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Migliaia di studenti davanti al Senato. Veltroni: ”Ritirare il decreto Gelmini”

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Bagarre in aula, il presidente Schifani sospende la seduta per riprenderla poco dopo. Sit-in e cortei per dire no alla riforma: ”La protesta non smetterà”. Fermato e subito rilasciato un ragazzo che aveva cercato di scavalcare le transenne a Palazzo Madama. Aperto un fascicolo sull’occupazione di un liceo a Roma. Destra e sinistra in corteo oltre le ideologie (video). Partecipa al forumRoma, 28 ott. (Adnkronos/Ign) – Migliaia di studenti di destra e di sinistra accomunati dal “no” alla riforma Gelmini stazionano davanti al Senato, mentre l’aula di Palazzo Madama discute il decreto. Al grido “la riforma non la vogliamo” i ragazzi annunciano un presidio ‘quasi permanente’: “Finché non ci daranno risposte noi da qui non ci muoviamo”.

 

E da parte della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama in serata è arrivata una risposta, stabilendo che il voto finale sul decreto nell’aula del Senato si svolgerà domani mattina per le 10.

Mentre il presidio resisteva sotto l’acqua da mattina a sera, nell’aula si sono registrati momenti di tensione durante la discussione del dl Gelmini. Il presidente Renato Schifani ha deciso di sospendere la seduta, durante la quale Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, si è detta “delusa” dalla presidenza per l’andamento dei lavori e ha convocato la conferenza dei capigruppo dopo che il vice capogruppo Pdl, Gaetano Quagliariello, non è riuscito a finire il suo intervento.

In giornata il leader del Pd Walter Veltroni è tornato a chiedere al governo “di ritirare il decreto Gelmini“, perché è “un atto di arroganza il voler andare avanti. L’intelligenza politica – ha sottolineato – è ascoltare quando un provvedimento crea tale livello di conflittualità”.

Questa mattina i ragazzi avevano chiesto e ottenuto di poter incontrare i senatori e aprire un tavolo di trattativedi. L’incontro è durato poco più di un’ora: i manifestanti hanno illustrato ai parlamentari non solo le motivazioni della protesta, ma anche alcune proposte concrete, come la riduzione della quota alle chiese, dall’8 per mille al 5 per mille, con la destinazione del 3 per mille rimanente ad un fondo di sostegno ad infanzia ed educazione, così come la sospensione di fondi inutili o privilegiati, come ad enti desueti, fondi Nato, o l’immediata sospensione dei finanziamenti pubblici alle scuole private. ”Qui – hanno sottolineato – è in gioco il nostro futuro. Non è una manifestazione partitica. La protesta non smetterà”.

Si sono registrati alcuni momenti di tensione quando un giovane ha cercato di scavalcare le transenne che bloccano l’accesso in corso Rinascimento – immediatamente bloccato dalle forze dell’ordine, è stato semplicemente identificato e rilasciato – ma gli studenti hanno lanciato un appello “affinché la calma venga mantenuta da entrambe le parti”.

Mentre cortei spontanei hanno raggiunto la sede della protesta, altri studenti si sono ritrovati sotto al ministero della Pubblica Istruzione, a viale Trastevere, dove hanno scandito slogan contro la responsabile del dicastero. Una delegazione del coordinamento ‘Non rubateci il futuro’, costituito da genitori e insegnanti in rappresentanza di circa 70 scuole elementari romane, ha consegnato questa mattina ad un ufficiale della posta interna del ministero quasi 15mila firme racchiuse in tre pacchi dono: scienza, accoglienza e cultura.

Intanto proseguono le occupazioni. La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo riguardante l’occupazione del liceo ‘Giulio Cesare’ di Roma in seguito alla denuncia presentata dal preside dell’istituto. I reati che per il momento si profilano sono quelli di invasione di edificio pubblico e di interruzione di pubblico servizio.

E ”anche l’università passa dalle parole ai fatti: dall’agitazione e dalle occupazioni allo sciopero”. Lo annuncia l’Unicobas, proclamando ufficialmente lo sciopero per tutti gli atenei italiani.

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