La possibilità per i dipendenti pubblici di non dichiarare preventivamente se intendono aderire o meno a uno sciopero potrebbe avere il tempo contato.
Da quando nel 1990 è stata introdotta per legge una limitazione del diritto di sciopero in alcuni comparti pubblici (scuola compresa) per assicurare all’utenza i servizi essenziali, il sindacato ha infatti ottenuto di includere tra il diritto costituzionale allo sciopero anche il diritto del lavoratore di non dichiarare preventivamente l’astensione dal lavoro.
Nella scuola succede, quindi, che, anche se il dirigente scolastico, in ossequio alla norma, chiede per tempo ai docenti se intendono astenersi dal lavoro, questi non hanno alcun obbligo di dichiarare se sciopereranno o no.
Il dirigente scolastico – che deve informare preventivamente le famiglie sullo svolgimento eventuale dell’attività didattica (ridotta o meno) – è costretto ad interpretare il silenzio dei docenti con la formula impropria del “non è assicurato il servizio” oppure procedere alla totale sospensione del servizio per assicurare l’incolumità dei minori.
E, caso mai, molti docenti non scioperano, ma se ne stanno a casa. È il cosiddetto effetto annuncio che provoca una conseguenza ultrattiva a danno dell’utenza e che negli anni è stato più volte oggetto di riserve e proteste.
Il governo ha deciso di porre rimedio alle situazioni dell’effetto annuncio con una proposta di legge che dovrebbe prevedere l’obbligo del dipendente nei servizi pubblici essenziali di dichiarare preventivamente la propria volontà di scioperare o no. Ci sembra un fatto di buon senso che non lede assolutamente il diritto di sciopero dei docenti.
Nota: TuttoscuolaFOCUS 25 ottobre 2008