Così abbiamo scongiurato la chiusura di 2590 istituti di PIERPAOLO VELONÀ CIP nazionale
«Rischiavano di chiudere 2590 scuole. Questo pericolo l’abbiamo scongiurato». È soddisfatto Vasco Errani, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della conferenza Stato-Regioni. Il governo alla fine modificherà il decreto legge 154, laddove imponeva la chiusura delle scuole con meno di 50 studenti e il commissariamento per le Regioni «fuorilegge».
Errani, come si è arrivati a questo risultato?
«Abbiamo minacciato di non sederci più alla conferenza governo-Regioni. Alla fine l’esecutivo ha ceduto. Presenterà un emendamento al decreto, per correggerlo».
Quali erano i rischi del decreto?
«La chiusura delle scuole avrebbe privato di un servizio un numero enorme di studenti, senza nessun tavolo di confronto. Inoltre la Gelmini aveva imposto il commissariamento per le regioni che non avessero rispettato il decreto».
Adesso cosa cambierà?
«Non ci sarà nessun commissariamento e il governo aprirà un tavolo con regioni ed enti locali. Per il momento posso affermare con certezza che grazie alla nostra iniziativa, nessuna scuola con meno di 50 iscritti chiuderà nel 2009-2010. Ma non ci basta: chiediamo al governo di avviare un confronto sulla riforma del sistema scolastico, senza atteggiamenti unilaterali, cogliendo i segnali di novità che ci sono in giro».
Da amministratore, cosa rimprovera alla riforma Gelmini?
«Una semplice constatazione: non è una vera riforma. Ma la conseguenza dei tagli alla Finanziaria operati dal governo con la manovra estiva, con l’aggravante che così vengono messi in discussione alcuni elementari principi pedagogici».
Sulla scuola si può avviare un discorso federalista?
«Certo che sì. Ma purchè rimanga chiaro che il problema dell’istruzione è nazionale. Una riforma federalista si può fare lasciando alle autonomie locali la scelta sul dimensionamento delle scuole, sull’organizzazione del tempo pieno e la destinazione dei contributi. Un punto però non può essere messo in discussione. Noi questa battaglia sul decreto 154, l’abbiamo fatta insieme: con tutte le regioni. Si è messo in moto un movimento di studenti in tutta Italia, da nord a sud, che ha messo al centro della protesta la qualità dello studio e della formazione. Da questo dobbiamo partire».
Nota: Unità 8 novembre 2008