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Studenti “indipendenti” e regioni (del sud) al collasso. La protesta continua

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“La riforma dell’università non deve essere oggetto di trattativa da parte dell’opposizione, se il governo vuole dialogare con qualcuno, lo faccia direttamente col movimento, a partire dal ritiro della legge 133 e della legge Gelmini.” Inizia così il comunicato emanato dall’Assemblea d’ateneo della Sapienza “in mobilitazione”. Il clima di apertura manifestato dal Governo piace poco agli studenti che si vedono ancora una volta messi da parte rispetto ad un tavolo di discussione e di trattativa. Mentre il Ministro Gelmini decide di prendere una pausa di riflessione, loro, gli studenti, non si fermano con la mobilitazione e continuano a discutere sia dentro che fuori gli atenei. Si comincia a delineare lo scenario di un’allenaza più vasta e più incisiva tra mondo della scuola e mondo del lavoro a riprova del fatto che la crisi attuale non investe solamente il comparto istruzione con i pesanti tagli imposti dalla nuova legge appena approvata e con quella che dovrebbe essere la riforma proposta per l’università, ma colpisce pesantemente tutto l’apparato sociale. La recente firma del contratto per gli statali da parte delle sigle sindacali, lascia sola la CGIL a continuare nella battaglia, in vista della prossima firma, quella per il contratto collettivo nazionale.
Durante l’ultima assemblea dei delegati FIOM si è già stabilita la data del prossimo sciopero nazionale a Roma: il 12 dicembre. Durante l’assemblea è stato accolto anche l’intervento da parte degli studenti. La proposta di un’alleanza nella lotta…
L’ Onda, come ormai è stata definita non intende arretrare, anzi, forte del consenso popolare vuole continuare ad avanzare. “Le mobilitazioni di queste settimane hanno interessato centinaia di migliaia di persone in tutto il paese, costruendo attraverso la pratica quotidiana delle assemblee nelle facoltà e negli atenei in agitazione una straordinaria esperienza di partecipazione democratica, irriducibile nelle forme della rappresentanza politica e della delega. Per questo riteniamo che qualunque tipo di discussione sull’università debba partire dal ritiro immediato della legge 133, della legge Gelmini e da un dialogo diretto col movimento studentesco. Una riforma dell’università è già in atto, quella che stiamo costruendo nelle università occupate e in mobilitazione, partendo dai nostri gruppi di lavoro, lezioni riconvertite, seminari di autoformazione, attraversati da studenti, ricercatori precari e dottorandi.” Si legge ancora nel comunicato inviato oggi ai media.
E l’appello, scaturito dalle recenti assemblee in corso all’interno dei singoli atenei in mobilitazione, sta facendo il giro dell’Europa.
Una pubblica dimostrazione del “superamento” dei confini si è già avuto con la protesta dell’OBESSU (Organising Bureau of European School Student Unions) e dell’ESU, davanti alla sede della Commissione europea venerdì 31 ottobre, a sostegno delle proteste degli studenti italiani.

Le prossime tappe sono già stabilite: venerdì 7 novembre, mobilitazioni a livello locale in vista della mobilitazione nazionale convocata dalla Cgil a Roma per il 14 novembre. Subito dopo, due giornate di discussione assembleare nazionale, il 15 e 16 novembre presso l’ateneo della Sapienza, “… Pensiamo ad un’assemblea che si ponga in primo luogo l’obiettivo di garantire l’estensione e la durata di questo straordinario movimento… come qualificare e far emergere in primo piano il tema dell’autoriforma; che tipo di rapporto promuovere con le realtà sindacali e le esperienze di lotta del lavoro precario…” Un movimento dunque che va ben oltre i ristretti confini del mondo della scuola, ma che, criticamente, vuole cominciare ad essere partecipe e attore reale della vita democratica di questo paese.

Ma se da una parte gli studenti si auto-organizzano chiedendo la parola, dall’altra, le istituzioni non stanno a guardare. Questo fine settimana si terranno a Castelvolturno,  gli Stati generali delle scuole del Mezzogiorno, iniziativa che vede protagoniste le regioni del sud, fortemente colpite dalla legge 137 e dalle disposizioni contenute nel Dl. 154… “ In questa particolare congiuntura normativa appare più che mai urgente e indifferibile una riflessione condivisa  sui riflessi delle recenti determinazioni del Governo sulla struttura complessiva del sistema di istruzione delle Regioni meridionali e la messa a punto di una politica di sviluppo dei sistemi educativo formativi dei territori che possa, con autorevole interlocuzione, presentarsi e contrattare ai differenti livelli di confronto istituzionale a salvaguardia  delle specificità e  delle esigenze delle Regioni meridionali.” 3 giorni, dal 7 al 9 di novembre per discutere, riflettere, avanzare proposte, parlare di diritti, di federalismo, di costituzione e di integrazione, ma soprattutto di una scuola che sia scuola di qualità. Da Articolo21.info

 

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