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Manifesto: E ora torneranno anche i fondi tagliati all’istruzione pubblica?

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06-12-2008

 Di fronte ai figli – i figli di tutti – esistono forse diritti inalienabili e diritti alienabili?

Flc sindacato

 

Giuseppe Caliceti
Il governo aveva parlato di tagli alle scuole cattoliche. È bastata la minaccia di una loro mobilitazione per fargli cambiare idea nel giro di qualche ora. Niente sit-in. Niente occupazioni. Niente lezioni all’aperto. Niente striscioni. Niente scioperi. Niente coordinamenti docenti-genitori. È bastato che la Chiesa si mostrasse risentita e il governo si è rimangiato le parole dette ed è tornato prontamente sui suoi passi: i fondi per le scuole paritarie sono stati immediatamente «ripristinati».
Allora ti fai delle domande. E i soldi già tagliati dalla Gelmini per le scuole pubbliche italiane, quelli saranno ripristinati? E quelli che il governo è in procinto di tagliare ancora all’Università, saranno ripristinati? Sì, insomma, quei soldi lì. Quelli per la scuola pubblica italiana. Quelli per cui sono scesi in piazza in questi mesi migliaia di studenti, genitori, docenti, gente comune – cattolica e non cattolica. Anche i soldi tolti ai figli di questa gente saranno ripristinati? Sì? No? E perché? Forse perché l’Onda anomala non è abbastanza cattolica? O non è abbastanza italiana? O non è ancora abbastanza privata?
Certo, le critiche al governo da parte della Conferenza episcopale italiana sono state severe. Ma pare proprio che qui si spossa parlare dei famosi due pesi e delle famose due misure. Quasi che in Italia, oggi, ci fossero non solo due pesi, ma proprio due Paesi. Due tipi diversi di alunni e di studenti. Monsignor Stenco aveva detto: «Qui si vuole la scuola statale e la scuola commerciale, lo stato e il mercato, ma non il privato sociale che rappresentiamo noi e che fa la scuola non per interesse privato, ma per interessi pubblici».
Colpiva che Stenco parlasse di un «privato sociale» e di una scuola pubblica italiana che avrebbe un «interesse privato» e non «pubblico»; come se il vero «interesse pubblico» fosse esclusiva e prerogativa unica delle scuole cattoliche. A ogni modo, proseguendo, Stenco aveva aggiunto parole che potrebbero essere anche condivisibili: «Non è il taglio da 130 milioni di euro di adesso che fa scoppiare la scuola cattolica. Il punto è che sono dieci anni che il finanziamento si è inceppato. Può una scuola parrocchiale, ad esempio, permettersi ogni anno una passività di 20,25 mila euro? Il contributo dello Stato serve a malapena a pagare gli stipendi».
Sante parole, viene da dire. Il mestiere di Stenco è difendere le scuole parrocchiali e lo fa egregiamente. Quello che colpisce è questo: il suo grido per difendere le scuole private cattoliche è lo stesso dei tanti genitori e docenti che in questi mesi difendono la scuola pubblica. Motivazioni comprese. I fondi che ora lo Stato impiega nella scuola pubblica non servono infatti solo a pagare a malapena gli stipendi dei docenti? Ma in questo caso il governo non torna ancora sui suoi passi. Anzi, la Gelmini si lamenta proprio di questo: per raschiare il fondo del barile parla del taglio di 250.000 docenti in tre anni. Motivazione? Rappresentano il 97% dei fondi a sua disposizione. E non lo fa chiedendo più fondi. Nonostante l’edilizia scolastica in questo Paese sia messa non proprio bene. Non solo. Niente fondi destinati alla formazione, all’aggiornamento dei docenti, alla ricerca. Questa è la situazione degli ultimi dieci anni della scuola pubblica italiana, caro Stenco. Ma allora, il criterio del taglio indiscriminato sulla pelle dei più piccoli, dei più giovani, del futuro del nostro Paese, secondo lei, non è ammissibile per la scuola privata cattolica ma magari lo è per la scuola pubblica italiana? Per i figli di chi frequenta la scuola pubblica italiana? Ci sono due pesi e due misure? Ci sono due Paesi? Non credo.
«Gli aiuti per l’educazione religiosa dei figli», ha detto Benedetto XVI, «sono un diritto inalienabile». Giusto. Chiediamo allora a lui e a questo governo: e quelli per il resto dell’educazione? Cioè per tutto quello che non è educazione religiosa? E l’aiuto per il resto dei figli? Quelli che magari non si dichiarano cattolici? O che si dichiarano cattolici ma comunque non frequentano una scuola privata cattolica ma semplicemente la scuola pubblica italiana? Aiutare anche questi figli è un diritto alienabile? Di fronte ai figli – i figli di tutti – esistono forse diritti inalienabili e diritti alienabili?

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