E’ stato un plebiscito. Per una volta maggioranza e opposizione non si sono scontrate in aula ma hanno votato ieri sera all’unanimità (57 i deputati presenti all’Assemblea regionale siciliana) il disegno di legge “Misure di contrasto alla criminalità organizzata”. Applausi in aula ed entusiasmo nella conferenza stampa convocata questa mattina dal presidente dell’Ars, Francesco Cascio, e dal presidente della commissione regionale Antimafia, Lillo Speziale (Pd).”E’ la prima volta che accade nella storia dell’autonomia siciliana”, hanno sottolineato.
La norma punta sui giovani, con l’educazione degli studenti all’antimafia attraverso l’istituzione di laboratori a scuola, ma anche sull’istituzione di zone franche per la legalità e il rimborso degli oneri fiscali per cinque periodi di imposta agli imprenditori che denunciano richieste di estorsioni. Il ddl prevede inoltre la comunicazione di un conto corrente unico dove le imprese devono fare confluire le somme relative agli appalti superiori a 100 mila euro e stabilisce l’obbligo della Regione di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia che si celebrano nell’isola. Ci sarà, infine, anche un fondo di rotazione per la fruizione dei beni confiscati ai boss.
Per utilizzare al meglio i beni confiscati sono accordate fidejussioni e credito alle cooperative sociali “per la progettazione e realizzazione delle opere di adattamento”. “Con questa legge – ha detto Speziale – vogliamo lanciare un messaggio al Paese, sottolineando che la Sicilia è unita nella lotta alla criminalità organizzata. C’é un clima nuovo, gli interventi della magistratura e delle forze dell’ordine hanno agevolato il processo di dialogo tra le forze politiche e ciò ha consentito prima la costituzione della commissione antimafia e poi di questa legge”. Una legge tra le più innovative del Paese, “che – ha proseguito Speziale – potrebbe essere mutuata, presa come modello. Una legge organica che prevede un principio fondamentale: le imprese che non denunciano e che hanno favorito la mafia, secondo quanto accertato dalla giustizia, non possono avere più rapporti con la pubblica amministrazione”.
Il presidente dell’Ars Francesco Cascio si preoccupa, però, che questa legge antimafia non abbia la stessa eco sui media che ebbero la condanna e le dimissioni dell’ex governatore Salvatore Cuffaro. “Spero di sbagliarmi – ha aggiunto – Una legge di questa importanza non è facile che si faccia in due mesi, normalmente ci sarebbero voluti tre anni; invece questo Parlamento ha voluto dare un’inversione di tendenza”. Convinti del “nuovo corso” che avvierà la nuova legge ance anche il governatore, Raffaele Lombardo, e l’assessore regionale al Bilancio, Michele Cimino. “Sicuramente agevolerà la collaborazione tra il mondo delle imprese e gli organi dello Stato – hanno detto – che, al prezzo di grandi sacrifici, si oppongono allo strapotere della mafia”.