Entra nel vivo la mobilitazione contro il ministro per il suo arrivo a Genova il 12. Raccolte nell´ateneo 101 firme di professori a sostegno della lotta dei precari. Autobus, mercati rionali, strade, manifestazioni a macchia di leopardo di Michela Bompani
Stanno costruendo l´”Ignoranza”, quelli di Lettere. Nella bottega di un fabbro nel Centro storico. Sarà alta quattro metri, perfettamente snodabile, sarà una “gabbia” antropomorfa in cui si nasconderà un figurante, per darle movimento. Sarà vestita in tailleur pantalone, nascoste tra gli abiti avrà miccette scoppiettanti e puzzolenti, avrà il volto del ministro Gelmini. Brucerà, in piazza Matteotti, la sera del 12 novembre.
E intanto i docenti dell´Ateneo genovese fanno la “carica dei 101”: sono infatti tante, le firme raccolte dall´appello lanciato dal professor Antonio Gibelli in cui si prende posizione nel movimento accanto ai precari, agli studenti e si denuncia «lo smantellamento del sistema pubblico della formazione previsto dalla Costituzione».
«Bruceremo l´Ignoranza», convocano, intanto, i ragazzi. Il 12 novembre è attesa a Genova, in mattinata, il ministro dell´Istruzione, ad inaugurare “Abcd, il salone nazionale della formazione”: se una parte dell´Onda ha già annunciato di accoglierla con un “assedio”, i ragazzi di Giurisprudenza e Scienze Politiche invece stanno cercando la disponibilità di una sala o teatro cittadino dove invitarla, «pacificamente», a discutere della sua legge sulla scuola e di ciò che sta pensando sull´Università. La sera, comunque, tutta l´Onda sarà in corteo musicale: attraverso il Centro storico e le strade del centro, con una banda rumorosissima, accenderà una “processione” di protesta ispirata agli antichi riti apotropaici ancora diffusi in tutta Italia, e che culminano con l´incendio del fantoccio.
Domani invece la protesta dell´Onda bloccherà la città, aderendo alla mobilitazione nazionale, sui vari territori, degli Atenei italiani: centinaia di azioni diffuse disturberanno Genova. Ogni Facoltà avrà un settore della città e s´inventerà come mandarlo. Ci saranno quelli che saliranno sugli autobus e con il megafono spiegheranno ai passeggeri il perché della protesta. Oppure, uno declamerà la legge e un altro la “smonterà” pezzo per pezzo, sempre a bordo dei mezzi pubblici. Ci sarà una grande “asta del precario”, con tanto di banditore, martelletto e banco. Ci saranno quelli che, completamente vestiti di rosa, faranno gli attraversamenti lenti, bloccando il traffico. E quelli che si metteranno la toga e spiegheranno, nei mercati rionali, la legge 133. A Scienze Politiche hanno già individuato quattro zone di “lavoro”: Brignole, Principe, via Roma, via Venti Settembre, piazza dell´Annunziata. Oggi, invece, universitari e Sos scuola (maestri e genitori) formeranno un presidio rumoroso, alle 10, con pentole, coperchi e mestoli davanti al teatro della Corte, dove si svolge un incontro tra l´Esercito e gli studenti delle superiori.
«Dobbiamo cambiare il livello della protesta – urlava ieri alle tredici, Paolo, al megafono, nel mezzo del “pranzo sociale” nell´atrio di Lettere, al primo giorno di occupazione – dobbiamo bloccare la città, adesso». Trenta litri di minestrone, torte di verdura, pizza e dolcetti, erano trecento ieri a “Balbiquattro” a pranzare sotto gli striscioni “Non la paghiamo la vostra crisi”, “Facoltà liberata”, “Fuori la precarietà dall´Università e dalle nostre vite”. E anche un più prosaico “Buon appetito”.