Rosa Russo Jervolino va avanti, nessun azzeramento della giunta del Comune di Napoli sconvolta dalla nuova ondata giudiziaria. Ma lei, dopo un colloquio testa-testa con il leader del Pd Veltroni non lascerà. «Sono testona», ammette e dice che veltroni di risposta gli ha detto: «Auguri».
Il nuovo terremoto giudiziario si è abbatuto sul Comune di Napoli giovedì mattina e ruota intorno all’imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell’indagine sulla delibera “Global service”, finito in carcere. Altre 12 persone sono invece agli arresti domiciliari: tra essi due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche.
La delibera, oggetto dell’inchiesta, riguardava un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. In pratica il Comune di Napoli, come è ormai prassi in molte città, affidava ad un unico gestore l’appalto per opere e manutenzioni, dai lavori stradali, per intenderci, fino alla gestione delle mense scolastiche.
L’operazione è stata condotta dalla Dia e dai Carabinieri di Caserta, che hanno eseguito le ordinanze cautelari firmate dal Gip di Napoli, che ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia napoletana, guidata dal procuratore Franco Roberti. Anche l’ex assessore Giorgio Nugnes, morto suicida alcune settimane fa, era coinvolto nell’inchiesta. Tra le richieste formulate dalla Dda al Gip di Napoli c’era anche, secondo quanto appreso, quella destinata a Nugnes.
I quattro assessori che mercoledì mattina sono stati raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare (nella foto) sono Enrico Cardillo, ex assessore al Bilancio dimessosi il 28 novembre scorso, Giuseppe Gambale, ex assessore alle Scuole. Sono invece ancora in carica gli assessori al Patrimonio Ferdinando Di Mezza e all’Edilizia Felice Laudadio. Cardillo, Gambale, Di Mezza e Laudadio, tutti eletti nelle file del Pd, sono stati sospesi dal partito. «In relazione alle indagini avviate ed ai provvedimenti adottati dalla Procura della Repubblica di Napoli – si legge in una nota del Partito democratico – il segretario regionale del Pd Tino Iannuzzi, d’intesa con quello provinciale Gino Nicolais, nel ribadire fiducia nell’operato della magistratura e rispetto della presunzione costituzionale d’innocenza per le persone indagate, ha deciso in via cautelare di sospendere da ogni attività ed incarico di partito gli assessori comunali Ferdinando Di Mezza e Felice Laudadio e gli ex assessori Enrico Cardillo e Giuseppe Gambale, in attesa dell’accertamento dei fatti».
Secondo l’inchiesta del procuratore aggiunto Franco Roberti, e dei sostituti Enzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli, Romeo avrebbe organizzato un vero e proprio comitato d’affari, composto da tecnici, professionisti, assessori e pubblici funzionari, che ruotando intorno alla figura dell’imprenditore, «a fronte delle prebende che egli è in condizioni di distribuire (in termini di posti di lavoro, in incarichi e consulenze ed in termini di denaro sonante), hanno piegato la loro funzione e i loro doveri in favore del primo assicurandogli l’aggiudicazione di appalti di opere e di servizi pubblici». In base agli elementi raccolti dalla Procura di Napoli, ciò avveniva attraverso una vera e propria «blindatura» dei bandi di gara, redatti su misura a beneficio di Romeo. I magistrati hanno disposto il sequestro di tutte le società ed i conti correnti riferibili direttamente o indirettamente all’imprenditore – compreso l’albergo recentemente inaugurato in città – per un valore di centinaia di milioni di euro.
Tra le persone coinvolte nell’inchiesta della Dda di Napoli, ci sono anche due parlamentari. Secondo quanto appreso da fonti qualificate, sono Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl alla Camera e il deputato Pd Renzo Lusetti. Ad entrambi sarebbe stata contestata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. Sarebbe stata chiesta, inoltre, l’autorizzazione a procedere alla Camera anche per poter utilizzare alcune intercettazioni telefoniche che vedrebbero il coinvolgimento dei due deputati.
In uno stralcio dell’inchiesta relativa alla delibera Global service – stralcio di cui si occupa l’ordine giudiziario di Roma – sarebbe coinvolto anche un magistrato. Mentre per quanto riguarda il filone principale delle indagini, la Procura di Napoli ha confermato che il sindaco Rosa Russo Iervolino non è indagato, e anche se alcuni consiglieri comunali sono stati sentiti dai magistrati come persone informate sui fatti, nessuno di loro risulta coinvolto.
Il sindaco Iervolino, che a Roma ha incontrato il leader del Pd Walter Veltroni per discutere della bufera che ha travolto il comune di Napoli, ha annunciato che i due assessori coinvolti verranno sospesi, ma prima di entrare nella sede del partito, in Largo del Nazareno, ha ribadito la sua totale estraneità ai fatti: «Queste – ha detto ai giornalisti indicando le mani – sono pulitissime. Anche da queste intercettazioni di 500 pagine non c’è una riga che mi riguarda». E sulla possibilità di un rimpasto della giunta napoletana, il sindaco ha sottolineato di essere «venuta a Roma per discutere insieme al mio partito sul da farsi: ne discuteremo insieme così come farò con gli altri partiti perchè Napoli è una coalizione».
Poi al termine del colloquio con il segretario del Pd, ha ribadito la volontà di «andare avanti» anche se nel 1massimo rinnovamento». «Sono testona anche se finirò per rompermi la testa», ammette. Ma d’altr’onde, fa notare, anche nel Partito democratico di Barack Obama c’è qualche problemuccio con la questione morale. Lei ci metterà ancora più lavoro e impegno. E a chi le chiede di commentare l’addio dato dall’Idv di Di Pietro, risponde secca: «Uno in meno», ricordando però che si tratta di un buon assessore che «ha sempre condiviso le scelte della giunta». Giunta che, dice il sindaco, rinnoverà ma non è detto fino all’azzeramento. «Una scelta di responsabilità politica», la definisce Anna Finocchiaro capogruppo Pd al Senato, anche se lei, personalmente – confessa – si sarebbe dimessa.
Proprio pochi giorni fa Rosa Russo Iervolino, intervistata da Lucia Annunziata a «In mezz’ora», aveva spiegato che la delibera era stata «sottoposta di corsa ad una commissione contro la corruzione nella pubblica amministrazione, guidata dal prefetto Serra e composta da magistrati. E ci ha detto che andava bene». Poi era stata anche sottoposta a una commissione di giuristi e alti magistrati, «secondo la quale le norme per la prevenzione degli incidenti sul lavoro non erano ancora forti». In ogni caso, spiegava la Iervolino, «non abbiamo fatto la gara, non abbiamo fatto assolutamente nulla. E chi vuole imbrogliare non sottopone i documenti approvati a verifiche non dovute». Secondo l’accusa, invece, vi sarebbe stato un «saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sè insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l’esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione».
Nelle intercettazioni dell’inchiesta napoletana, tra l’altro, viene anche nominato Francesco Rutelli, che smentisce recisamente ogni coinvolgimento. Si tratta di una telefonata tra Romeo e Lusetti, riguardo all’alberego Napoli su via Colombo (inaugurato da pochi giorni e oggi sotto sequestri) Lusetti dice a Romeo: «Ho riferito a Francesco, a lui direttamente della cosa di questa estate. Ha detto non c’è problema, mi devi dare qualche dettaglio in più».
Rutelli da parte sua, informato dell’intercettazione ha dichiarato: «Non ho nulla, ripeto nulla, e ribadisco nulla a che vedere con le vicende di cui si sta occupando la Procura della Repubblica di Napoli e avrò modo di precisarlo inoppugnabilmente in ogni sede».