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Maestro unico, la Gelmini ha barato.

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Bastico (ministro ombra Pd): andremo al referendum Sindacati interdetti: ”Ci aveva detto altre cose”
Varata ieri dal Consiglio dei ministri. La versione peggiore della riforma.
Cgil e Gilda: “Se mancano gli insegnanti è finta la scelta affidata ai genitori”.
  Michela Rossetti , Barbara Liverzani

Il maestro unico, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra. Lo confermano i decreti attuativi varati ieri dal Consiglio dei ministri. La Gelmini è chiara: ci sarà un unico maestro di riferimento alle elementari, perché viene abolito il modulo a più maestri e viene introdotto l’unico maestro di riferimento. Addio alla compresenza in classe.
 Restano interdetti i sindacati che, dopo l’ultimo incontro, avevano accreditato l’idea di un ripensamento del ministro della Pubblica istruzione. Secco il primo commento di Mariangela Bastico, ministro ombra del Partito democratico: “Se le cose stanno così, andiamo al referendum”.
 L’ex viceministro dell’Istruzione non ci sta con l’ultima versione della Gelmini (che somiglia, peraltro, terribilmente a quella messa in campo fin dalla prima ora), e non per pura posizione ideologica: “Hanno dato alle famiglie l’illusione di poter scegliere, ma togliendo la compresenza dei due insegnanti per classe la qualità non sarà più la stessa”. E aggiunge ritrovando l’ironia: “Il ministro presenta oggi la “prima riforma organica dopo Gentile”. Delirio d’onnipotenza? Più che una riforma, questa è una conseguenza dei tagli di Tremonti…”.
 

La Cgil: lo immaginavamo
 Domenico Pantaleo, segretario generale scuola Flc-Cgil è forse l’unico, tra i sindacalisti che un po’ se l’aspettava. Dopo l’incontro della scorsa settimana con il ministro, il sindacato di Epifani aveva infatti rilevato “forti ambiguità di fondo”, ora esplose in tutta la loro gravità.
 “Noi avevano sollevato forti dubbi tanto sulla compresenza, quanto sull’indebolimento dell’offerta formativa fermi restando i tagli”. Non c’è alcun orgoglio, nelle parole di Pantaleo, che potrebbero suonare come un “l’avevamo detto”. Perché il sindacalista sottolinea che a pagare il prezzo maggiore saranno le famiglie.

Post-Gelmini: più precariato e disoccupazione
 Non solo, perché Pantaleo precisa che. “Il taglio degli organici nella scuola sarà un’altra conseguenza post-Gelmini, ed è infatti già prevista la mobilità del personale in surplus, che in tempo di crisi non è quello che serviva. Se gli insegnanti faranno più ore da soli, inoltre, in caso di assenza e malattia si dovranno chiamare più supplenti, favorendo il precariato… si scateneranno reazioni a catena forse non previste, ma la gente se ne accorgerà, soprattutto al Sud, dove ci sono meno risorse”.
 Si sta delineando uno scenario preoccupante. “Si sta aprendo una fase drammatica per il mondo della scuola elementare. Con le ‘scelte’ offerte ai genitori è completamente scomparsa un’offerta didattica prevalente. Voglio vedere al momento delle iscrizioni, cosa succederà, tra i genitori e i dirigenti scolastici quando si dovrà scegliere”.
 Le sembra complicato? “Mi sembra che il ministro non si renda conto di quello che sta facendo. Che agisca in termini assoluti, di puro principio, senza considerare la realtà concreta”.
 Non siete riusciti a fermarla. “Non ci arrendiamo, stiamo organizzando azioni di protesta, e valuteremo anche azioni giuridiche, perché è da vedere se con i regolamenti attuativi si possono stravolgere le leggi”.

Gilda: “Non mi aspettavo una conclusione così brutale”
 Rino di Meglio, coordinatore nazionale Gilda insegnanti, non se lo aspettava. Certo, dopo l’incontro della scorsa settimana c’era un po’ di diffidenza tra il dire e il fare, perché, ci aveva già detto: “Un conto sono gli accordi verbali, un conto i decreti attuativi, aspetteremo giovedì”.
 E ora che la data è arrivata, ci sono poche parole: “Non prevedevo una conclusione così brutale. Non so cosa stia succedendo, ma è certo che i giochi e le manovre politiche ricadranno sulla pelle della scuola. Sembra una guerra con i sindacati, ma non mi sembra da parte nostra sia mai arrivata alcuna dichiarazione fuori posto”.
 Cosa succederà ora? “Che nelle 27 ore non ci saranno più i docenti per seguire gli studenti svantaggiati, non solo disabili, ma anche quelli con difficoltà linguistiche, gli extracomunitari. Che Il tempo pieno sarà privato di ogni contenuto didattico. Che a pagare, insomma, saranno i ragazzi e gli insegnanti che la scuola la vivono”.

Scuola primaria la più colpita: ci aspettavamo un confronto mai arrivato
 Rino Di Meglio riassume così: “Al momento la scuola primaria sembra la più colpita dalla riforma Gelmini”.
 E non manca di sottolineare forte sconcerto, anche per il metodo con cui si è condotta la vicenda: “A pochi giorni dall’impegno assunto dal ministro Gelmini di aprire un tavolo di confronto con i sindacati sui regolamenti applicativi della riforma, ho dovuto apprendere dalla stampa che il Consiglio dei ministri ha varato le nuove norme, senza che fossero neppure portate a conoscenza delle organizzazioni sindacali”.
 Una conclusione, a questo punto, scontata: “Quando manca addirittura la semplice e banale informazione, diventa difficile instaurare un rapporto costruttivo”, chiude il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti.”

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