Le carte sono ormai pronte, e i tempi si sono fatti stretti: la decisione di spostare alla fine di febbraio il termine per le iscrizioni all’anno scolastico 2009-2010, presa alla fine della scorsa settimana dal ministro Gelmini, fa capire che ci saranno novità importanti, e che le pressioni per rinviare tutto di un altro anno non l’hanno avuta vinta. Altrimenti si sarebbe potuto confermare la tradizionale scadenza dell’ultima settimana di gennaio.
Lo slittamento di un mese delle iscrizioni, evidentemente, è legato alla preoccupazione di poter dare alle famiglie il tempo necessario per conoscere e valutare i cambiamenti, che per la scuola secondaria superiore saranno rilevanti, soprattutto per quanto riguarda l’istruzione tecnica.
Le novità sono contenute nello schema di regolamento dell’istruzione tecnica, che dà attuazione alla legge n. 40/2007 (Bersani), che aveva soppresso i licei economici e tecnologici previsti dalla riforma Moratti. Il testo ha ricevuto le ultime limature, e sarà presumibilmente approvato dal Consiglio dei ministri in settimana, o al massimo in quella successiva, insieme all’altro regolamento, quello riguardante i licei, che al confronto presenta novità assai meno rilevanti rispetto a quanto stabilito dal Decreto legislativo 226/2005 (Moratti). Nel pacchetto dei nuovi regolamenti ci saranno ovviamente anche quello sul dimensionamento della rete scolastica e l’utilizzo delle risorse umane e quello di revisione dell’assetto della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione.
Tutto rinviato, invece, a meno di sorprese, per quanto riguarda l’istruzione professionale, che continuerà a funzionare come nel 2008-2009: sul destino di questa importante fetta dell’istruzione secondaria (22%, più del doppio dei licei) è in corso una complessa trattativa con le Regioni, titolari della competenza esclusiva in materia di “istruzione e formazione professionale” e delle relative qualifiche. Sarebbe bene che in proposito si facesse la massima chiarezza: che si dicesse al più presto, per esempio, se e quali indirizzi confluiranno nell’istruzione tecnica dal 2010-2011, se e quali resteranno nel settore dell’istruzione professionale, e se a questi ultimi sarà riconosciuta la potestà di rilasciare diplomi di qualifica alla fine del terzo anno, anche sulla base di una puntuale convenzione con le Regioni. Questo impianto avrebbe peraltro come ricaduta l’indebolimento del ruolo e dell’iniziativa delle Regioni per l’area dell’istruzione e della formazione professionale, che è attribuita alla loro competenza legislativa esclusiva.
E’ un po’ paradossale che a realizzare il rilancio dell’istruzione tecnica, cavallo di battaglia del governo Prodi, sia il ministro dell’istruzione di un governo di centro-destra presieduto dallo stesso presidente del Consiglio che aveva a suo tempo varato la riforma Moratti, che aveva puntato al contrario sulla licealizzazione degli istituti tecnici e sul trasferimento in blocco alle Regioni dell’istruzione professionale.
E’ un buon segno comunque, ed è una novità per la politica scolastica italiana, che l’attuale governo abbia deciso di dare continuità a una decisione presa in precedenza da un governo di segno opposto, anziché accingersi a capovolgerla, come tante volte è avvenuto in passato.
Qualcosa del genere potrebbe accadere anche per le Indicazioni Nazionali per il primo ciclo, riviste e corrette nella scorsa legislatura (ora si chiamano “Indicazioni per il curricolo”) da una commissione presieduta dal prof. Mauro Ceruti, poi eletto al Senato nelle liste del PD. In una lettera aperta inviata al ministro Gelmini, caratterizzata da toni misurati e costruttivi, il senatore Ceruti scrive che “il mantenimento di un testo positivamente accolto, diffuso e già in fase di sperimentazione rappresenterebbe una dimostrazione di attenzione verso la scuola”, che mal sopporterebbe un ulteriore cambiamento in fatto di Indicazioni.
Visto ciò che si prospetta per il secondo ciclo – il “prodiano” rilancio dell’istruzione tecnica in alternativa a quella liceale – l’assunzione per il primo ciclo delle “Indicazioni per il curricolo” – almeno temporanea, cioè in attesa di una armonizzazione con quelle allegate al decreto 59/2004 – costituirebbe un altro segnale di disponibilità, da parte del ministro Gelmini, a superare alcuni dei più controversi aspetti della riforma Moratti e a cercare un terreno se non di convergenza almeno di dialogo con l’opposizione.
Nota: TuttoscuolaFOCUS 9 dicembre 2008