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Pazienti in cura dai medici anche se morti. Truffa da 14 milioni di euro in Sicilia

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In Sicilia i medici di famiglia curano anche i morti, a spese del Servizio sanitario nazionale. Fondi pubblici incassati dai medici come indennità per i pazienti inseriti negli elenchi dell’anagrafe sanitaria, tra cui figuravano anche migliaia di defunti, qualcuno era sepolto addirittura da 20 anni. In totale finora sono 51.287 i morti accertati per i quali la sanità pagava l’assistenza come se fossero vivi.

 

A scoprirlo è stata la Guardia di finanza che ha raccolto i dati emersi dopo una serie di controlli periodici fatti nelle nove province della Sicilia. Il danno erariale accertato dalle Fiamme Gialle è di 14 milioni di euro, ma potrebbe essere maggiore in quanto le indagini vanno avanti. I risultati dei controlli, disposti dal comandante regionale della Sicilia generale di divisione Domenico Achille, sono stati segnalati all’autorità giudiziaria, ma dall’inchiesta, al momento, non emergono indagati perché le leggi in vigore non chiarirebbero del tutto le responsabilità rispetto a chi è tenuto a comunicare il decesso: la regione, i comuni, le Ausl, i medici. Spetterà alla magistratura formulare ipotesi di reato e alla Corte dei Conti verificare il danno arrecato alla pubblica amministrazione. Già nel 2007, le Fiamme gialle avevano quantificato un danno erariale per circa cinque milioni di euro.

 

“E’ una delle tante falle del nostro sistema – commenta l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo – Ci sono situazioni al limite del reato, ma spesso frutto della disorganizzazione: i comuni, per esempio, dovrebbero comunicare alle Ausl i decessi degli assistiti ma accade, in malafede o in buonafede, che le carte non arrivino nei tempi giusti”. Per quanto riguarda il medico, secondo Russo, “può non sapere che il proprio assistito è deceduto se qualcuno non glielo comunica, a volte però si scoprono casi di truffa ma questo lo accerterà la magistratura”.

 

A gennaio la Regione siciliana metterà a regime un sistema informatico per la gestione dell’elenco con i dati degli assistiti, “incrociandoli – aggiunge l’assessore – con quelli dei comuni”. Intanto lunedì il deputato del Pdl Nino Minardo presenterà un’interrogazione urgente al ministro della Sanità “affinché venga fatta luce su questi incresciosi e inaccettabili fatti: chiederò anche di sapere qual è la situazione nelle altre regioni italiane”.

 

Per il presidente della Federazione dei Cristiano popolari, Mario Baccini, “il danno erariale non è l’unico punto di apprensione: la prima preoccupazione è l’assoluta mancanza di valori e rispetto per la vita e la salute dei cittadini”. “Ormai in alcune regioni – sostiene – si gioca con la pelle delle persone e a farlo sono proprio medici e direttori sanitari senza scrupoli, interessati più al denaro che al rispetto del giuramento di Ippocrate”.

 

A Palermo anche l’Ausl 6 – la più grande azienda sanitaria del Sud – ha svolto una indagine autonoma: i tecnici del Dipartimento cure primarie hanno controllato 1.310 medici e 1.126.792 assistiti. E’ stato scoperto che il servizio sanitario pagava ancora per 12.711 assistiti ormai defunti, per un totale di 3.220.755 euro, somme che l’Ausl sta recuperando, decurtando ogni mese dagli stipendi dei medici le somme non dovute. Sono stati cancellati dagli elenchi dell’anagrafe 3.500 assistiti non residenti, con un risparmio mensile di circa 15.000 euro, ed è stata accertata la presenza di 2.260 pazienti iscritti in più di un elenco, ciò ha consentito un recupero 480 mila euro e un risparmio mensile di 12 mila euro.

 

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