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Il 30 ottobre 2008 la Scuola si è fermata, ma il ministro non lo sa

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Scuola flc sindacato Quasi 670.000 lavoratori hanno manifestato con lo sciopero la loro contrarietà ai provvedimenti del ministro Gelmini.

 Hanno scioperato i due terzi dei lavoratori. Il Ministero, su nostra richiesta, ci comunica i dati definitivi ma non li pubblica sul suo sito.

In un Paese normale un ministro non direbbe che il mondo della scuola è con lei se contro i suoi provvedimenti scioperano quasi 670.000 lavoratori della scuola.
In un paese normale il ministero avrebbe comunicato i dati definitivi dello sciopero, anziché fermarsi ai dati provvisori che riguardavano meno della metà del personale.
In un Paese normale, quando scioperano i 2/3 dei docenti un ministro potrebbe anche dimettersi.

Sul sito del Ministero, nell’ultimo mese, c’è un resoconto dettagliato e ossequioso degli incontri della Ministra Gelmini con docenti, associazioni e studenti. Ricorrono con insistenza due parole che suonano beffarde, “confronto” e “incontro”, purtroppo non troviamo quelle che contano, che testimoniano il dissenso del mondo della scuola sul merito e sul metodo dei provvedimenti adottati: “adesione” e “sciopero”.

Eppure, il 30 ottobre, si è trattato di un evento, di una giornata storica, la pacifica invasione della capitale con il corollario delle tante manifestazioni che hanno percorso l’Italia. Tutto questo, unito alla più alta adesione ad uno sciopero della scuola che il Paese ricordi, avrebbero dovuto consigliare al Ministro ed al governo tutto un ripensamento.

Invece niente. Il ministro dichiara e ripete di raccogliere consensi ovunque vada. Ci viene un sospetto, nel suo girovagare deve esserle sfuggito di incontrare uno dei 670.000 lavoratori che hanno scioperato, una delle tante mamme che si sono autorganizzate per difendere il futuro dei propri figli, o un gruppo di quegli studenti che gridano con rabbia “noi la crisi non la paghiamo”.

E invece la crisi la pagheranno soprattutto loro, la prima generazione di figli che difficilmente potrà migliorare la propria condizione rispetto a quella dei propri genitori.
Il rettore di Harvard ha detto: “Se credi che l’educazione dei figli sia costosa, prova con l’ignoranza”. Questo governo l’ha preso in parola.

Roma, 4 dicembre 2008

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