad avere governato la Sicilia; fosse stato per Raffaele Lombardo sarebbe andato tutto a rotoli.
Siccome non capita ogni giorno che i lettori del Giornale di Sicilia acquistino Repubblica e viceversa, è indispensabile che qualcuno faccia sapere agli uni e agli altri, il pensiero vagante di Francesco Cascio. Intendiamoci, si potrebbe sopravvivere anche senza conoscerlo, ma visto che c’è di mezzo il governo dell’Isola e, bene o male, ci campiamo tutti in questa terra, conviene dare un’occhiata comparativa.
Premessa: i giornalisti non sono tutti uguali, i giornali pure. Perciò, una cosa è l’intervista del Presidente al Giornale di Sicilia e un’altra quella rilasciata a Repubblica. Cascio governatore-ombra rimane in primo piano ovunque, ma sul quotidiano siciliano l’intervistato appare sobrio e misurato, anche quando racconta i limiti caratteriali del Presidente della Regione e ne elenca le responsabilità, su Repubblica si lascia andare. Nonostante il linguaggio cauto adoperato sul Giornale di Sicilia, il Presidente Cascio riferisce, con fierezza, il bilancio della “sua” attività: 26 leggi. Come ha fatto, Presidente? Parlamento impermeabile alle fibrillazioni della maggioranza, tempi rapidi nell’approvazione delle leggi. E un dato, incontrovertibile: il governo non ha combinato un bel nulla: “la maggior parte delle norme approvate è d’iniziativa parlamentare. E le sette promosse dal governo sono state molto modificate dal Parlamento”.
Le questioni rimaste in sospeso, come la sanità, che fine faranno? “Se si rasserena il clima, andranno avanti”, risponde Cascio. E regala una confessione spassionata: “Io ci sto provando anche se il mio amico Raffaele a volte non mi aiuta”. Sono amici, allora? Non diamo significato ai modi di dire, e badiamo alla sostanza. Apprendiamo alcuni risvolti della crisi politica nel centrodestra che ignoravamo.
Intanto, la conferenza stampa natalizia di Cascio con Lombardo è stata una iniziativa del Governatore. “Me lo ha proposto e ho accettato”, rivela Cascio. Non è elegante, ma alle strette il Presidente dell’Ars è costretto a far conoscere la verità. Il popolo ne ha diritto. Altra questione-chiave, il disegno di legge che fa sopravvivere il Parlamento in caso di dimissioni del Presidente. Perché giusto all’indomani della querelle sulle geometrie variabili? “Ha sbagliato chi lo ha strumentalizzato”, spiega Cascio. “Se ne parlava da quattro anni, ci vorrà almeno un anno per approvarlo”.
Nell’intervista a Repubblica, il Presidente dell’Ars abbandona la prudenza, il linguaggio si fa audace, per certi versi sorprendente. Il tono diventa brioso, in qualche caso schioppettante. Una metamorfosi. Eppure Cascio ha rilasciata l’intervista a distanza di qualche ora. Il contesto è rimasto identico, gli umori pure. Che cosa è cambiato, allora? È cambiato il giornale, l’intervistatore, l’atmosfera in cui si è svolta l’intervista. Non è cosa da poco.
Entrato nel mondo di Repubblica, pur restando a Palazzo dei Normanni, Cascio veste i panni del guastatore. L’intervistatore ha un incipit bruciante: “…mentre Lombardo brindava con lei, sul suo tavolo arrivava il fascicolo del disegno di legge che lascia in piedi il Parlamento…” Cascio non sembra più lui. ”Voglio dirlo chiaramente: le preoccupazioni di Lombardo sono minc…”.
Cascio non può avere detto “minc…”, sebbene “minchiate”. Ma riprendiamo il concetto lasciato a metà dal Presidente dell’Ars: ”Questo testo solo per caso è stato depositato ora, ricordo che lo scrivevamo già ai tempi di Cuffaro”.
Quindi tutto chiaro, chi pensa male, vuol dire che è un malpensante e basta. Le circostanze, è vero, lascerebbero sospettare un avvertimento; sono forti gli indizi, visto che l’iniziativa parlamentare è arrivata all’indomani di una ormai notissima riunione svoltasi a Palazzo Madama fra i capi dei due partiti della coalizione scontenti di Lombardo, e che proprio in quelle ore UDC, FI e AN sparavano ad alzo zero sul governatore. Tre indizi equivalgono ad una prova, ma in politica si può affermare con serenità che l’acqua del mare di Mondello ha il colore delle arance di Sicilia se questo fa piacere al popolo o alla propria parte, e non succede niente. E si può dire peste e corna di chiunque se si concede alla vittima il titolo onorifico di “amico”.
Sono i riti di antiche tribù pagane, affinati nel tempo. Sto divagando.
Ritorniamo al rosario di addebiti su Lombardo ed al ruolo “centrale” del Presidente dell’Ars, costretto a “supplire” alle lacune del Presidente della Regione. “Io credo che la velata denuncia dei rischi, delle pressioni, delle minacce, siano un alibi per Lombardo. Si trincera dietro tutto ciò per potere andare avanti in autonomia, senza dialogare con i partiti”.
Provo a tradurre: Lombardo accampa scuse perché non vuole spartire con nessuno il potere. E invece deve farsi guidare… “Ed è questo il suo principale errore”, precisa infatti Cascio: “Lombardo non ha vinto le elezioni per caso. La coalizione ha ottenuto più voti di lui… Ed è bene dire che le 27 leggi che Lombardo cita come risultato politico costituiscono un bottino dell’Assemblea, il cui Presidente, cioè il sottoscritto, fino a prova contraria è un esponente del Popolo della Libertà”.
Riassumo: non è stato Lombardo a governare, ma il Parlamento, o meglio il suo Presidente che è un dirigente del PDL. Ergo: è Cascio, cioè il PDL ad avere avuto successo.
Se ci fosse qualche dubbio sulla modesta considerazione che Cascio verso Lombardo, il resto dell’intervista, lo cancella: “…quando PDL e UDC bocciarono l’Agenzia per i rifiuti i deputati stavano andando tutti via, la riforma dei dipartimenti era a un passo dal flop, non so che fine avrebbe fatto il governo a questo punto. È stato anche grazie alla mia mediazione se i lavori sono proseguiti”.
Le conclusioni sono una aperta confessione a cuore aperto, strappata da Cascio a se stesso con probabile sofferenza: “Sì, ho salvato Lombardo”. Nuvole dense, dunque sul futuro della Regione? Nemmeno per idea: “Una cosa è certa”, osserva argutamente Cascio, “ora la tattica di Lombardo è stata sventata, il governatore non potrà più pensare alle geometrie variabili”.
Che non sono una regola matematica, come si potrebbe pensare, e non hanno niente a che vedere con le sconvolgenti novità imposte alla scuola italiana, ma solo un modo per tirarsi fuori dai guai nel caso in cui le maggioranza si azzuffano. A proposito, il Presidente dell’Ars fa qualche cenno alla litigiosità del centrodestra che non ha permesso nemmeno di eleggere i dirigenti di FI. Una situazione esplosiva che ha creato problemi seri di governabilità, ma che grazie a cascio, non ha causato grossi guai :”Mi conforta il fatto che il Parlamento è rimasto al riparo da queste tensioni, è riuscito a lavorare”.
Cascio non rivela come. Per quanto ne sappiamo in cinque mesi non si era riusciti a fare una sola legge, poi sono arrivate le geometrie variabili. l’opposizione non ha fatto mancare il numero legale, e si sono esaminate ed approvate alcune leggi, che hanno fatto arrabbiare gli esponenti del PDL e dell’UDC.
di Salvatore Parlagreco da SiciliaInformazioni
oggi, 27 dicembre 2008