La spinta per il ritiro dei decreti imposti dal Governo e l’apertura di un confronto si è fatta forte: a sostenerla personale, studenti, famiglie, associazioni, amministrazioni locali. Che si sono dati appuntamento il 30 ottobre a Roma, nel giorno dello sciopero generale. Tra i sindacati mancano all’appello solo Cobas e Anp. E il 14 novembre la protesta si estende all’Università.
Dopo la chiamata in piazza ad opera degli studenti prima e dell’opposizione politica poi, tra pochi giorni sarà la volta dei sindacati: e a sentire i diretti interessati quella del 30 ottobre si prospetta come una manifestazione imponente. Le premesse che ciò accada, nel giorno dello sciopero generale, ci sono tutte. La spinta per il ritiro dei decreti imposti dal Governo e l’apertura di un confronto attraverso cui esprimere le ragioni della protesta si è fatta forte. A sostenerla sono sempre più “attori”: docenti, personale dell’istruzione, studenti, medi e universitari, genitori, famiglie, associazioni, amministrazioni locali (ad iniziare da quasi tutte le Regioni che hanno puntato i piedi sul dimensionamento). E, appunto, i sindacati, che dopo diversi anni si ritroveranno tutti uniti per la stessa causa: al momento tra le organizzazioni sindacali mancano all’appello solo l’Anp e i Cobas, che hanno già manifestato il 17. Gli Unicabas, invece, che hanno dato il via agli scioperi con lo stop d’inizio ottobre, ci saranno. Come hanno garantito la loro adesione alla manifestazione del 30 sempre più organismi: ad iniziare dai sindacati dei precari, con in testa i Cip, associazioni scolastiche e di vario stampo, come quelle dei genitori, ma anche i movimenti studenteschi ormai entrati in uno stato di mobilitazione permanente.
“Si sta compiendo quello che non accadeva da diversi lustri – ha detto Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil – tutti e uniti per difendere il futuro del paese, il diritto al sapere e il valore della conoscenza”. Quella del 30 ottobre “sarà una grande ola – sostiene Pantaleo – sarà la più grande manifestazione per la scuola che la nostra memoria ricordi”. Solo i Confederali porteranno a Roma “quasi mille pullman, 5 treni speciali, tanti arrivi spontanei, provenienti da ogni parte d’Italia, faranno confluire in piazza della Repubblica centinaia di migliaia di persone che sfileranno per giungere in piazza del Popolo, con un corteo colorato, allegro e pacifico”, conclude Pantaleo.
Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, sostiene che “contro questa devastante manovra del Governo la scuola si è mobilitata rivendicandone – con lo sciopero generale del 30 ottobre – un radicale cambiamento”.
Anche la Gilda, che ha indetto lo sciopero insieme a Confederali e Snals-Confsal, è convinta che nella capitale arriveranno un numero altissimo di manifestanti: “sono convito – ha detto il suo leader Rino Di Meglio – che si svolgerà una grandissima manifestazione con tutte le parti sociali fianco a fianco: tutti coloro che hanno a cuore il bene della scuola hanno capito che il clima che si respira è cambiato in peggio. Speriamo quindi che la forte protesta arrivi alle orecchie di chi deve sentire, ad iniziare dal Governo, le istituzioni e il ministero”.
L’esito della mobilitazione di fine mese viene supportata anche delle segreterie generali dei sindacati: “il Governo si è messo in una trappola – ha detto il leader della Cgil Guglielmo Epifani – perchè ha scelto di fare dei tagli ma si è messo in una situazione in cui non riesce a dialogare e se va avanti così ha di fronte il mondo del lavoro e dei sindacati”. Per questo “il 30 ci sarà un grande sciopero generale della scuola”, ha concluso Epifani.
Il 14 sarà la volta dell’Università: ad indire lo sciopero sono stati i Confederali. Man mano anche le tante altre sigle sindacali accademiche – almeno dieci – stanno aderendo alla mobilitazione contro i provvedimenti contenuti nella Legge 133. Anche in questo caso si preannuncia una grande ed allargata adesione che avrà il suo momento di massima visibilità nella manifestazione, l’ennesima, a Roma. Poi entreranno di nuovo in scena gli studenti. Resta da capire quanto possano incidere le proteste a oltranza con i decreti che, salvo colpi di teatro altamente improbabili, saranno ormai Legge dello Stato. L’obiettivo del sempre più folto ‘popolo’ dei contestatori è il ritiro dei dl, ma vista la realtà di sempre più estrema contrapposizione già un contenimento dei provvedimenti attraverso dei decreti attuativi concertati sarebbe un bel successo.