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I “caldi” temi della scuola nell’agenda dei leader politici

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Inascoltati gli appelli al dialogo costruttivo di Napolitano. Berlusconi dice che non toccherà i dl e accusa l’opposizione di strumentalizzare gli studenti. Per Di Pietro la protesta creerà solo una crepa nella maggioranza ma non inciderà nemmeno sui decreti attuativi: ci hanno fatto vedere il grembiulino, ma si sono fregati la polpa. E Veltroni torna alla carica a sole 24 ore dal suo intervento al Circo Massimo.

Il tema dell’istruzione è sempre più centrale nei discorsi della politica italiana: da alcuni giorni le polemiche sulla scuola riempiono l’agenda dei contenuti della politica ai più alti livelli. Al punto che quasi tutti interventi delle più alte cariche dello Stato sono rivolti alle approvazioni dei decreti sulla scuola e alle mobilitazioni di piazza per chiederne la sospensione. Nei giorni scorsi sulla querelle è intervenuto anche il Presidente della Repubblica, che sollecitato da più parti ha richiamato i contendenti ad operare con maggiore equilibrio e senso di responsabilità. Ma la scuola rimane un terreno di conflitto, altro che accordi bipartisan da adottare con buon senso per il futuro dei nostri giovani.

All’indomani della manifestazione al Circo Massimo, con la richiesta fatta dall’opposizione di ritirare i decreti Gelmini e convocare le parti sociali per trovare un accordo comune sulle tematiche principali, è arrivata la secca replica del Presidente del Consiglio: Silvio Berlusconi ha detto, in pratica, che non ha alcuna intenzione di accogliere l’invito di Walter Veltroni di ritirare il decreto 137, né tanto meno rimettere mano sulla Legge 133, accusando piuttosto  l’opposizione di aver strumentalizzato gli studenti e anche i bambini.

“Andiamo avanti a governare – ha detto il premier – facendo le cose di buon senso che sono in programma, qualunque cosa dica Veltroni o qualunque altro dell’opposizione”. Per il Premier l’opposizione starebbe usando “strumentalmente la scuola: pensate all’Università – ha detto Berlusconi – su cui non abbiamo ancora fatto nulla e già hanno mosso critiche e hanno mosso gli studenti nelle strade con una strumentalizzazione difficilmente definibile anche di studenti e bambini”.

Tra organizzatori e maggioranza è continuata la polemica sui numeri dei manifestanti del 25 aprile a Roma: “se duecentomila vengono fatti passare per due milioni e mezzo – ha detto il presidente dei Pdl al Senato, Maurizio Gasparri – lo stesso metodo della bugia viene usato sulla scuola e su ogni altro argomento. La sinistra del flop e della bugia si cerchi altri capi”.

Nella contrapposizione politica si è inserita anche l’Italia dei valori, che attraverso il suo leader Antonio Di Pietro, ha detto di non credere che le contestazioni contro i provvedimenti del Governo sulla scuola e sull’università convinceranno i partiti di Governo a fare marcia indietro: secondo l’ex Pm di ‘mani pulite’ nel lungo periodo le ampie proteste di questi giorni saranno comunque fondamentali perchè rappresentano “una prima crepa nella diga” costruita dalla maggioranza e dal suo “gruppo di potere”.
Di Pietro si è detto pessimista però sulla possibilità che l’opposizione possa incidere sui decreti attuativi: “Nel breve termine – ha detto il leader dell’Idv rivolgendosi a una platea di studenti e militanti in un convegno sulla riforma Gelmini – la legge non ve la toglie nessuno, ma la contestazione permetterà di aprire gli occhi a tutti quanti”. Questo perché nel complesso quella presentata dal Governo sulla scuola “è una legge sbagliata sulla quale molti italiani potranno e dovranno riflettere. Per questo la contestazione è fondamentale, non tanto per il fatto ‘Gelmini sì o Gelmini no’ ma per la tenuta della democrazia di questo Paese. Per questo nessuna formazione politica deve metterci il cappello sopra”.

Di Pietro è stato particolarmente duro con la linea assunta dal Governo sul fronte scuola, in particolare per i tagli incondizionati. “Ci hanno fatto vedere il grembiulino e il voto in condotta – ha detto l’ex Pm – ma si sono fregati la polpa: otto miliardi di euro e messo insieme un modello che, dalle elementari alle università con le fondazioni, ha stravolto totalmente il ruolo e la funzione della scuola”. Solidarietà, invece, per coloro che in questi giorni stanno manifestando per il ritiro dei decreti. “Rispetto al fatto che tutti stanno scioperando in modo civile e corretto – ha concluso l’ex Pm riferendosi alle manifestazioni di protesta – il modo in cui il Governo snobba tutto questo è il tipico comportamento di chi si chiude nel bunker e pensa che tutto il mondo giri intorno a lui”.

Un concetto ripreso da Veltroni che, il giorno dopo il lungo intervento al Circo Massimo, controbatte al Presidente del Consiglio parlando ancora di istruzione: il capo dell’opposizione chiede infatti al Governo di abbandonare i “toni di contrapposizione”, e “ad ascoltare la voce della società italiana, iniziando dalla scuola”.

Nei prossimi giorni il quadro non dovrebbe cambiare. Anzi: il discusso voto di fiducia al Senato per l’approvazione finale del dl 137, le contestazioni dei movimenti studenteschi, i sit-in permanenti e lo sciopero generale del 30 preannunciano un’altra settimana di passione. Con al centro sempre la scuola.

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