ROMA – Una riforma dell’università italiana in dieci punti, tra cui la valutazione del lavoro dei professori e l’istituzione di una borsa per ciascuno studente da spendere in una qualsiasi università italiana: è stata presentata dal segretario del Pd, Walter Veltroni, dal responsabile Università del Pd, Luciano Modica, e dai ministri ombra della scuola e per la gioventù, Maria Pia Garavaglia e Pina Picierno.
Al primo punto il Pd propone di riformare i meccanismi dei concorsi per renderli “più rapidi, più meritocratici, più internazionali”, con meccanismi per evitare “nepotismi, localismi e lobbismi disciplinari”.
In secondo luogo viene istituita l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur), che deve essere indipendente dalla politica. I finanziamenti statali alle università dovrebbero essere unificati in un solo capitolo di spesa da ripartire in tre quote: la prima, il finanziamento ordinario dovrebbe costituire il 70%, del totale; la seconda, ammontante a circa il 20% del totale, dovrebbe essere assegnata in base ai risultati certificati dall’Agenzia di valutazione; la terza è assegnata come cofinanziamento a specifici obiettivi di sviluppo, concordati tra Ateneo, Ministero e Regione.
Per la ricerca si propone di istituire un’Agenzia nazionale indipendente, che dovrebbe decidere tutti i finanziamenti pubblici.
Il Pd propone una riforma della governance, che lascia autonomia agli statuti degli atenei, salvo poche regole comuni. Per esempio una distinzione di ruoli tra rettore, Consiglio di amministrazione e Senato accademico, con il terzo che ha un ruolo di indirizzo culturale, garanzia e controllo, e i primi due che amministrano.
Inoltre si chiede la valutazione periodica del lavoro dei docenti, con gli statuti degli atenei che dovranno indicare i compiti didattici minimi per i docenti di ciascuna fascia. Il Pd chiede di abrogare il blocco del turn over dei docenti, e anzi di tornare al reclutamento straordinario di ricercatori previsto dal governo prodi.
Inoltre gli assegni di ricerca diverrebbero dei veri contratti di lavoro a tempo determinato (da un minimo di tre anni a un massimo di sei). Viene poi prevista una riforma del dottorato di ricerca per innalzarne l’università.
Quanto agli studenti, il Pd propone di rivedere la legge sul diritto allo studio. Innanzi tutto una borsa assegnata ai ragazzi meritevoli all’ultimo anno di liceo, che potranno spendere in qualsiasi università italiana. Inoltre l’Erasmus (cioé il periodo trascorso in un’università straniera) dovrebbe diventare un diritto per tutti.
Come ultimo punto i finanziamenti: in cinque anni la spesa pubblica dovrebbe salire al 2,8% (oggi 0,9%) secondo la media Ocse. Inoltre si propone la defiscalizzazione delle donazioni liberali a qualsiasi università, indipendentemente dalla forma giuridica dell’Ateneo.