Grandissima partecipazione non solo allo sciopero generale ma anche alle manifestazioni che si sono tenute in 108 città, indette dalla Cgil e alle quali hanno partecipato non soltanto i lavoratori del sindacato di Epifani ma anche i movimenti, gli studenti, i migranti.
Tre grandi simboliche palle di neve con le scritte «Disoccupazione», «Rischio Povertà», «Precarietà» aprivano il grande corteo di Torino. Nel capoluogo piemontese sono scesi una quarantina di pullman provenienti da tutta la provincia.
Secondo il sindacato l’adesione nelle aziende metalmeccaniche del torinese è stata dal 90% del Itca e della Teksid al 70% dell’Alenia, all’80% della Microtenica. Sempre secondo i sindacati l’adesione allo sciopero dei lavoratori di Palazzo Civico è del 40%, mentre tra quelli del mondo della scuola arriva al 45%.
Si calcola che a Torino, come anche a Venezia, siano sfilate almeno 50mila persone al corteo indetto dalla Cgil.
A Roma anche l’Onda si è mossa: da piazzale Aldo Moro, gli studenti hanno partecipato alla giornata di lotta con un loro corteo diretto al ministero dell’Istruzione su viale Trastevere. Studenti universitari e delle scuole superiori, docenti e genitori del coordinamento “Non rubateci il futuro”, anche bambini imbacuccati nelle mantelline impermeabili e militanti di Action. In testa al corteo uno striscione con la scritta «Contro tagli, precarietà e privatizzazioni l’Onda generalizza lo sciopero». Mentre al corteo della Cgil diretto al Colosseo hanno partecipato anche tanti partigiani dell’Anpi, della sezione «Marco Moscati» di Albano Laziale e Marino, il circolo Anpi «Donne di Casal Bertone nella Resistenza». Il gruppo più rumoroso, quello della Fillea di Roma e Lazio. Alcuni indossavano caschi gialli di protezione.
«Più lavoro, più salario, più pensioni, più diritti»: lo striscione con lo slogan della giornata di lotta campeggiava alla testa del corteo di Napoli, con dietro le delegazioni dei lavoratori della Fiat di Pomigliano e di numerose aziende del settore metalmeccanico, edile, delle telecomunicazioni, del pubblico impiego.
40mila persone hanno sfilato a Bari con il segretario confederale Fulvio Fammoni. Altre 40mila a Cagliari in uno dei cinque cortei a carattere regionale. Altri 40 mila a Firenze.
A Genova 25mila e altrettanti sono stimati sempre dalla Cgil ad Ancona. In Sicilia si sono contate 15 mila presenze a Catania, dove il comizio è stato tenuto dalla segretaria confederale Paola Agnello Modica, e 30 mila a Palermo con la segretaria confederale Vera Lamonica.
A Milano i manifestanti riempivano corso Venezia dall’angolo con via Palestro fino a Piazza Oberdan. La Cgil ha contato 80mila manifestanti. In testa al corteo c’è uno striscione con la scritta Camera del lavoro metropolitana di Milano, dietro al quale sfilano il segretario milanese Onorio Rosati e la segretaria nazionale Morena Piccinini. Poco più avanti c’è uno stendardo della federazione dei lavoratori della conoscenza – Flc Scuola università e ricerca. Tantissime a Milano le bandiere rosse del sindacato listate a lutto, per ricordare «la strage delle morti sul lavoro».Un episodio sgradevole alla fine del corteo milanese quando un gruppo di studenti incappucciati e con il volto coperto da sciarpe ha lanciato durante la manifestazione in corso a Milano, all’altezza di via Larga, all’angolo con via Pantano, della vernice colorata e un petardo verso le forze dell’ordine che bloccavano la strada per impedire al corteo di avvicinarsi ad Assolombarda.
«Ogni passo indietro del Governo è un elemento positivo – ha detto il segretario confederale Morena Piccinini riferendosi al rallentamento della riforma della scuola – perché è il segno che la lotta paga. I risultati però non sono sufficienti perché la politica del Governo non è adeguata. Bisogna andare avanti e spingere per un’azione forte contro la crisi». Rosati ha ricordato che a Milano la crisi è molto pesante. «A Milano e Provincia – ha concluso Rosati -abbiamo sentito duecentomila persone tra lavoratori e pensionati.Siamo il punto di riferimento di un disagio sociale profondo». Il sindacalista ha stigmatizzato, in particolare, l’atteggiamento assente del Comune di Milano nel fronteggiare la congiuntura economica. Per questo la Cgil chiederà anche all’amministrazione comunale oltre che alla Provincia e alla Regione Lombardia, l’apertura di un tavolo comune anticrisi.
Ed è un po’ la stessa cosa che chiede Guglielmo Epifani al governo e a Confidustria: una cabina di regia comune per discutere come affrontare la crisi. «Sul modello contrattuale e sul testo unico sulla sicurezza ci sono delle forti divergenze – ha spiegato il segretario generale in una intervista -, cominciamo con il sederci insieme a un tavolo sulla crisi». E ha ripetuto in interviste radio e tv di venerdì mattina: «Lo sciopero è un mezzo per raggiungere degli obiettivi e mai un fine. Gli obiettivi sono di chiedere al governo di affrontare la crisi e di intervenire come stanno facendo gli altri governi europei. Se la crisi è eccezionale non si può affrontare con poche risorse. Perchè la francia sostiene gli investimenti, l’Inghilterra i consumi e noi non facciamo niente ?».
La crisi è «eccezionale», sta avendo «effetti molto pesanti sull’occupazione, sui giovani precari, sulla vita delle imprese, sui redditi dei dipendenti e dei pensionati», allora- chiede Epifani -«perchè il governo non apre un tavolo con il sindacato e con Confindustria per affrontare insieme i nodi strategici», «di cosa ha paura?».
Epifani ha partecipato al principale dei tre cortei di Bologna che si è mosso intorno alle 10 da Piazza XX Settembre per risalire il centro lungo via Indipendenza, mentre gli altri due, uno da Piazza Carducci e l’altro da Piazza San Felice, si incontrano in Piazza Maggiore. Tra gli striscioni e le bandiere del sindacato, anche tre statue di cartapesta che riproducono Berlusconi, la Gelmini e Brunetta. E i manifestanti, che anche qui sfilano sotto la pioggia, intona «Bella Ciao».
Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ancora venerdì, il giorno dello sciopero generale della Cgil, è tornato a polemizzare sulla bontà della protesta, definendola – sul sito ilsussidiario.net. – «uno sciopero generale che non aiuta i lavoratori, non serve ad impostare una seria politica contro la crisi economica, accentua le divisioni anzichè favorire la convergenza di tutto il sindacalismo confederale attorno ad una politica riformista e di sviluppo».
«A Cisl e Uil non ho niente da dire ma mi rammarico che non siamo insieme perchè le ragioni di questo sciopero sono sacrosante», gli ha risposto Epifani dalla manifestazione di Bologna.«I primi dati dello sciopero sono molto buoni e confortanti», ha detto poi il segretario della Cgil «soprattutto nelle fabbriche del Nord e questo dà ragione alla domanda di cambiamento della politica del governo».
Anche l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, in un’intervista a Il Giornale, ha rettificato l’iniziale critica allo sciopero generale della sola Cgil. «Se è inefficace – dice ora Damiano – non può essere dannoso, gli scioperi hanno un significato di mobilitazione delle coscienze, di segnalazione dei problemi». Sul fatto che ai cortei non parteciperanno molti esponenti del Pd e sullo stato attuale del partito, l’ex ministro Damiano dice: «Al momento convivono opinioni anche diverse, sarebbe auspicabile che il Pd avesse delle sedi di confronto capaci di portare a sintesi opinioni diverse».
12 dicembre 2008