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Fioroni: parole gravi. E Spena: offesa personale

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Fioroni: parole gravi. E Spena: offesa personale

ROMACerto, lo avrà detto come un «paradosso letterario», lo avrà affermato scherzando, ma Andrea Camilleri ha lasciato un segno giovedì scorso al Mamiani, un liceo di Roma, quando ha sostenuto che per lui, l’ottantatreenne sempre in cima alla classifica dei romanzi più venduti, Mariastella Gelmini «di sicuro non è un essere umano».

E che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». Frasi sottolineate da un titoletto sull’Unità e criticate ieri ad alta voce da non pochi esponenti dell’opposizione. Che pure, normalmente, contestano con durezza il ministro dell’Istruzione per la sua politica scolastica. Primo fra tutti il suo predecessore Giuseppe Fioroni, ora responsabile organizzativo del Pd: «Chi non rispetta la dignità delle persone o declina quel rispetto solo in base alle simpatie, anche politiche, si comporta in modo grave. Soprattutto se si pensa che il nostro Paese vive da decenni un’emergenza educativa».

Giorgio Tonini, fedelissimo di Walter Veltroni, rincara la dose: «Quelle parole sono gravi non solo in sé, ma soprattutto perché sono state pronunciate davanti ai giovani. Per diventare cattivi maestri basta un attimo e guai se ci si spinge nel campo dell’intolleranza. Chi è più anziano dovrebbe capire che le parole sono come le pietre. Oltretutto si tratta di una scelta controproducente anche dal punto di vista politico: se Obama ha vinto negli Stati Uniti è anche perché ha usato un linguaggio mite e non ha mai insultato gli avversari». Ma a prendere nettamente le distanze dal linguaggio usato dall’inventore del commissario Montalbano sono anche esponenti della sinistra radicale.

Come Giovanni Russo Spena di Rifondazione Comunista: «La radicalità dei giudizi politici, che possono essere anche aspri e duri, non deve essere mai confusa con la semplice offesa personale, peraltro inefficace per i fini che si vorrebbero perseguire. Io sono sempre per un approccio politico rigoroso: dall’altra parte della barricata non ci sono mai nemici, ma solo avversari politici. Tanto per intenderci io quelle parole non le direi neanche al leghista Borghezio, che pure considero, senza giri di parole, decisamente razzista». E se la domanda viene posta all’ex direttore di Liberazione, oggi consigliere della Rai, Sandro Curzi, si incontra un uguale sconcerto, pur accompagnato dalle attenuanti del caso: «Certo è uno scrittore e bisogna vedere in che contesto ha detto quelle frasi

Ma senza dubbio gli eccessi che ha espresso sono l’effetto di un netto deterioramento del linguaggio nel mondo della politica. Se un presidente del Consiglio arriva a dire certe cose, se parla di persone “appecoronate” e di presidenti “abbronzati” si capisce che anche altri possano prendersi qualche licenza».

Roberto Zuccolini
08 novembre 2008

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