da Tuttoscuola, 30 novembre 2008: “Con il ritorno al maestro prevalente, in molti casi, si liberano persone che possono essere applicate al dopo scuola. E in questo modo il tempo pieno può essere garantito a tutte le scuole”.
L’affermazione, ripresa dalle agenzie, è del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che così si è espresso in occasione della giornata dell’infanzia e dell’adolescenza, celebrata lo scorso 20 novembre.
Da qualche tempo il premier compie rapide incursioni in materia scolastica a difesa dell’operato del ministro Gelmini. Lo ha fatto su vari temi, dal voto in condotta al maestro unico o prevalente, misure definite non “riforme” ma provvedimenti di buon senso, da “buon padre di famiglia”. Un richiamo non sorprendente per un uomo, come l’attuale presidente del Consiglio, assai sensibile ai movimenti dell’opinione pubblica e ai sondaggi, che prima dell’ondata di polemiche sui tagli al sistema formativo avevano confortato le scelte fatte dal ministro Gelmini (grembiulini, voti decimali, voto in condotta, educazione civica).
Anche sulla questione del maestro unico Berlusconi è stato ben attento a specificare che si tratterebbe di una figura “prevalente”, affiancata da altre, la cui introduzione consentirebbe di utilizzare i maestri in esubero per rafforzare il tempo pieno, molto gradito e molto richiesto nel centro-Nord del Paese. E che, a quanto risulta dalle sue parole, egli vorrebbe addirittura estendere “a tutte le scuole”.
Il fatto è che in queste sue incursioni sulla scuola il premier ogni tanto prende qualche granchio. E così, qualche settimana fa il presidente del Consiglio, non nuovo all’invenzione di neologismi, ha creato e subito bocciato la figura del maestro “multiplo”, intendendo con ciò il team di 3 maestri su due classi. Il maestro multiplo, aveva detto, “ha già aumentato i costi del 20-30%: così abbiamo avuto più professori e meno studenti”.
Ora nella sua uscita sul “dopo scuola” tocca un nervo scoperto per i sostenitori del tempo pieno nel suo attuale modello. I detrattori della Gelmini sostengono infatti che anche nel futuro modello di tempo pieno vi sarà la figura del maestro unico nelle 24 ore di base e che le rimanenti ore (fino a 40 mensa inclusa) sarebbero affidate a non docenti (assistenti, etc), o comunque a docenti non contitolari e non con pari dignità rispetto al maestro “unico”. Da qui l’accusa che si voglia trasformare l’attuale modello di tempo pieno in una sorta di doposcuola, a carattere prevalentemente assistenziale.
Starà al ministro dell’istruzione dimostrare con i provvedimenti attuativi se il modello di tempo pieno resterà quello attuale o se verrà modificato nel senso temuto da chi la sta criticando. Certo che se ci si mette anche il premier a parlare di doposcuola…