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Università, Bonaiuti: sulla riforma nessuno stop Violato da Onda anomala il sito web di Tremonti

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 ROMA (2 novembre) – Arriva dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e portavcoe del premier Paolo Bonaiuti la smentita di uno stop del governo alla seconda parte della riforma della scuola riguardante l’università. «Il presidente del Consiglio non ha mai pronunciato le frasi che gli vengono attribuite, addirittura tra virgolette, da un quotidiano romano sulla riforma della scuola». A riportare la notizia era stata oggi La Repubblica. «Al contrario, il presidente Berlusconi è convinto che l’università abbia bisogno di una seria e profonda riforma. Ad essa sta lavorando il governo, primo tra tutti il ministro Gelmini, in continuo contatto con il presidente del Consiglio», ha concluso Bonaiuti.

Colpito il sito di Giulio Tremonti. Una schermata nera e la scritta: “Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo i loro siti. ondaanomala, 01.11.2008, non ci fermerete”. Appare così la home page del sito www.giuliotremonti.it. In alto, nel titolo della pagina, la scritta: “Onda anomala, Tremonti e Gelmini non pagheremo la vostra crisi!”.

Dati sulle università italiane. Nel World University Rankings 2008 che valuta la qualità degli atenei di 20 Paesi del mondo, nessuna università italiana è rappresentata tra le prime 100. Per trovare un ateneo italiano bisogna scendere al 205° posto dove si classifica «La Sapienza» di Roma, scesa di ben 22 postazioni rispetto all’anno scorso, quando si era classificata al 183° posto nella valutazione del 2007. Al 291° posto il Politecnico di Milano (nel 2007 al 343°), al 333° l’Università di Pisa, quindi l’Università di Firenze (349), la Federico II di Napoli (398) e l’Università di Trieste (tra 401 e 500) a parità con l’Università di Pavia e l’Università Commerciale Luigi Bocconi. A dominarela classifica gli Stati Uniti con 42 università: Harvard e Yale si confermano, rispettivamente, al primo ed al secondo posto. L’Europa conta 36 atenei, di cui le britanniche Oxford e Cambridge al terzo e quarto posto, e l’Asia 22. Secondo Franco Pavoncello, il presidente della John Cabot University, l’ateneo americano nel cuore di Trastevere a Roma il merito delle università Usa è il mettere «al centro della mission degli atenei statunitensi lo studente e la sua sua formazione». Meriti anche per il rigoroso sistema di valutazione gestito da sei organismi regionali e basato su regole stabilite, votate democraticamente e condivise da tutti gli atenei.

Investimenti. Ultimi posti tra i Paesi del G8 per l’Italia anche negli investimenti. Secondo i dati 2007 dell’Ocse pubblicati dall’Academic Sourcebook, la spesa prevista per la formazione universitaria dall’Italia è di 8,8 dollari a studente. posto. La Germania ed il Giappone spendono 11,600 dollari a ragazzo, la Francia 10,70, il Regno Unito 11,90 mentre gli Stati Uniti investono per l’Higer Education 24,10 dollari a studente. Per contro, secondo l’Ocse, il nostro Paese risulta nella media per la spesa a studente per la scuola primaria e secondaria e pari a 7,7 dollari, contro una media che va dai 6,5 dollari della Germania agli 8,9 degli Stati Uniti.

Laureati. Negli atenei italiani si registra il più alto tasso di abbandono studentesco e alla laurea arriva solo il 45% degli iscritti al primo anno, contro una media del 69% negli altri Paesi Ocse. Il 19% dei 25-34enni italiani possono vantare un diploma accademico, rispetto alla media del 33% degli altri componenti dell’Ocse. In crescita invece il tasso di laurea dei nuovi studenti, passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006, un dato che secondo il rapporto dell’Ocse, è dovuto «alla riforma del 2002, quando agli studenti iscritti ai corsi di laurea prima della riforma è stata data la possibilità di concludere gli studi in tre anni».

Studenti stranieri. Se poi si guarda la capacità di attrarre studenti stranieri, l’Italia registra appe un 1,7% e nel 2006, su un totale di 2,9 milioni di studenti stranieri che hanno scelto di trascorrere un anno di formazione all’estero, solo il 2% ha deciso di studiare in Italia.

La protesta negli atenei Negli atenei intanto la rivolta non si placa. Il week end di Ognissanti è stato in parte una tregua, ma almeno fino al 14, giorno della manifestazione nazionale del mondo universitario, della ricerca e dell’alta formazione artistica e musicale (conservatori e accademie), nessuno abbasserà la guardia. All’Orientale di Napoli prosegue la mobilitazione e l’università della Calabria, anche in questi giorni di festa, ha fatto sentire il suo disagio: gli studenti si sono ritrovati in piazza XI settembre, a Cosenza, per una lezione all’aperto.

All’aperto, al chiaro di luna, nel piazzale dell’università del Salento di Lecce, si sono laureati l’altra sera 106 giovani della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali. «Il nostro intento – ha spiegato il preside della facoltà, Carlo Storelli – non è quello di creare disagio, ma di fare informazione. Avremmo potuto creare forme di protesta diverse, ma abbiamo preferito questa». Proseguono, intanto, anche le assemblee nelle aule occupate delle facoltà di Scienze politiche, economia, ingegneria e lettere e filosofia in vista della manifestazione «In difesa del sapere pubblico» in calendario per il 7 novembre.

Iniziative finalizzate alla discussione e sensibilizzazione sulla contestata legge 133 sono in programma fino al 14 novembre all’università de L’Aquila mentre la facoltà d’ingegneria, occupata, de La Sapienza di Roma ha organizzato per questa sera una «scritta di fiaccole» al Circo Massimo e una cinquantina di studenti della facoltà di fisica dello stesso ateneo ha partecipato ieri a una «maratona per la ricerca» indossando pettorine con la scritta «No 133». Lunedì, sempre nel grande ateneo romano, le organizzazioni e le associazioni della docenza, dei ricercatori precari, dei dottorandi e degli studenti, illustreranno, in una conferenza stampa, il loro «Programma per l’università italiana».

 

 

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