Il leader dell’opposizione ha presentato l’idea, assieme a quella relativa al merito delle scuole e degli studenti, parlando all’assemblea nazionale dei giovani democratici: dopo il biennio dovrebbero essere gli studenti a spostarsi e non i professori, bisogna coltivare le propensioni e le passioni di ciascuno.
Il primo partito dell’opposizione al Governo cala le sue nuove ‘carte’ sulla scuola. Carte che si riconducono principalmente a due proposte: dare maggiore spazio al merito e formulare dei percorsi di studio personalizzati a partire dal terzo anno delle superiori. A rendere pubblica la nuova linea di pensiero è direttamente il segretario del Pd, Walter Veltroni, parlando all’assemblea nazionale dei giovani democratici.
Nel ribadire il suo appoggio alla contestazione studentesca ai provvedimenti voluti dal Ministro del Miur, Mariastella Gelmini, (anche se per più di qualcuno le sarebbero stati dettati dal collega responsabile del dicastero dell’Economia, Giulio Tremonti), il leader del Pd coglie l’occasione per spazzare via le critiche di chi accusa l’opposizione di non avere idee propositive sul fronte dell’istruzione: Veltroni propone allora le parole ‘chiave’ che dovrebbero contrassegnare la visione di scuola moderna da parte del suo partito e probabilmente di tutta l’opposizione. Parole che hanno a che vedere da in parte con la conferma della strada intrapresa dall’attuale Governo sulla valutazione; dall’altra con una maggiore autonomia degli studenti.
Se il però primo concetto non risulta molto distante dalla politica intrapresa dall’attuale Ministro (con incentivi promessi sia ai lavoratori, fino a 7.000 euro l’anno per i docenti più meritevoli, sia agli istituti, con più soldi che arriveranno a chi ha più iscritti e produce migliori performance attraverso ottimi studenti in uscita), quello del decisionismo e del ruolo attivo degli alunni è un argomento decisamente più originale, di cui sinora non si era mai sentito parlare. Almeno come proposta ‘madre’ attorno a cui impostare addirittura una riforma.
“La scuola non vogliamo difenderla così com’è – ha spiegato Veltroni – vogliamo però difenderne l’ispirazione ai principi costituzionali”, che però hanno “bisogno di grandi cambiamenti”. Cambiamenti che secondo il responsabile del Pd – che nei prossimi giorni dovrà verificare la tenuta di consensi da parte dei delegati del suo partito – si devono basare sia sulla “valutazione, dall’interno e dall’esterno” di ciascuna scuola, siasull’”autonomia: i ragazzi, che oggi diventano grandi – ha spiegato il segretario del Partito democratico – molto prima, vengono ancora trattati come oggetti. Noi vogliamo una scuola fatta di soggetti, per esempio dopo il biennio ogni studente deve farsi il suo piano di studi: dovrebbero essere gli studenti a spostarsi e non i professori, bisogna coltivare le propensioni e le passioni di ciascuno”.
Lo studente avrebbe, in pratica, la possibilità di ritagliarsi un percorso di studi più confacente alle proprie inclinazioni e ai propri interessi, sullo stile universitario. Sul come realizzare questo tipo di progetto, a dire il vero tutt’altro che semplice, per il momento non vi sono però cenni. Di sicuro, comunque, secondo Veltroni i giovani d’oggi meritano più fiducia. Per il segretario di partito questi giovani, figli di nuovi media e di una vita sempre più veloce, maturerebbero prima rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti. Al punto che non sarebbe utopia che “i ragazzi di sedici anni possano votare per il proprio sindaco, il presidente del municipio”, conclude sempre Veltroni.
Tante proposte che forse, anche alla luce dell’esito sfavorevole delle elezioni politiche della scorsa primavera, valeva la pena esplicitare a chiare lettere durante la campagna elettorale. Farlo ora, a meno che non cada inaspettatamente il Governo, che effetti potrà avere verso una scuola in piana balia dell’ennesimo tentativo di ‘riforma’ realizzato esclusivamente attraverso decreti legge unidirezionali?
Nota: www.tecnicadellascuola.it 21 dicembre 2008