L’insegnante, a prescindere dalle reali responsabilità, a priori è messa alla gogna mediatica, abbandonata a se stessa da istituzioni, sindacati e colleghi.
Prendendo per buono quello che riportano i giornali, in novembre, nella scuola milanese “De Rossi”, l’insegnante di inglese, al ritorno in classe dal laboratorio linguistico si accorge dell’assenza di un bambino. Ritorna indietro a cercarlo, ma la tragedia si è già consumata: il bambino, caduto dalla finestra del terzo piano, giace esanime per terra. Tuttora è in coma.
L’ “omessa sorveglianza” invocata per condannare sommariamente la docente di inglese ci sembra sempre più debole per spiegare una tragedia simile, più un pretesto per nascondere magagne più grandi dell’Istituzione scolastica, quali la sicurezza. La struttura scolastica era adeguata? Perché non c’erano inferriate o un sistema di bloccaggio alle finestre? Perché non è prevista assistenza per l’insegnante che si sposta con la classe da un locale all’altro?
Il dirigente scolastico che ruolo ha avuto? E i colleghi? Tacciono … eppure dovrebbero sapere quanto sia difficile controllare una classe di piccoli discenti, spesso discoli, basta un attimo di disattenzione affinché si consumi un incidente. Certamente, ogni insegnante in cuor proprio ha ringraziato il cielo per non essere al posto della malcapitata collega.
E i sindacati? Non si è levata alcuna voce in sua difesa.
E l’opinione pubblica? Tutti addosso all’insegnante. Eppure ogni genitore conosce le sensazioni d’angoscia che talora i comportamenti dei propri figli provocano. Tuttavia, un incidente domestico al figlio minore, anche grave, non comporta la perdita della patria potestà.
E il bambino? Lui è la principale vittima di questo sistema di inefficienze, insieme alla sua famiglia. Ci auguriamo che al più presto possano ricordare questi giorni come un incubo a lieto fine.
Tutti noi siamo vicini al bimbo e alla sua famiglia, e alla collega che, alle prese con una tragedia più grande di lei rischia di passare la vita tra i rimorsi e l’abbandono di tutti, la nostra affettuosa solidarietà.
10 dicembre 2008 – Sandra Aquila