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SINDACATO: LA CGIL ALZA IL TIRO SULLA POLITICA (NOTA)

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ASCA) – Roma, 17 nov – L’attacco ai ”fannulloni di sinistra” da parte del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, ha sollevato le critiche anche del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che si e’ sentito in dovere di difendere la Cgil e tutto il mondo sindacale. Se anche il leader di uno dei sindacati che si e’ smarcato dallo sciopero della scuola e dell’universita’, che ha firmato il contratto del commercio, che ha subito aderito alla trattativa Cai per Alitalia ed e’ da tempo convinta della necessita’ della riforma della contrattazione, significa che la misura e’ colma. Che il bersaglio governativo e’ soprattutto la Cgil ma che e’ anche facile additare il fronte sindacale tutto come lo strenuo difensore dello ”status quo” e tacciarlo di frenare il processo di modernizzazione. Proprio oggi che il centrosinistra non ha trovato un percorso valido e credibile di opposizione e di alternativa e che la maggioranza e’ spesso notaio parlamentare delle decisioni dell’Esecutivo, il sindacato puo’ rappresentare meglio di chiunque altro la voce della societa’ e del lavoro. E la Cgil rispetto agli altri suoi ”colleghi” ha alzato di piu’ il tiro.

In tempi di grave crisi finanziaria, necessitano misure urgenti ed eccezionali. Il governo si accinge a vararle, avendo anche indicato l’ammontare in 80 miliardi di euro. Il sindacato si aspetta di essere convocato, almeno un minuto prima, del varo degli interventi da parte del consiglio dei ministri. Aspettativa non illegittima, dal momento che in tempi di recessione meglio coinvolgere tutti (sindacati e opposizione) che restare soli al timone della crisi.

D’altronde, se le cose andranno meglio, se il paese si riprendera’ piu’ rapidamente del previsto i meriti saranno di tutti ma analoga sara’ la responsabilita’ in caso di insuccesso.

Il sindacato, comunque, si appresta a giocare partite decisive tra una riforma dei contratti che necessita di una doverosa rivisitazione dopo 15 anni di onorato servizio e una crisi dei mercati che, come ha ammonito il governatore della Banca d’Italia, ancora non si e’ manifestata sull’economia reale. Con tutte le conseguenze che comportera’: maggiore disoccupazione, espulsioni dal mondo del lavoro, calo dei consumi. In quest’ottica, oggi puo’ essere vincente la linea della Cgil a tenere duro sulla centralita’ del contratto nazionale. Ben venga la contrattazione aziendale ma per la sua stessa peculiarita’ necessita’ di un aumento della produttivita’ e della redditivita’ da parte delle imprese per poter, a suo volta, restituire reddito, al mondo del lavoro.

Tuttavia, e’ stata proprio la Confindustria a rivedere al ribasso le stime del Pil per il 2008 e il 2009. Il prossimo anno, la crescita e’ prevista addirittura in calo dell’1%.

Allora, perche’ non essere piu’ cauti. Delineare oggi le linee guida della riforma della contrattazione e magari rimandarne gli effetti tra un anno, al 2010, quando, si spera, Barak Obama e i grandi del G20 avranno fatto il ”miracolo” di rimettere in sesto le economie dei paesi piu’ avanzati, compresa la nostra.

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